Filiere strategiche in affanno per impianti insufficienti, complicazioni burocratiche, costi raddoppiati. Il sistema di gestione dei rifiuti industriali in Veneto è prossimo al collasso.
A lanciare l’allarme è Assindustria Venetocentro,
che descrive una situazione ormai diffusa a livello nazionale, ma che
anche nel Veneto sta assumendo le dimensioni di una vera e propria
emergenza, che incide sulla competitività dell'intero comparto manifatturiero della regione e assume proporzioni ogni giorno più gravi. Il problema riguarda i rifiuti prodotti dalle imprese, 14,6 milioni di tonnellate l'anno (18,8% della produzione totale delle regioni settentrionali). Filiere strategiche come meccanica, tessile-calzature, gomma-plastica, legno e cartario sono in affanno per la carenza di impianti in cui smaltire gli scarti di lavorazione,
cioè i rifiuti speciali (classificati come “non pericolosi”). E per le
regole che paralizzano sia gli impianti sia il mercato, i rifiuti e i
materiali da rigenerare non trovano destinazione e si accumulano nei
capannoni.
Negli ultimi mesi sono state centinaia le segnalazioni delle aziende associate, inizialmente relative a incrementi dei costi,
che per alcune tipologie di rifiuti sono raddoppiati. E poi con ancora
maggiore preoccupazione per i ritardi, e in alcuni casi addirittura i blocchi, nel normale servizio di ritiro dei rifiuti, da parte dei soggetti terzi autorizzati.
Difficoltà segnalate dal 62,9% degli imprenditori delle due province,
secondo un'indagine a campione svolta dall’Associazione degli
imprenditori di Padova e Treviso.
"La situazione ha varie concause - dichiara Massimo Finco, Presidente di Assindustria Venetocentro -. La prima è che, a causa del prevalere della politica del “no”, gli
impianti presenti nel Veneto e destinati alla gestione, smaltimento e
recupero dei rifiuti prodotti dalle aziende sono insufficienti.
Fino a poco tempo fa, a questa carenza si è posto rimedio ricorrendo in
larga parte al conferimento dei rifiuti in altre regioni o all’estero.
Adesso, purtroppo anche gli impianti nazionali sono
insufficienti e le soluzioni estere sono diventate sempre più difficili,
anche a seguito di scelte operate da paesi come Germania, Austria,
Francia, Olanda che hanno limitato i conferimenti. A questo si
aggiungono una burocrazia e normative sempre più complesse che rendono
più difficile la gestione dei rifiuti. Il risultato è che le imprese
devono trattenere i rifiuti in azienda e gli impianti sono
ricolmi, con il rischio di finire nell’illegalità se si superano le
soglie previste per il “deposito temporaneo”. Oltre il 60%
delle imprese conferma le difficoltà e, viste le segnalazioni
quotidiane, ritengo che il dato sia in progressivo aumento".
Se fino ad oggi l’attenzione si è prevalentemente concentrata sui
rifiuti urbani, la cui produzione in Veneto è di 2.219 milioni di
tonnellate (fonte: Arpav 2017), è evidente che il problema dei rifiuti
prodotti dalle imprese va affrontato con altrettanta urgenza. "Queste
criticità non sono più sostenibili dalle imprese e in assenza di misure
urgenti ed efficaci - avvisa Finco - il rischio di blocco è concreto".
Da qui l’appello di Assindustria Venetocentro alla Regione, fermi
restando gli interventi attesi di stretta competenza del ministero
dell'Ambiente.
"Una strategia chiara in materia di rifiuti non può prescindere da una previsione adeguata degli impianti - aggiunge Antonella Candiotto, Vicepresidente di Assindustria Venetocentro con delega all’Ambiente
-. In un Paese dove prevale il “no” a prescindere, un confronto
responsabile su questo tema è doveroso se vogliamo realmente farci
carico del problema e non restare in balia delle decisioni altrui". "In
attesa di un piano strategico sulla dotazione di impianti e di un
ripensamento del Piano regionale sui rifiuti che, se ha portato a questa
situazione, è evidentemente da rivedere - riassume Candiotto - ci
sono alcune scelte che si possono attuare nell’immediato per dare
risposte alle aziende e al territorio. Vanno agevolate e velocizzate le
pratiche autorizzative per poter conferire i rifiuti nei Paesi esteri
che ancora li accettano, vanno rimossi ostacoli burocratici e
restrizioni aggiuntive, come la norma sulla miscelazione, imposti solo
dalla Regione Veneto alla gestione dei rifiuti negli impianti. Bisogna autorizzare con urgenza il prolungamento degli stoccaggi “temporanei” ad almeno 12 mesi
in attesa dell’avvio a recupero o smaltimento e consentire alle
attività produttive di utilizzare nelle lavorazioni i sottoprodotti
provenienti da altre imprese. Su questo abbiamo aperto un confronto
costruttivo e propositivo con la Regione Veneto e siamo in attesa di
risposte".
La risposta della Regione Veneto non si fa attendere e le rassicurazioni arrivano dall'assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin: "La
Regione raccoglie la richiesta di aiuto lanciata da Assindustria
Venetocentro sulla gestione dei rifiuti speciali e sta già cercando di
fare tutto il possibile per trovare una soluzione al problema di cui
siamo consapevoli, ma che è di carattere nazionale". "Per
quanto riguarda i rifiuti solidi urbani – fa presente Bottacin – la
normativa prevede che ci sia l’autosufficienza dello smaltimento a
livello regionale. Lo stesso non vale invece per i rifiuti speciali per i quali è prevista la libera circolazione in Italia e all’estero.
Può quindi accadere, e accade, che rifiuti provenienti da altre regioni
vengano smaltiti in Veneto riducendone la capacità di smaltimento
complessiva e finendo per penalizzare le realtà locali". "E’ uno dei
temi – aggiunge l’assessore all’ambiente – presenti nella trattativa con
il governo per forme di maggiore autonomia alle Regioni che, come il
Veneto, l’hanno richiesta. Se ci fosse riconosciuta, potremmo dire di no al conferimento di rifiuti speciali provenienti da fuori regione.
Ci avevamo provato con una legge regionale di qualche anno fa,
introducendo un limite massimo del 15%, ma la norma ci fu impugnata dal
governo e la Corte Costituzionale gli diede ragione. Ora ci stiamo
battendo per avere autonomia anche nelle materie ambientali”. “La
situazione si è acuita – conclude Bottacin – anche perché, mentre fino a
poco tempo fa altri Paesi esteri accoglievano i rifiuti speciali a
prezzi convenienti, adesso non è più così. E’ un problema che ha una valenza nazionale e per questo abbiamo richiesto l’interessamento del Ministero dell’Ambiente”.
fonte: https://www.recyclind.it