L’inquinamento marino da plastica costa al mondo più di 2,5 mld l’anno

Gli scienziati avvertono che, fino a oggi, il prezzo ecologico, sociale ed economico dei rifiuti plastici è stato sottovalutato


















Quanto costa al mondo l’inquinamento marino da plastica? Se lo sono chiesto alcuni scienziati internazionali alle prese con la prima complessa indagine sull’impatto economico e sociale di questa tipologia di rifiuti. E il risultato è una cifra nove zeri.
Gli ecosistemi marini forniscono una vasta gamma di servizi naturali, compresa la fornitura di cibo per miliardi di persone e lo stoccaggio del carbonio atmosferico. Qualsiasi minaccia al buon funzionamento di questi servizi, è in grado di influire in modo significativo sul benessere degli esseri umani a livello globale su più fronti, da quello sanitario ad uno prettamente economico. Tuttavia, spiegano gli scienziati, la portata di tale impatto è stata finora sottovalutata.

L’indagine, pubblicata su Science Direct (testo in inglese), mostra come l’inquinamento marino da plastica costi alla società tra i 3.300 e 33.000 dollari per tonnellata di rifiuti riversati in acqua ogni anno. E dal momento che nei nostri oceani finiscono annualmente quasi 8 milioni di tonnellate tra micro e macroplastiche, il totale supera facilmente i 2,6 miliardi dollari. “I nostri calcoli costituiscono il primo passo per ‘mettere un prezzo alla plastica’. Sappiamo di dover fare ulteriori ricerche per perfezionarli, ma siamo convinti che già oggi rappresentino una sottostima dei costi reali per la società umana globale”, Nicola Beaumont, economista ambientale del Plymouth Marine Laboratory, che ha guidato lo studio.

La preoccupazione dei ricercatori non è solo per gli impatti ecologici immediati: la plastica ha anche il potenziale di spostare drasticamente l’ecologia dei sistemi marini. I rifiuti plastici si trovano oramai in tutto il mondo – dalle coste più popolate agli abissi più remoti – possono rimanere sulla superficie marina per decenni e percorre oltre 3.000 km dal punto di origine. Gli effetti su zooplancton, invertebrati, pesci, tartarughe, uccelli e mammiferi sono sempre negativi ma gli autori hanno scoperto che le materie plastiche sono anche in grado di creare nuovi habitat per batteri e alghe. Queste “colonie” aumentano la gamma biogeografica dei microorganismi, rischiando di facilitare la diffusione di specie e malattie invasive.

“Poiché la maggior parte della plastica marina impiega decenni, se non secoli, per degradarsi completamente e dati gli aumenti annuali della produzione […], è probabile che gli impatti ecologici, sociali ed economici negativi dell’inquinamento plastico continueranno ad aumentare nel futuro”, afferma il team di ricerca. “Le prove presentate dimostrano che agendo per ridurre l’inquinamento marino da plastica, la società farebbe un investimento nella fornitura attuale e futura di servizi ecosistemici marini e nei benefici ad essa connessi”.

fonte: www.rinnovabili.it