Riparare per non consumare più con eccesso, il boom dei Repair Cafés

















Riparare in oggetto rotto, aiutato da un volontario: è il principio di un Repair Café (Ripara Caffè). Sempre più persone frequentano questi luoghi, per ragioni ecologiche o perché sono precari. La legge “sull’economia circolare”, attualmente in discussione in Parlamento, accompagnerà questa attrazione per l’auto-riparazione?

. Parigi (servizio)

Come ogni sabato mattina, la sala del ricordo del municipio del 5° arrondissement di Parigi prende un aspetto da laboratorio fai-da-te. Dei cacciavite di ogni misura sono disposti su un grande tavolo, insieme a chiavi inglesi e forbici. Tutti questi attrezzi sono messi a disposizione dei partecipanti del “Repair Café”.



Il concetto, originario dei Paesi Bassi, fiorisce un po’ ovunque in Francia da diversi anni. L’idea è semplice: dei volontari aiutano altre persone a riparare i loro oggetti, discutendo e condividendo un pasto o una bevanda. Nel 5° arrondissement, questa antenna dell’associazione Repair Café Paris è nata due anni fa, animata da Cyprien e Caroline. “Ne avevamo a basta dei rifiuti, spiega di colpo la giovane donna. Abbiamo creato dei laboratori con l’idea di fermare di sprecare e di acquistare, sempre acquistare.”

“Andiamo a vedere nelle viscere dell’apparecchio”

E la formula seduce. Ogni settimana i cinque volontari regolari aiutano almeno una decina di persone. Sabato 30 novembre, Beatrice, 50 anni, varca la porta del municipio, il suo aspirapolvere rotto sotto il braccio. E’ accolta da Brigitte. “Andremo a vedere nelle viscere dell’apparecchio!” ridacchia questa assidua volontaria. Le due donne prendono diversi attrezzi e si apprestano a smontare insieme l’aspirapolvere, “Non l’ho mai fatto, lo scopro, dice sorridendo Beatrice, seguendo metodicamente i consigli di Brigitte. E’ bello comprendere e riparare da soli.”

“Non sono sicura che qualche anno fa avrei fatto la stessa cosa, ammette Beatrice. Ma si arriva a un momento in cui il mondo cambia e bisogna che anche il nostro comportamento debba cambiare.” Il Repair Café rappresenta per la maggior parte dei partecipanti un’alternativa al consumo eccessivo, un modo per ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra evitando l’inutile produzione di nuovi apparecchi. “I partecipanti sono per lo più delle persone ecologicamente responsabili, indica Caroline, l’animatrice. Altrimenti, perchè passare quattro ore a riparare un tostapane mentre si può acquistarne uno nuovo a 19 euro? Sono forzatamente i rifiuti a motivarli.



Un tavolo più distante, Mohammed prova a sbloccare l’obiettivo della sua macchina fotografica. “Sono già venuto la settimana scorsa, dice ridendo. Abbiamo messo tre ore a smontarla e continuiamo oggi. Non sono sicuro di riuscirci, ma sto provando.” Questo sessantenne spiega che ripara lui stesso regolarmente i suoi oggetti, grazie ai tutoriali trovati soprattutto su YouTube. Ma il Repair Café porta anche un elemento che Mohammed non può trovare su una piattaforma di video: il legame sociale. “Lavoriamo, discutiamo, si mangia insieme, è un grande arricchimento”, si rallegra.



Il Repair Café del 5° arrondissement dipende dall’associazione Repair Café Paris (che gestisce una quarantina di sedi nell’Ile-de-France), e appartiene alla rete internazionale Repair Café, creata nel 2009 da Martine Postma, un’attivista ecologista olandese. Quasi 2.000 caffè di questa rete esistono attualmente nel mondo intero, di cui circa 200 nell’Esagono (in Francia).

A Nizza, per esempio, dei laboratori hanno luogo almeno una volta al mese dal 2013. L’anno scorso, l’associazione ha organizzato 19 sessioni. Bilancio: la dozzina di volontari attivi ha potuto aiutare 384 persone, ed ha evitato la spazzatura a 430 chili di oggetti. Oltre all’aspetto ecologico e alla volontà di ridare senso agli oggetti, Frédérique, volontario al Repair Café di Nizza, osserva due motivi di partecipazione ai laboratori: “La mancanza di denaro per far riparare gli oggetti e l’impossibilità di ripararli per mancanza di riparatori professionisti.”



