Food Forest: trasformare il proprio orto o giardino in un'oasi di bellezza e cibo!

La conosciamo come food forest, foresta-giardino o foresta commestibile ed è una modalità di progettazione che si sta sempre più diffondendo in Italia, capace di prendere spunto dall’esempio della foresta applicandolo alla coltivazione di un orto o giardino e creando un habitat autosufficiente che produce cibo, energia e salute. Ce ne parla l'agronomo Marco Pianalto, che, il 27 e 28 luglio ad Alto (CN) terrà il corso “La FOOD Forest in Permacultura”, insegnandoci come trasformare il proprio orto o giardino in un'oasi di bellezza e... cibo!















La natura è piena di meraviglie: ci sa dare tutto ciò di cui abbiamo bisogno senza chiedere nulla in cambio, se non rispetto e amore per le sue creature. Negli ultimi decenni abbiamo dimenticato quelle conoscenze che i nostri antenati avevano faticosamente accumulato nei secoli, che univano l'attenzione al funzionamento spontaneo della foresta, capace di autogestirsi e autoalimentarsi, alla capacità di coltivare piante utili e commestibili.
La food forest, negli ultimi anni sempre più praticata, prende proprio esempio da questa stretta relazione. Ce ne parla Marco Pianalto, agronomo, insegnante, progettista e consulente in permacultura, che da anni ha fatto di questa tecnica la sua passione ed il suo lavoro. Dopo varie esperienze per il mondo ha deciso di tornare in Italia impegnandosi nella diffusione dell’Agricoltura Organica Rigenerativa e nella difesa dell’agricoltura familiare. In un’intervista ci svela tutti i segreti legati alla food forest.


