Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha istituito presso il proprio dicastero una «Commissione di lavoro per la riforma normativa» in materia di amianto, e a guidarla nelle vesti di presidente sarà Raffaele Guariniello: «Guariniello – spiega il ministro – è il procuratore di Torino che ha istruito e seguito il processo Eternit, ma è anche molto di più, è l’uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro l’amianto e contro i crimini ambientali».
Al momento il ministero non spiega quali saranno nello specifico i compiti – o le risorse a disposizione – della Commissione, ma anticipa che la nuova struttura «entro la fine di giugno produrrà i primi risultati».
«Dobbiamo assolutamente procedere con la mappatura e le bonifiche – incalza il ministro Costa – ci sono 32 milioni di tonnellate di amianto (questa è la stima Cnr-Inail, mentre l’Ona arriva a 40 milioni di tonnellate, ndr) ancora in circolazione in Italia, e l’unico modo per interrompere la catena di vittime è eliminare l’esposizione». Come sarebbe possibile procedere, dunque?
Un approccio pragmatico è quello spiegato dallo stesso ministero dell’Ambiente – nella figura di Laura D’Aprile – due anni fa alla Camera, durante un convegno promosso dal Movimento 5 Stelle per i primi 25 anni della legge che nel 1992 ha messo al bando l’amianto in Italia. «Uno dei principali problemi è che mancano le discariche: a volte i monitoraggi non vengono effettuati perché poi nasce il problema di dove poter smaltire l’amianto – spiegava per l’occasione D’Aprile – Ci sono regioni che hanno fatto delibere definendosi a discarica zero e quindi quando faremo la programmazione del conferimento a livello nazionale ci andremo a scontrare con queste regioni».
Il problema però è che non solo di nuove discariche non vengono realizzate dietro l’opposizione di comitati (e politici) locali, che vedono in questi impianti industriali nuovi problemi anziché concrete soluzioni per lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti contenenti amianto, ma anche i pochi impianti rimasti continuano a chiudere per gli stessi motivi, aggravando ancora di più una situazione già critica.
fonte: www.greenreport.it