“La domanda aumenta”, sottolinea Marion, capo del progetto eco-culturale della Recyclerie, luogo associativo ed ecologico parigino. Da quasi quattro anni, la Recyclerie dispone di un laboratorio di riparazioni. Quest’ultimo è a pagamento e contrariamente ai Repair Café, è un professionista in pensione che prende in carico solo gli oggetti rotti dei visitatori. Il laboratorio non si iscrive quindi nel fenomeno di auto-riparazione ma Marion constata che ha molto successo, a causa della mancanza di piccoli riparatori a Parigi, che chiudono uno dopo l’altro dopo diversi anni. In effetti, il numero di riparatori indipendenti diminuisce ogni anno. Secondo l’ONG Les Amis de la Terre, 6.000 di loro sono spariti fra il 2010 e il 2016.

“Saper riparare la propria bicicletta, è rafforzare di emancipazione questo mezzo ”

Oltre ai Repair Cafés, esiste in Francia un settore ben particolare dei laboratori di auto-riparazione: quello delle biciclette. A Parigi, nell’11° arrondissement, La Cyclette incontra, per esempio, un grande successo. L’associazione propone in un locale una quindicina di posti dove riparare la propria bicicletta, diverse volte la settimana, con l’aiuto dei volontari. Gli attrezzi sono a self service, i pezzi di ricambio a prezzo libero, e le motivazioni dei visitatori simili a quelle dei caffè di riparazione. Hugo, membro da due anni, rimette a posto una bicicletta d’occasione che conta offrire ad un’amica per Natale. “Ho due o tre cose da sistemare per rendere carina la bicicletta, spiega. Scoprirò questa ruota, pulirò i raggi e la strofinerò per farla un po’ brillare. E’ rapido e mi avrà evitato un consumo stupido a Natale.”



In Francia, la rete di laboratori partecipativi e solidali di riparazione di bici Heureux Cyclage conta attualmente 125 associazioni che animano dei laboratori senza scopo di lucro. “Si considera la bici come un attrezzo di emancipazione in termini di mezzo per spostarsi, aggiunge Pierre, stipendiato dalla Cycklette. Sapersi prendere cura della propria bici, ripararla, è rafforzare questo attrezzo di emancipazione.”

Questo “boom” dell’auto-riparazione in Francia potrebbe aumentare ancora se fosse incoraggiato dal governo, soprattutto tramite la legge “relativa alla lotta contro lo spreco e all’economia circolare”. Ma il testo è attualmente in esame all’Assemblea nazionale, e le ONG ecologiste non ne sono soddisfatte. “Fra quello che era stato votato dal Senato e quello che rischia di essere votato dall’Assemblea, esistono ugualmente dei regressi per quanto riguarda le riparazioni e il reimpiego”. Deplora Laura Chatel, responsabile delle difese a Zéro Waste France.

L’obbligo per le imprese di fornire degli aggiornamenti di software gratuiti per dieci anni sui loro prodotti elettronici è stato accantonato. Un altro punto, adottato durante la lettura al Senato, è stato poi modificato: la creazione di fondi per la riparazione e il reimpiego, destinati a finanziare per un consumatore una parte del prezzo di riparazione del suo oggetto, e a pagare gli attori del reimpiego. Le ONG speravano di raccogliere una parte dell’eco-contributo sui piccoli prodotti (smartphone, cuffie audio, ecc.), in cui l’eco-contributo è oggi molto debole. “Si è detto che se si aumentava l’eco-contributo di 50 centesimi sui piccoli prodotti, si potrebbe ricuperare molto denaro, precisa Alma Dufour, incaricata della campagna Extraction e surconsommation per Les Amis de la Terre France. Questo sarebbe indolore per i consumatori e permetterebbe loro di avere un abbattimento dal 30 al 50% del prezzo della riparazione.”

Il meccanismo sarebbe virtuoso poiché i fabbricanti pagherebbero un eco-contributo più o meno elevato in funzione della loro nota sull’indice di riparabilità. Questo aspetto del testo è stato svuotato della sua sostanza. L’inserimento dell’indice di riparabilità resta, ma “i fondi per la riparazione e il reimpiego sono stati ridotti a obiettivi cifrati che saranno definiti più tardi, rimpiange Alma Dufour. Non si ha nessuna idea dello scopo finale. Saranno definiti dal governo entro un anno, lontano dalla pressione del dibattito pubblico, del parlamento e dei media.”