Che cosa significa “foresta commestibile”?
“La food forest o forest garden rappresenta l'unione tra due elementi quali il giardinaggio, più curato e coltivato, e la foresta, quale spazio più selvaggio e naturale che si autogestisce. Si tratta di due sistemi, uno voluto e realizzato dall'uomo e l’altro dalla natura, i quali si integrano e diventano un habitat unico, ricco e variegato. 
E’ un ecosistema progettato assimilabile al giardino ma che imita la struttura e le funzioni della foresta e che varia all’interno del contesto geografico e climatico nel quale viene realizzato.
All’interno della foresta-giardino la componente estetica si connette alla capacità produttiva: si possono coltivare piante da frutto, erbe medicinali, ortaggi, fiori e di conseguenza è possibile produrre cibo come verdura, frutta o frutta a guscio oppure spezie, medicine o legna per riscaldarsi. 
Si tratta quindi di un sistema autosufficiente e a bassa manutenzione sviluppato su vari livelli che coinvolgono piante ad alto fusto, arbusti, piante erbacee capace di ottenere il massimo rendimento senza però cadere nella trappola della monocultura”.
Da dove deriva il termine food forest?
“Esiste una lunga tradizione nei paesi asiatici, dove le popolazioni native si sono da sempre dedicate a questa tecnica, non coltivando una sola specie o una tipologia di pianta ma prendendo ad esempio il funzionamento spontaneo della foresta.
In Europa tale pratica ha origini più recenti ed è stata importata su iniziativa di Robert Hart, pioniere della food forest, che ha realizzato la prima foresta commestibile in Inghilterra, sulla base del modello asiatico. Il metodo è stato poi migliorato e sperimentato nel tempo e gli esperti hanno capito che nei climi europei è possibile arrivare allo stesso grado di complessità sulla base del contesto geografico locale”.
Quanto è importante il rapporto con la natura?
“Il contatto con la natura è un concetto centrale e fondamentale. La natura è assolutamente il modello a cui ispirarsi, nonchè un modello dinamico e non statico. E’ importante entrarvi in contatto, saperla ascoltare ed osservare, oltre che valorizzare gli elementi che ne fanno parte. Quelle che molti di noi chiamano “erbacce” ad esempio, rappresentano una vegetazione spontanea molto importante, in quanto ci danno informazioni sullo stato del suolo. E’ inoltre essenziale imparare a rispettare i tempi della natura. Dalla pianta spontanea alla quercia c'è un lavoro di collaborazione reciproca di un ecosistema interconnesso. Sarebbe un errore pensare di poter creare una food forest istantaneamente, poiché una foresta ha i suoi tempi di crescita”.
In quale luogo si può realizzare una foresta commestibile?
“La dimensione preferibile sarebbe quella periurbana, ma è possibile realizzarla anche all’interno del proprio giardino. Dalle esperienze con le quali mi sono interfacciato, la sua superficie può variare da pochi metri fino a raggiungere sistemi più complessi dall’estensione di 1 o 2 ettari che necessitano del coinvolgimento di più persone. Quella della foresta giardino è una sfida in cui chiunque sia appassionato di giardinaggio e orticultura può cimentarsi!”
Qual è il ruolo della permacultura?
“La permacultura è una disciplina di progettazione dell'abitare in modo sistemico e i suoi metodi e principi si sposano bene all’interno della food forest, consentendo una manutenzione meno assidua. Il ciclo della permacultura privilegia ad esempio la presenza di piante perenni che non richiedono di disturbare continuamente il suolo”.
Quali sono i vantaggi della foresta-giardino?
“Se osserviamo una foresta, notiamo che ha tutti gli elementi di cui ha bisogno per vivere: non ha bisogno di essere concimata o coltivata, è un sistema autosufficiente che si autoproduce. Offre inoltre una grande biodiversità, favorendo la presenza di specie animali che si adattano con facilità a vivere in un ambiente di questo tipo. Inoltre, essendo un sistema completamente naturale, supera il concetto di monocultura e del conseguente utilizzo di pesticidi e veleni. Si tratta certamente di una soluzione più complessa ma alla lunga molto più sostenibile e naturale.
La food forest permette quindi di trasformare un orto o giardino ad alta manutenzione in un sistema perenne ed autofertile. La sua efficienza, in particolare, è legata alla situazione di cambiamento climatico e energetico che stiamo vivendo, in quanto si configura come uno spazio produttivo ma allo stesso tempo resiliente, ovvero capace di sfruttare le trasformazioni del clima ed autoregolarsi in periodi caratterizzati da un’alternanza di siccità e abbondanza di acqua”.
E’ possibile realizzare foreste giardino in contesti urbani? Che benefici apporterebbero nelle nostre città?
“In questi contesti la presenza di orti-giardino è possibile: l’ambiente preferibile sarebbe quello suburbano ma il vantaggio che hanno gli ambienti urbani è quello di avere spazi di verde pubblico che possono diventare sia belli che fruibili e nel mio lavoro sto notando sempre più interesse da parte delle amministrazioni nell’intraprendere esperienze di questo tipo. Più aumenta la consapevolezza dell’importanza della policoltura ed il cittadino si spende come coltivatore o giardiniere all’interno dei contesti urbani, più nelle nostre città avverrà il cambiamento”.
Quali esperienze?
“Città come Londra o Berlino stanno mettendo in pratica esperienze di food forest nei contesti cittadini, in particolare in zone che sono state lasciate incolte per lungo tempo e che ora stanno acquisendo una nuova connotazione agricola e produttiva. 
In Italia stanno crescendo le esperienze nelle quali le amministrazioni sono state coinvolte e c’è una diffusione sempre più consistente di questa realtà proprio perchè si tratta di un metodo che lascia aperte le porte alla sperimentazione. C’è poi un aspetto fondamentale: lo spazio verde, più è amato e curato dai cittadini di un quartiere, più dura nel tempo”.
Per scoprire il mondo della food forest, il 27 e 28 luglio avrà luogo il corso teorico e pratico "La FOOD Forest in Permacultura" condotto proprio da Marco Pianalto.
L'obiettivo è la creazione di una foresta commestibile in grado di produrre cibo e habitat su sette livelli. Il corso si svolgerà presso il Comune di Alto (CN) in un terreno che farà da sperimentazione e si focalizzerà approfondendo concetti quali la preparazione del terreno, principi della permacultura, pacciamatura, manutenzioni, studio del suolo e del clima, osservando e riproducendo quanto succede in natura.
Per maggiori informazioni consultare il seguente link.

fonte: http://piemonte.checambia.org