La Ocean Cleanup Foundation, un’organizzazione non governativa nota per i suoi sforzi contro l’inquinamento degli oceani e la grande isola di plastica Great Pacific Garbage Patch, ha affermato di aver trovato un nuovo dispositivo per combattere il problema dei rifiuti in mare. Si tratta di una barriera galleggiante in grado di raccogliere la plastica nelle acque dei fiumi, che rappresentano uno dei principali mezzi di trasporto attraverso cui i nostri scarti raggiungono i mari e gli oceani.
Come ha dichiarato a Reuters Boyan Slat, fondatore della ong, “per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica dobbiamo fare due cose: ripulire gli oceani e impedire che la plastica ci arrivi”. Infatti, secondo i dati di Ocean Cleanup, l’1% dei fiumi è responsabile dell’80% dell’inquinamento nei mari del mondo.
Per portare a termine questo secondo obiettivo, è stato creato Interceptor, vale a dire una barca (che viene ancorata al letto del fiume) dalla quale si dipartono dei bracci galleggianti che, lasciando spazio per il passaggio di animali e il traffico fluviale, riescono a deviare i rifiuti in un punto di raccolta.
Il sistema è già stato testato a Jakarta, in Indonesia e a Klang (Malesia), ha riferito l’organizzazione. Altri due Interceptors saranno utilizzati a Can Tho, nel delta del Mekong in Vietnam, e a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Ocean Cleanup ha affermato che sta ancora testando questo sistema e non distribuirà numeri e percentuali sulla plastica raccolta fino al completamento della fase di sperimentazione.
Un sistema contro i rifiuti in mare per alcuni versi simile è stato proposto anche in Italia con l’iniziativa “Il Po d’amare”, promossa da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla e Castalia. In questo caso, per la cattura del marine litter è stato installato a 40 km dalla foce del più grande fiume italiano un sistema di barriere galleggianti, Seasweeper, in grado di trattenere i rifiuti senza interferire con flora e fauna. Da luglio a novembre 2018, le barriere fluviali progettate da Castalia, combinate con l’utilizzo imbarcazioni a pescaggio ridotto (“Sea Hunter”), hanno permesso di recuperare ben 540 kg di rifiuti di cui 92 solo di plastica.
Come a marzo di quest’anno si augurava Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, in occasione della presentazione del progetto, la legge Salvamare ha tenuto conto anche dell’importanza del ruolo dei fiumi rispetto al problema dei rifiuti in mare, assimilando i materiali inquinanti pescati lungo i fiumi ai rifiuti urbani e permettendo ai pescatori di poterli imbarcare e portare in apposite aree di raccolta. Inoltre, per la prima volta la norma introduce la possibilità di raccogliere lungo i fiumi anche tutto il materiale organico, composto da piante o alghe morte, per poterlo utilizzare a scopi energetici.
fonte: www.rinnovabili.it