“Il Repair Café fa parte di quei luoghi emblematici di un inizio di transizione ecologica presso certe persone”

Tuttavia le ONG ammettono degli avanzamenti e sperano che resteranno nel testo. Per esempio, la relatrice Véronique Riotton ha presentato un emendamento che reclama un obbligo di disponibilità di pezzi di ricambio dei prodotti elettrici e elettronici di una durata di cinque anni minimo. “Su alcuni prodotti è molto interessante, perché ci sono delle categorie di prodotti come l’hifi o i piccoli elettrodomestici, sui quali non c’è un impegno sulla durata di disponibilità dei ricambi, e spesso possono non essere disponibili per niente”, spiega Alma Defour. Il testo di legge è attualmente in discussione, dei cambiamenti posso ancora essere effettuati.



“Il Repair Café fa parte di quei luoghi emblematici di un inizio di transizione ecologica presso alcune persone, continua Alma Dufour. Ci sono forse sempre più persone a cui dispiace buttare, e penso che il rapporto al consumo di elettronica sta un po’ cambiando. Ma diffido molto dell’effetto lente di questo genere di fenomeno. Malgrado tutto, la produzione di prodotti nuovi continua ad aumentare perché i meccanismi di sovrapproduzione, molto forti, sono all’opera.”

Laura Chatel d, Zéro Waste France, approva: “C’è una presa di coscienza da parte dei consumatori, ma ci vogliono lo stesso dei mezzi di vincolo per le imprese che non sono in quella logica. A che punto la legge risponderà a questo imperativo?”

Fonte e foto : Reporterre / Justine Guitton-Boussion / Dicembre 2019

.chapo: Il volontario e animatore Cyprien aiuta Caroline a riparare il suo tostapane. L’apparecchio sarà come nuovo dopo due ore.

Articolo da me tradotto dalla lingua francese –

.Il mio commento:

Anche in Italia i Repair Café esistono da tempo, come si può vedere dai siti che vi segnalo:

http://www.ilcambiamento.it/articoli/convincono-i-repair-cafe-dove-tutto-si-aggiusta

https://www.nonsprecare.it/repair-cafe?refresh_cens

https://www.restarters.it/mappa-dei-restarters-e-dei-repair-cafe-italiani

tuttavia mi è sembrato utile riportare questo articolo francese che è particolarmente chiaro e dettagliato. Bisogna dire che in Francia, da sempre, il fai- da- te è molto popolare e che fa parte di una normale routine. Qui c’è anche il vantaggio di essere insieme per lavorare e questo non è poco, si creano legami, conoscenze, amicizie ….. è senz’altro meno triste di essere a casa propria, soli, per riparare qualche cosa. In questo caso il tempo della riparazione si trasforma in un bel momento di serenità, di allegria e di complicità. Confesso che personalmente ho poca manualità e mi perdo nei piccoli oggetti da maneggiare in casa se non funzionano come devono o hanno bisogno di una “aggiustatina”. Come si dice “non sono portata” e la buona volontà non è sufficiente. Meno male che c’è l’uomo di casa …. che come da tradizione se ne occupa (quando ci riesce).

In effetti trovare un artigiano che ripari è raro. Ed è pure vero che vista la difficoltà, si fa più in fretta ad acquistare del nuovo (e spesso conviene anche di più). D’altra parte, gli elettrodomestici (piccoli o grandi oggi non sono fatti per durare a lungo, per non parlare poi degli strumenti elettronici che sono già superati dopo pochissimo. La nostra società è ormai organizzata al consumismo, riparare è una eccentricità ….. Mi viene in mente mia suocera, diversi anni fa, per motivi di trasloco ha dovuto cambiare il frigorifero, e non capiva il perché “ha solo trent’anni (!) e funziona benissimo, non ha mai avuto bisogno di nessuna riparazione, perché cambiarlo?” Non aveva il freezer è vero, ma solo lo scomparto ghiaccio, le andava bene così …. E non sapeva niente dell’ecologia …. Altri tempi …

fonte: https://valentinamutti.wordpress.com