Al peggio non c’è mai
fine.
Il TAR Umbria, con
ordinanza cautelare N. 103 del 27 Giugno 2018, aveva rigettato la domanda
cautelare, presentata da Color Glass, di sospensione della Determinazione Dirigenziale Regionale n. 4932
del 17 maggio 2018, con la quale si diffidava la ditta Color Glass S.p.A.:
al ripristino entro 60 giorni del layout impiantistico come da elaborato
planimetrico PL01 allegato alla D.D. n. 7644 del 03/09/2013, ovvero
all’ottenimento della necessaria autorizzazione prima della ripresa
dell’attività; a rispettare le condizioni e prescrizioni previste
nell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera rilasciata dalla Provincia di
Perugia con D.D. n. 8750 del 04/10/2013 e D.D. n. 8085 del 27/10/2014 e
contestualmente a sospendere ai sensi della citata norma la medesima
autorizzazione, fino al ripristino delle condizioni e prescrizioni contenute
nei vigenti atti autorizzativi; di porre obbligo alla ditta, ai fini della ripresa
dell’attività, di trasmettere una relazione tecnica descrittiva, asseverata da
tecnico abilitato, degli interventi necessari volti a garantire il rispetto
delle condizioni autorizzative, precisando altresì che le eventuali modifiche
potranno essere effettuate previo ottenimento dei titoli autorizzativi; di
condizionare il riavvio dell’attività all’esito positivo delle valutazioni di
quanto richiesto al punto 3.
In data 26 luglio 2018,
arriva l’ordinanza sindacale n. 195 di revoca della precedente ordinanza
municipale n. 118 del 16/05/2018, con la quale si era sospesa l’attività del
forno dell’unità produttiva (ratificata dalla citata Determinazione
Dirigenziale Regionale n. 4932 del 17 maggio 2018). Ciò sulla base delle
verifiche e valutazioni svolte da ARPA Umbria e dalla Regione Umbria in
concerto con la stessa Color Glass, dalle quali si evincerebbe (non potrebbe
essere diversamente!) l’ottemperanza alle prescrizioni della suddetta
determinazione dirigenziale di sospensione attività del 17 maggio 2018.
Ha del grottesco la
vicenda che si sta delineando. Mentre solo un paio di mesi fa venivano
evidenziate, da una ispezione a sorpresa dell’Arpa, anomalie sulle emissioni in
atmosfera e sulla presenza di sostanze non autorizzate all’interno
dell’azienda, al punto da indurre sia la Dirigenza Regionale che il Sindaco del
Comune di Città di Castello ad emettere ordinanza di sospensione dell’attività,
oggi con la stessa ARPA sostiene che:
“dal controllo effettuato a posteriori dei parametri di esercizio del forno di
essiccazione, al momento in cui si sono eseguiti i campionamenti, è stato
possibile verificare l’evidente presenza di un’anomalia di funzionamento […]
Risulta evidente che tale andamento anomalo ha influenzato le portate e flussi
d’aria aspiranti e quindi, inevitabilmente, anche i risultati delle emissioni
al camino E1.”
La riattivazione
dell’impianto avviene sulla base del croprogramma predisposto dalla stessa
Color Glass e “la messa in esercizio e a regime degli impianti dovrà avvenire
nel rispetto del cronoprogramma di cui all’allegato A del presente atto, comunicando
ad ARPA Umbria la conclusione di ciascuno degli interventi e le date in cui
verranno eseguiti i campionamenti”.
Insomma, una sorta di
autocontrollo, dove i cittadini vengono completamente isolati.
Sarebbe come se una ditta
che vende per anni tagliatelle fatte con uova scadute o piene di salmonella,
dopo varie segnalazioni e ricoveri, si vede arrivare l’ARPA che, costretta a
controllare, si accorge di ciò e sospende l’attività. Il proprietario, dopo
qualche giorno, chiama ARPA e dice:
“Scusate ma avevo il frigorifero rotto e non mi ero accorto, adesso potete
venire che l’ho riparato e tutto funziona perfettamente e ARPA così, in maniera
disinvolta, consente la riapertura dell’attività”.
Talune affermazioni, che ci lasciano perplessi e dubbiosi, hanno uno strano
sapore che ci riporta alla mente
situazioni non del tutto chiare, approdate nelle aule di giustizia in un
recente passato.
Con la salute non si
scherza e non accetteremo mai
compromessi di alcun tipo, ribadiamo pertanto che il Comitato salute
Ambiente Calzolaro Trestina Altotevere Sud, anche con l’appoggio degli altri
Comitati, d’Italia Nostra e WWF, continuerà la propria battaglia in tutte le
forme e le sedi opportune, intanto andiamo al TAR contro un’ordinanza subdola
quanto ingiusta e questa volta saremo Noi a chiedere i danni.
NON CI FERMEREMO
COMITATO SALUTE AMBIENTE
CALZOLARO TRESTINA ALTOTEVERE SUD