Comuicato Stampa: L'Europa non obbliga le aziende ad utilizzare il CSS!
















Informiamoci bene e leggiamo come stanno le cose. Chiaramente quanto potete leggere qui sotto non ve lo diranno mai coloro che dal bruciare CSS guadagnano lautamente e nemmeno la stampa a loro legata. Si tratta infatti di un business di enorme portata per le aziende che guadagnano dal bruciare la monnezza chiamata carinamente 'css combustibile' con un artificio linguistico e normativo.








RICORDIAMOCI 3 COSE IMPORTANTI:


-L'Umbria non produce css attualmente quindi DA DOVE VERREBBE PRESO IL CSS CHE VOGLIONO BRUCIARE NELLE CEMENTERIE? Inoltre il CSS umbro, qualora venisse prodotto nella nostra regione, sarebbe una quota irrisoria che in poche settimane verrebbe bruciata nelle due cementerie. Il resto dell'anno quale css verrebbe usato per far andare i loro impianti? Da dove proverebbero i rifiuti utilizzati?


- La combustione di rifiuti, che con artefizi nominali sono diventati css combustibile composto da vernici, plastiche, fanghi, scarti di pellame, legno ecc... produce metalli pesanti, sostanze cancerogene e tossiche come diossine e micropolveri. Si tratta di elementi che incidono negativamente sulla nostra salute provocando alterazioni epigenetiche che predispongo a tumori, patologie autoimmuni, problemi respiratori, cardiovascolari, deficit dell'apprendimento e dell'attenzione. In tempi di covid in cui tutto il mondo sta cercando di fronteggiare la pandemia, chi vuole vivere in una città che presenta simili fattori di rischio? Non è un caso se le zone più colpite dal covid-19 in Italia siano state proprio quelle aree che presentano un elevato tasso di inquinamento industriale.


- Ricadute economiche e turistiche sulla città. Chi verrebbe mai a visitare Gubbio che, da città famosa nel mondo per il suo patrimonio storico e culturale e i suoi paesaggi unici nel suo genere, si trasformerebbe in città in cui due industrie insalubri di prima classe inizierebbero a bruciare rifiuti provenienti da tutta Italia? Traffico pesante che trasporterebbe css, polveri sottili, metalli pesanti, diossine...chi verrebbe più a Gubbio? Che danno subirebbero il mercato immobiliare, le aziende agricole, quelle che fanno il biologico, gli apicoltori, gli albergatori, i ristoranti e tutto l'indotto turistico ed economico che è il fulcro della città? Un danno enorme a fronte di un guadagno altrettanto enorme che però avrebbero solo alle multinazionali del cemento!


E noi cittadini? Sono già anni che viviamo in una città in cui prima hanno incenerito i pneumatici (!!! ), poi il pet coke, prodotto di scarto del petrolio che ancora bruciano, un altro materiale che incide negativamente sulla salute umana!


La forza di chi ci guadagna dal bruciare CSS sta solo nel fatto che qui a Gubbio un'indagine seria a livello epidemiologico negli ultimi anni non è mai stata fatta e neppure il biomonitoraggio sulle matrici ambientali per capire realmente la situazione. I dati del biomonitoraggio dei primi anni 2000 erano già allarmanti: metalli pesanti erano già presenti nel nostro suolo, già allora! E oggi? Come è la situazione?


Facciamo valere il principio di precauzione per tutelare la salute collettiva, soprattutto quella dei più piccoli, e la tutela del territorio. Se vi è anche una sola possibilità che tutto questo arrechi rischio alla salute e all'ambiente, oltre che danno economico alla città, è bene cercare altre soluzioni sostenibili per i cittadini e la collettività e non procedere con scelte che potrebbero essere foriere di conseguenze gravissime che pagheremo negli anni tutti noi e che saranno irreversibili.








