L’impatto del mercato dell’usato? Come cancellare il traffico a Roma per 12 mesi

Solo in Italia, la compravendita di oggetti usati vale 19 miliardi di euro (l'1% del Pil). E permette di evitare 4,5 milioni di tonnellate di CO2


















Un po’ come cancellare l’anidride carbonica emessa da 64 milioni di voli tra gli aeroporti di Malpensa e Fiumicino (e ritorno) o 4,4 milioni di transvolate oceaniche fino a New York. Oppure dotare ogni italiano di 116 chili di pasta a testa “emission free”. O, se preferite, come immaginare di azzerare i gas nocivi provocati per un intero anno dal caotico traffico della Capitale d’Italia. Di esempi ce ne possono essere infiniti. E tutti rendono l’idea di quanto le nostre scelte di consumo possono incidere sulla produzione di gas serra.
Scegliere di acquistare prodotti usati è una di quelle scelte. Genera un circolo virtuoso che allunga la vita degli oggetti, sviluppa introiti addizionali e risparmi per molte famiglie e ha un concreto impatto sull’ambiente. Dare una seconda vita a un oggetto significa infatti evitare di produrne uno nuovo. In termini di CO2 evitata, un bel tesoretto. Quanto grande?

Un’indagine sulle piattaforme di 10 Paesi

Un calcolo in tal senso è stato realizzato dal Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) per conto di Schibsted Media Group, la multinazionale norvegese che fornisce piattaforme per le compravendite di oggetti usati in 10 Stati (Francia, Spagna, Norvegia, Finlandia, Ungheria, Marocco, Brasile, Messico, Italia e Svezia). Il risparmio complessivo è stato pari a 21,5 milioni di tonnellate di CO2.
L'impatto ambientale della second hand economy in vari Paesi
L’impatto ambientale della second hand economy nei paesi serviti dalle piattaforme online di Schibsted Group
Un dato decisamente importante soprattutto se si pensa che corrisponde al blocco del traffico della città di Oslo per addirittura 43 anni oppure a 1,2 milioni di tonnellate di plastica con cui si potrebbero produrre 169 miliardi di buste di plastica o 22 miliardi di bottiglie PET da 2 litri. E ancora 7,8 milioni di tonnellate di acciaio che corrispondono a 62mila Statue della Libertà e ancora 0,7 milioni di tonnellate di alluminio che servono per fabbricare 49 miliardi di lattine.

4,5 milioni di tonnellate evitate in Italia

Se ci si concentra sul nostro Paese (dove l’azienda opera attraverso il portale Subito.it), gli 8 milioni di utenti unici mensili hanno permesso un taglio di 4,5 milioni di tonnellate. Oltre ad esse, grazie all’economia dell’usato, sono state risparmiate ben 245.927 tonnellate di plastica, con cui si potrebbero produrre 4,6 miliardi di bottigliette PET da 2 litri oppure 34,7 miliardi di buste di plastica, 1,6 milioni di tonnellate di acciaio, equivalenti a 428.861 container, o ancora a 153.830 tonnellate di alluminio che corrispondono a 10,3 miliardi di lattine.
L'impatto della compravendita dell'usato
L’impatto della compravendita dell’usato. FONTE: Istituto Svedese di Ricerca Ambientale per Subito.it
«Ogni giorno, solamente sul nostro portale, circa 50mila italiani contribuiscono alla Second Hand Economy, quell’economia dell’usato che in Italia vale 21 miliardi di euro, ovvero l’1,2% del PIL» commenta Melany Libraro, CEO di Schibsted Italia. «Ogni volta che qualcuno di noi compra o vende usato compie un piccolo gesto importante per il futuro di tutti, perché concorre a ridurre il nostro impatto ambientale, concretamente».

Se usi l’usato, eviti la produzione del nuovo

Per calcolare il risparmio complessivo derivante dalla compravendita su Subito, IVL ha preso in considerazione le emissioni derivanti dalla produzione degli oggetti più venduti sulla piattaforma. Partendo da un presupposto: che ogni prodotto usato venduto sostituisca la produzione di un prodotto equivalente nuovo e la gestione della dismissione del prodotto precedente. Quante emissioni si eviterebbero quindi per ogni singolo oggetto? La compravendita di un’auto usata ad esempio permette di risparmiare 5,6 tonnellate di CO2, un computer portatile 270kg, un divano 250kg, un passeggino 220kg, uno smartphone 75kg, una sedia 72kg, una bici 69kg, un paio di jeans 33kg e una t-shirt 7,2kg.
CO2 evitata per ogni oggetto usato scambiato

Campania regina del mercato del riuso

L’impatto della second hand economy tuttavia non è omogeneo in tutta Italia. CampaniaLombardia e Lazio sono in testa per anidride carbonica risparmiata. Sommando la CO2 evitata nelle tre regioni si arriva al 40% del totale nazionale (rispettivamente 15,8%, 14,6% e 9,8%). Circa 18 milioni di tonnellate di anidride carbonica risparmiata. Anche a livello di province la Campania si conferma la più green grazie al primo posto di Napoli, unica città del Sud presente nelle prime cinque, che ha risparmiato 516.776 tonnellate di CO2. Seguono Roma con 345.856, Milano con 228.124, Torino con 213.419 e infine Bologna con 161.389.
Economia di seconda mano: la classifica per città - 2017

Un mercato da 19 miliardi di euro

Nel calcolo operato dall’istituto svedese è stato tenuto conto anche dell’impatto ambientale che deriva dal trasporto degli oggetti tra venditore e compratore – con una stima per eccesso (molte compravendite avvengono in prossimità e con scambio a mano) di 44 km per annuncio. Inoltre, è stato preso in considerazione anche l’impatto ambientale negativo che deriva dalle attività svolte dall’azienda. Le voci considerate sono il consumo di energia elettrica dei server e degli uffici e gli spostamenti di lavoro. Il risultato finale è al netto degli impatti negativi aziendali.
Ma l’economia “di seconda mano” è anche una grande opportunità economica. Un modo per mantenere il tenore di vita e il benessere dei cittadini, riducendo il loro esborso economico. Secondo l’indagine, la second hand economy copre un mercato che vale 19 miliardi di euro. Poco più dell’1% del Pil italiano. Di questo, più di un terzo (il 37%) avviene grazie alle piattaforme online per un volume di affari di oltre 7 miliardi (in crescita di 300 milioni dal 2015). Una prova di come il web abbia aiutato all’economia del riuso di consolidarsi e crescere.
L'impatto economico della Second hand economy
fonte: www.valori.it