Ferrarelle arriva la nuova bottiglia in plastica riciclata. Ma il consumo di acqua minerale è sempre esagerato


















L’acqua minerale Ferrarelle da 1,5 litri è venduta in bottiglie ottenute con il 50% di un nuovo materiale denominato R-Pet. Si tratta di un plastica ricavata dalle bottiglie vuote recuperate dal circuito dei contenitori. La miscela che si ricava viene rilavorata e utilizzata per produrre nuove bottiglie. Alla fine si ottengono contenitori composti per la metà da questo materiale e per la rimanente quota da plastica nuova (la legge fissa come limite massimo di R-Pet il 50% del contenitore). L’azienda precisa che Le bottiglie in R-Pet sono completamente riciclabili per cui ogni bottiglia può essere riciclata infinite volte per diventare una bottiglia nuova è identica all’originale. Ma Ferrarelle non è l’unica azienda che ha migliorato la propria impronta ecologica, anche Acqua Frasassi, da settembre, metterà in vendita le bottiglie da 0,50 lt, sia naturale sia frizzante, realizzate per il 50% in R-Pet.

Il Fatto Alimentare per scelta redazionale non fa pubblicità all’acqua minerale, ritenendo esagerato il livello di consumo nazionale, così elevato da posizionare il nostro Paese quasi in cima alla classifica mondiale dei bevitori di acqua in bottiglia con oltre 200 litri pro capite (leggi qui). Ciò non toglie che riteniamo interessante questo passo in avanti dell’azienda che contribuisce in piccola parte a ridurre i consumi di plastica.


Ogni italiano beve 224 litri di acqua minerale l’anno

Capire perché ogni italiano beve 224 litri di acqua minerale l’anno, collocandosi al secondo posto nella classifica mondiale (*). È vero che i messicani arrivano a 234 litri, ma questo perché la rete dell’acqua potabile è inefficiente e spesso inesistente. L’altro fattore da considerare riguarda le bottiglie. Noi ne utilizziamo più o meno 11 miliardi di plastica e 2,45 miliardi in vetro (**), mentre in Messico l’acqua viene commercializzata prevalentemente in boccioni da 20 litri con vuoto a rendere e i numeri sono molto più bassi. Per rendersi conto basta dire che tutte queste bottiglie allineate formerebbero un serpentone di circa 4 milioni di km, pari a dieci volte la distanza che separa la terra dalla luna.

L’esagerato consumo di acqua minerale non piace ai media, che trattano questo problema solo una volta l’anno e in modo distratto, anche se i numeri sono da paura. Facendo i conti in tasca agli italiani, si scopre che le persone abituate a pasteggiare con la minerale spendono da 50/60 sino a 110 €/anno. C’è di più, il consumo non è collegato alla classe sociale, all’età, alla scolarità, al territorio; tutti i cittadini della penisola bevono in modo esagerato indipendentemente dalla qualità dell’acqua di rubinetto. Il settore è in crescita da 40 anni e siamo così affezionati all’acqua in bottiglia che, nonostante il calo del 10% dei consumi registrato negli anni 2008-2016, nello stesso periodo il settore ha registrato un incremento del 3% (Censis).

(*) Gli italiani consumano 29 litri ogni anno più dei tedeschi, 84 più dei francesi e 85 più degli spagnoli e 173 più dei residenti nel Regno Unito. Fonte Censis 2018

(**) Fonte Mineracqua ultima rilevazione anno 2017

fonte: www.ilfattoalimentare.it

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