L'assenza di prove non è prova di assenza!
Ricordiamocelo!!! E ricordiamoglielo!!!
Nessun obbligo entro il 2020, solo norme programmatiche sull’uso del CSS, vedi Direttiva Europea sulla riduzione dei rifiuti 2008/98/CE:
“Articolo 11
▼M4 Preparazione per il riutilizzo e riciclaggio
1. Gli Stati membri adottano misure volte a promuovere la preparazione per il riutilizzo, in particolare incoraggiando la creazione e il sostegno di reti per la preparazione per il riutilizzo e per la riparazione, facilitando, ove compatibile con la corretta gestione dei rifiuti, il loro accesso ai rifiuti detenuti dai sistemi o dalle infrastrutture di raccolta che possono essere preparati per il riutilizzo, ma non sono destinati alla preparazione per il riutilizzo da parte degli stessi sistemi o infrastrutture, e promuovendo l’uso di strumenti economici, criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure. Gli Stati membri adottano misure intese a promuovere il riciclaggio di alta qualità e a tal fine, ai sensi dell’articolo 10, paragrafi 2 e 3, istituiscono la raccolta differenziata dei rifiuti.
▼M4 02008L0098 — IT — 05.07.2018 — 003.002 — 19 Fatto salvo l’articolo 10, paragrafi 2 e 3, gli Stati membri istituiscono la raccolta differenziata almeno per la carta, il metallo, la plastica e il vetro e, entro il 10 gennaio 2025, per i tessili. Gli Stati membri adottano misure intese a promuovere la demolizione selettiva onde consentire la rimozione e il trattamento sicuro delle sostanze pericolose e facilitare il riutilizzo e il riciclaggio di alta qualità tramite la rimozione selettiva dei materiali, nonché garantire l’istituzione di sistemi di cernita dei rifiuti da costruzione e demolizione almeno per legno„ frazioni minerali (cemento, mattoni, piastrelle e ceramica, pietre), metalli, vetro, plastica e gesso.
2. Al fine di rispettare le finalità della presente direttiva e avanzare verso un’economia circolare europea con un alto livello di efficienza delle risorse, gli Stati membri adottano le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:
▼B a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50 % in termini di peso;
b) entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04 dell’elenco dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70 % in termini di peso;…”.
*****
La direttiva invita (NON OBBLIGA) gli Stati membri, prima di tutto, ad evitare la produzione di rifiuti, in via subordinata, a promuovere il riciclaggio di alta qualità attraverso la raccolta differenziata, dove sia fattibile a livello tecnico, ambientale ed economico, e soprattutto ad evitare che i materiali riciclati vengano smaltiti in discarica od inceneriti.
Riguardo al riciclaggio un obiettivo proposto dalla direttiva è quello di aumentare del 50% in peso entro il 2020 la preparazione al riutilizzo e il riciclaggio di carta, plastica, metalli e vetro, ed eventualmente altri materiali ed, entro lo stesso anno, aumentare del 70% la preparazione al riutilizzo e il riciclaggio, di altro materiale da recupero, inclusi quelli che sostituiscono materiali e rifiuti da costruzione utilizzati in operazioni di colmatazione di cave esaurite.
La terza modalità di gestione è costituita dal recupero di energia dai rifiuti o da combustibili secondari derivati da essi in impianti dedicati, quali gli inceneritori, o non dedicati, ad esempio le centrali elettriche o i cementifici.
Tutti i rifiuti che non possono essere gestiti tramite i processi precedentemente descritti sono destinati allo smaltimento, che consiste in deposito in discarica, biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nel suolo, iniezione di rifiuti pompabili in pozzi, cupole saline o faglie geologiche naturali o inceneritori senza recupero energetico.
Con il fine di ridurre l’emissione di gas ad effetto serra provenienti dallo smaltimento in discarica la direttiva invita (NON OBBLIGA) gli Stati membri a promuovere la raccolta differenziata e il trattamento dei rifiuti organici, in modo da ridurre i composti nocivi per l’ambiente, e per quanto riguarda i rifiuti indifferenziati derivanti dalla raccolta domestica invita a promuovere una rete di cooperazione tra gli impianti di smaltimento e quelli di recupero adeguata al bacino geografico e alla tipologia di rifiuti prodotti.
Un altro argomento trattato dalla direttiva è la definizione di “cessazione della qualifica di rifiuto” (End of Waste), cioè i requisiti che deve avere un rifiuto per non essere più considerato tale, che riguardano quindi il suo trattamento e il suo contenuto di sostanze considerate nocive. Il rifiuto deve aver quindi subito un processo di recupero, compreso il riciclaggio, ottenendo un prodotto che possa essere utilizzato comunemente per scopi specifici e che rispetti le norme applicate ai materiali normalmente utilizzati per tali scopi, che abbia un mercato o una domanda e che non provochi danno all’ambiente o alla salute durante il suo uso; eventualmente possono essere stabiliti dei limiti per quanto riguarda le sostanze inquinanti contenute all’interno di tali sostanze.


WWF Umbria

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