Le cassette del pesce in polistirolo messe al bando per salvare i mari dalla plastica















I mari sono inquinati dalla plastica, ma anche il pesce pescato può inquinare. In un anno sono 14mila le tonnellate di polistirolo utilizzato per il trasporto e la vendita della merce ittica, su un totale di 20mila tonnellate di polistirolo destinate al settore alimentare italiano. Numeri da capogiro, considerando che il polistirolo è un prodotto monouso e con uno scarso valore di mercato come rifiuto riciclabile.

Eataly, con le sue sette pescherie lungo il Paese, vuole favorire la salvaguardia dell’ambiente.

A Slow Fish, iniziativa di Slow Food a Genova dal 9 al 12 maggio con a tema Il mare: bene comune, Eataly ha presentato il suo primo tassello per un mosaico del cambiamento: sostituire le casse in polistirolo con casse in polietilene riciclabili.

Il contenitore, sviluppato con il consorzio nazionale Polieco, può essere riutilizzato per cinque anni con la possibilità di essere riciclato a fine vita. Al punto vendita di Roma sarà avviata la sperimentazione in collaborazione con la cooperativa di pescatori di Civitavecchia. Solo loro producono ogni mese uno scarto di 25mila cassette di polistirolo al mese


Marcello Favagrossa, responsabile marketing e comunicazione Eataly

“Da parte di Eataly questo intervento non è un episodio singolo, ma è un’attenzione che fa parte del nostro dna”, afferma Marcello Favagrossa, responsabile marketing e comunicazione Eataly. “Da un paio di anni come operatori nell’ambito del commercio del pesce avevamo avuto la segnalazione dell’emergenza della plastica nei mari. Le nostre pescherie hanno un prodotto di altissima qualità, ma con il paradosso di produrre migliaia di tonnellate al mese di polistirolo monouso, che diventa subitorifiuto”, aggiunge. Polistirolo che, quando si riduce a dimensioni inferiori ai 5 millimetri, se gettato in mare, rientra nella catena alimentare. 

Pesce al mercato(foto di Chuttersnap su Unsplash)

Da qui l’idea di stravolgere il lavoro e la logistica delle pescherie dei punti vendita a Torino, Pinerolo, Milano, Roma e nei negozi a vocazione marinara come Genova, Bari e Venezia. Sarà proprio Genova la prima a seguire l’esempio di Roma. Le cassette, una volta che Eataly le avrà svuotate, verranno riconsegnate lavate ai fornitori che, a loro volta, provvederanno a una seconda fase di lavaggio. Si tratta di un vuoto a rendere a uso prolungato.

«Oggi continuiamo un percorso teso a ridurre al massimo il nostro impatto complessivo: abbiamo dei fornitori storici con cui c’è un’intesa forte sul tema e che sono molto ricettivi. La sensibilità è andata crescendo nel tempo. Tra settembre e ottobre Eataly dichiarerà il manifesto del packaging pulito e giusto per tutti i prodotti e i processi», chiude Favagrossa.

fonte: www.wired.it