Meglio l’Europa, male gli Stati Uniti
Le percentuali di riciclaggio variano molto da nazione a nazione. Si va dal 30 per cento in media entro i confini europei, al 10 per cento registrato dagli Stati Uniti. Tra i diversi polimeri invece sono il Pet e l’Hdpe (polimeri utilizzati per lo più negli imballaggi) a far registrare le percentuali migliori (dal 19 per cento all’85 per cento), mentre per quanto riguarda il polipropilene e il polistirolo i valori sono ancora molto bassi, dall’1 per cento al 21 per cento.
“La produzione di plastica è ad alta intensità energetica – si legge nel rapporto – e rappresenta dal 4 per cento all’8 per cento del consumo globale di petrolio e gas”. Energia e materie prime impiegate spesso per produrre oggetti usa e getta, in un contesto di economia lineare che non possiamo più permetterci, perché alimenta lo spreco di risorse e di energia.
Il riciclo della plastica in Italia
Nel 2016 la raccolta differenziata gestita da Corepla (Consorzio per il riciclo e recupero degli imballaggi in plastica) è stata pari a 961 kt (migliaia di tonnellate). La filiera degli imballaggi in plastica nel 2016 ha registrato un incremento del 2 per cento delle quantità avviate a riciclo che hanno raggiunto 894 kt, mantenendo il risultato del 41 per cento di avvio a riciclo rispetto all’immesso al consumo (fonte: L’Italia del riciclo su dati Corepla).
Gli oceani stanno soffocando
Sono circa 8 milioni le tonnellate di rifiuti plastici che finiscono negli oceani ogni anno. Letteralmente un mare di plastica che presto potrebbe superare in quantità la presenza di pesci. Ciò avviene sopratutto nei Paesi in via di sviluppo, dove mancano del tutto serie politiche di raccolta e riciclo, mentre la materia prima rimane ancora troppo conveniente. Al di là delle norme che ne vietano o meno l’utilizzo, i prodotti in plastica, dalla loro progettazione al riciclo finale, dovranno uscire dalla logica dell’usa e getta e tenere conto anche dei costi ambientali, ormai divenuti elevatissimi.
fonte: https://www.lifegate.it