L’economia circolare dell’ipocrisia

Non è uno scherzo di cattivo gusto: Eni ha scelto alcune città italiane, tra cui Taranto, per il progetto Circular school per insegnare ai più piccoli l’importanza dell’economia circolare e di uno stile diverso… Alla protesta di molti cittadini si affianca quella di Teachers For Future Italia che insieme alla redazione di Comune invita gli insegnanti “a segnalare casi analoghi in modo da creare una rete di solidarietà tra scuole che resistono”




Come Teachers For Future Italia, fin dal nostro primo Manifesto, pubblicato nei giorni precedenti al primo global strike del 15 marzo scorso, abbiamo chiesto l’aggiornamento delle linee guida per la gestione dell’emergenza climatica in modo tale da concedere spazio, sia presso le discipline scientifiche che umanistiche, all’attuale emergenza ambientale ed ecologica e ci siamo ripromessi di insegnare la verità nelle scuole, perché crediamo che vada ammesso, senza se e senza ma, il fallimento del nostro modello di sviluppo considerato ormai criminale e colpevole della distruzione dell’ecosistema. Ma soprattutto perché crediamo che sia necessaria una immediata riconversione industriale ed economica per la rigenerazione del pianeta.

Apprendiamo perciò, con grande sconcerto, da alcuni consiglieri comunali tarantini, dal Comitato “Cittadini lavoratori liberi e pensanti”, e dall’associazione Giustizia per Taranto la notizia che la Raffineria Eni ha scelto alcune città italiane, tra cui Taranto, per il progetto “Circular school” della divisione Eniscuola, per insegnare ai più piccoli l’importanza dell’economia circolare e di uno stile di vita più compatibile con l’ambiente. Un progetto che ufficialmente intenderebbe insegnare questo ai bambini ma che, in realtà, è esclusivamente finalizzato a evidenziare un illusorio impegno di Eni all’interno delle comunità nelle città in cui opera.



Abbiamo notizia che uno degli istituti comprensivi interessati sia il “Renato Moro” in cui pare che questo progetto, presentato in prima istanza alle classi quarte e quinte della scuola primaria, sia stato respinto con forza dai genitori dei bimbi potenzialmente coinvolti, ma successivamente presentato ed accettato dalle famiglie dalle terze classi. È previsto che il 5 novembre prossimo gli alunni trascorrano una intera giornata scolastica all’interno della Raffineria che a breve lavorerà, tra gli altri, il greggio grezzo proveniente dai giacimenti di “Tempa Rossa” in Val d’Agri.




Non possiamo perciò che unirci alle proteste dei tarantini e riteniamo inaccettabile che si insegni la sostenibilità portando dei bambini di otto anni in una raffineria che utilizza combustibili fossili, ci chiediamo quale offerta formativa intendano proporre questi dirigenti ai propri allievi, accettando di mandare dei bambini all’interno di una delle industrie più impattanti al mondo sull’ambiente e riteniamo inconcepibile permettere a una multinazionale che sfrutta il fossile di utilizzarli al solo scopo di rifarsi una verginità.

Come Teachers For Future Italia invitiamo, altresì, i docenti a segnalare casi analoghi in modo da creare una rete di solidarietà tra scuole che resistono, o vorrebbero resistere, contro queste forme odiose di strumentalizzazione”.

fonte: https://comune-info.net/