Raccolta differenziata, (ri)partiamo dalle basi: che fare con una bottiglia di plastica?

Le operazioni da fare sono soltanto 3, semplicissime: svuotarla del tutto, schiacciarla per lungo e riavvitare il tappo. Ma ogni errore commesso costa, e alla fine ricade sulle spalle dei cittadini





















Una volta si diceva che basta un battito d’ali di farfalla in Italia per provocare un uragano in Texas; la metafora piuttosto provocatoria dovrebbe spiegare perché piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine del sistema. Senza scomodare la ‘teoria del caos’, potremmo iniziare a ragionare sugli effetti che possono o non possono produrre le nostre piccole azioni quotidiane.
Cominciamo quindi da un’azione banalissima e chiediamo a Revet, azienda che in Toscana si occupa di raccogliere selezionare e avviare a riciclo le raccolte differenziate di plastica, vetro, acciaio alluminio e tetrapak, qual è il modo più corretto per conferire una bottiglia di plastica nella raccolta differenziata. Indicazioni che, beninteso, non valgono solo per Revet ma sono utili per tutti gli impianti di selezione.
«Le operazioni da fare sono 3 e soltanto 3 – spiega il responsabile comunicazione di Revet, Diego Barsotti –, e sono semplicissime: svuotare del tutto la bottiglia, schiacciarla per lungo cioè non accartocciarla dall’alto al basso, e riavvitare il tappo».
Andiamo con ordine, svuotare la bottiglia: cosa succede se la svuotiamo e cosa succede se non lo facciamo?
«In base all’Accordo quadro Anci-Conai se il contenuto all’interno dell’imballaggio pesa di più della bottiglia stessa, questa va a scarto. Andare a scarto significa che invece di guadagnare qualcosa per l’avvio a riciclo di quella bottiglia, si paga qualcosa per mandarla a smaltimento. Ogni errore commesso dai cittadini costa all’intero sistema, e alla fine ricade sulle spalle dei cittadini stessi».
Secondo passaggio. E qui credo che molti cadranno dalle nuvole: perché non va bene accartocciare la bottiglia, ma è bene schiacciarla di lato, tipo sottiletta?
«Lo spiego volentieri, però prima mi permetta di fare un appello sull’importanza di schiacciare le bottiglie. Sembra un gesto banale, ma purtroppo negli ultimi tempi troviamo tantissime bottiglie piene che purtroppo non riusciamo a valorizzare».
Pensavo fosse solo un problema di riduzione volumetrica, ma che poi finissero comunque a riciclo.
«Purtroppo no. A parte la riduzione volumetrica che consente di minimizzare i costi di trasporto ed è anche più comoda per i cittadini che per esempio hanno il porta a porta (che con una bottiglia gonfia finiscono subito il sacchetto), c’è anche un problema di selezione. Tutti gli impianti di selezione hanno lunghi nastri che trasportano il materiale alle varie macchine selezionatrici. E gran parte di questi nastri sono in salita. Se io ho la bottiglia piena, o accartocciata troppo bene, questa rotolerà all’infinito sul nastro o avrà conseguenze negative sulla selezione automatica/ottica e manuale, con il risultato che alla fine cadrà nel bunker degli scarti. Purtroppo in questo modo perdiamo un sacco di materiale buono. Per questo è fondamentale schiacciarle… come una sottiletta!».
Questione tappi…
«I tappi vanno sempre avvitati alle bottiglie: se li lasciamo per conto loro rischiano di finire nella frazione fine e quindi anche in questo caso di finire a scarto. Diverso il discorso se ci sono raccolte di solidarietà, ma anche lì è bene informarsi che vi siano reali sbocchi di mercato per i tappi: spesso le associazioni cominciano la raccolta e poi non riescono a vendere i tappi, perché occupano tantissimo spazio e valgono poco».
Mi permetto di aggiungere una domanda sull’etichetta, anche se non l’ha citata: vanno tolte o no?

«No, non importa toglierle perché i riciclatori hanno delle vasche di lavaggio, successive alla fase di triturazione, che permettono di separare la carta o i polimeri che non sono compatibili con il pet. È assolutamente meglio impiegare 1 secondo in più per schiacciare la bottiglia come una sottiletta piuttosto che per togliere l’etichetta».

fonte: www.greenreport.it