Batterie e fotovoltaico sul tetto degli utenti, anche a Londra parte una “centrale elettrica virtuale”

Saranno una quarantina le abitazioni coinvolte nell’ambito del progetto sviluppato da UK Power Networks e Powervault in un quartiere londinese. In Australia e Germania le esperienze più avanzate di accumulo distribuito, aspettando l’apertura del mercato a livello europeo.





















Per il momento, vista la piccola scala del progetto, è difficile capire se la prima centrale elettrica virtuale di Londra sarà in grado di avviare una rivoluzione nel modo di produrre e scambiare energia per un’intera metropoli o quasi.
Parliamo della “virtual power station” (VPS) sviluppata dal gestore di rete UK Power Networks in collaborazione con il produttore inglese di batterie Powervault, che punta a creare una rete intelligente (smart grid) nel quartiere londinese di Barnet, coinvolgendo inizialmente una quarantina di case su cui sono già installati dei moduli fotovoltaici.
Con l’aggiunta degli accumulatori, queste abitazioni diventeranno i nodi diffusi di una micro-rete digitale, controllabile da remoto da UK Power Networks tramite un programma di gestione, capace di coordinare il funzionamento dei vari dispositivi connessi.
In sintesi, funzionerà così: le batterie accumuleranno l’elettricità generata di giorno dai pannelli solari e la renderanno disponibile di sera, quando, in caso di picchi di domanda, potranno scaricarsi tutte insieme, alleviando la “pressione” sul sistema elettrico nelle ore di maggior carico complessivo.
I proprietari riceveranno un compenso – non meglio specificato nella nota ufficiale che presenta il progetto – per la fornitura di questo servizio.
In pratica, anziché produrre più energia, magari con gli impianti a gas, per coprire un’impennata dei consumi, si utilizzerà l’energia stoccata in precedenza dalle batterie.
L’obiettivo futuro è realizzare centrali virtuali abbastanza grandi da soddisfare la domanda elettrica di centinaia, poi migliaia e addirittura milioni di edifici, senza dover installare nuove infrastrutture convenzionali come cavi, tralicci e sottostazioni elettriche.
Vedremo se le sperimentazioni raggiungeranno una dimensione più vasta e capillare nei diversi paesi europei, Italia compresa.
Intanto, nei mesi scorsi, il governo del South Australia ha lanciato un programma di generazione distribuita molto ambizioso, appaltato a Tesla, che mira a collegare 50.000 case entro il 2022, ciascuna dotata di fotovoltaico su tetto da 5 kW e batterie Powerwall da 13,5 kWh, da gestire come se fossero un unico grande impianto da 250 MW di potenza e 650 MWh di capacità di accumulo.
In pratica, la super-centrale diffusa potrebbe coprire la domanda elettrica media giornaliera dell’intero stato.
Così ogni utente diventerà un produttore/consumatore attivo di elettricità (prosumer), potendola utilizzare per i suoi bisogni, scambiarla con la rete o con altri utenti, secondo quel modello di autoconsumo energetico appena riconosciuto e promosso dall’Unione Europea nella nuova direttiva sulle fonti rinnovabili.
Anche la Germania sta puntando su soluzioni di questo tipo, ad esempio il progetto-pilota ideato dal gestore di rete TenneT e dal produttore di batterie sonnen, che consentirà di attivare e smistare i flussi bidirezionali di energia tra le singole batterie domestiche collegate alla rete, attraverso una piattaforma digitale basata sulla tecnologia blockchain
fonte: www.qualenergia.it