Buste di plastica: il Giappone annuncia una tassa

Buste di plastica, il Giappone impone finalmente una tassa: la nazione vede un consumo di plastica di lunga superiore agli altri Paesi industrializzati.



Buste di plastica: anche il Giappone segue l’esempio di altre nazioni mondiali, annunciando una tassa per disincentivarne l’uso. È questa l’ultima iniziativa del Sol Levante, nazione dove il ricorso a confezioni monouso in plastica è estremamente diffuso. Così come riferisce CNN, nei negozi del Paese è infatti addirittura possibile trovare singoli frutti imbustati, da un’unica banana fino a un paio di ciliegie.


Di circa i 540 miliardi di sacchetti di plastica usati ogni anno a livello mondiale, ben 30 miliardi sono giapponesi. Per capire l’entità del fenomeno, basti pensare come il Giappone abbia il doppio della popolazione del Regno Unito, ma produca ben 17 volte i sacchetti consumati sul suolo britannico.

Per far fronte a questa forte richiesta, tuttavia dannosa per l’ambiente, le autorità hanno finalmente optato per una tassazione. Dal primo luglio, tutti i negozi hanno l’obbligo di imporre il pagamento dei sacchetti di plastica quando richiesti dai clienti, incentivando al contempo il ricorso a soluzioni riutilizzabili.

La tassa in questione è tra i 3 e i 5 centesimi di euro per ogni singola busta, quindi simile a quanto già previsto in altri Paesi del mondo. Non si tratta di una misura drastica, tuttavia: diverse nazioni, tra cui l’Italia, hanno da tempo vietato il ricorso a sacchetti di plastica non riciclabili e biodegradabili, incentivando invece l’uso di soluzioni in stoffa o riutilizzabili.

Buste in Giappone: la diffusione

Sebbene il Giappone veda una produzione di rifiuti pro-capite inferiore rispetto a tutti gli altri Paesi industrializzati, è la nazione che al mondo ricorre al quantitativo più elevato di plastica. Questo materiale è scelto per ragioni di igiene e sicurezza, soprattutto in campo alimentare. Il progressivo cambiamento demografico della popolazione, con l’aumento sensibile di single, ha però spinto i produttori a soluzioni monouso forse evitabili. Nei negozi è possibile trovare anche singole ciliegie avvolte in contenitori e pellicole di plastica, un eccesso di igiene che ha però conseguenze decisamente negative sull’ambiente.

In ogni caso, il Giappone ha di recente raggiunto il traguardo dell’84% nel recupero di tutta la plastica prodotta nel Paese. Greenpeace, tuttavia, sottolinea come in realtà il materiale raccolto non venga impiegato per la creazione di nuove confezioni, bensì smaltito nei termovalorizzatori per la produzione di energia. L’export rimane comunque ancora elevatissimo: 75.000 tonnellate di plastica sono state portate in Cina nel 2017 e, a partire dal 2018, la quota è stata suddivisa tra Taiwan, Malesia, Thailandia e molte altre nazioni.

Fonte: CNN


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