La rivoluzione dei camion elettrici può abbattere un quinto delle emissioni del trasporto merci su gomma. Ma servono 28 miliardi

 



L'Ue potrebbe tagliare le emissioni prodotte dal trasporto merci su strada di un quinto (il 22 per cento) in dieci anni investendo nei camion elettrici e nelle infrastrutture di ricarica - Getty Images

Nell’ambito del Green Deal, la Commissione europea ha adottato alcune strategie per favorire la trasformazione energetica nell’industria, nelle costruzioni e nella mobilità. Ma il potenziale dell’elettrico potrebbe non essere stato pienamente colto. L’Ue potrebbe tagliare le emissioni prodotte dagli autocarri sul continente di oltre un quinto (il 22 per cento) in dieci anni, dotando le sue principali città delle infrastrutture di ricarica necessarie. Gli e-truck, camion alimentati con energia elettrica, ridurrebbero significativamente l’impatto inquinante che il trasporto merci su gomma ha sul nostro pianeta. Ma affinché siano pienamente operativi, è necessario sviluppare oltre 40 mila punti di ricarica: un piano che richiede circa 28 miliardi di investimenti in 10 anni, 2,8 miliardi in media ogni anno. Una cifra che costituisce solo il 2,8 per cento dell’ammontare di risorse, pari a 100 miliardi di euro, che l’Ue mette ogni anno a disposizione per finanziare i lavori delle infrastrutture stradali.

Gli e-truck possono ridurre sensibilmente le emissioni inquinanti prodotte dal trasporto merci su gomme – Getty Images

A fare i conti è l’organizzazione ambientalista Transport & Environment, che in uno studio appena pubblicato mostra come sia possibile de-carbonizzare un settore molto inquinante, sottolineando come l’investimento richiesto tra il 2021 e il 2025 è solo uno 0,5% delle risorse stanziate con il recovery fund (pari a 750 miliardi di euro). Come si legge nel report “Unlocking Electric Trucking in the EU: recharging in cities“, i camion rappresentano meno del 2 per cento dei veicoli attualmente su strada, ma sono responsabili del 22 per cento delle emissioni di CO2 causate dal trasporto su gomma. Eppure, la metà dell’attività di questi mezzi (espressa in tonnellate di prodotti trasportati per km) nel vecchio continente viene svolta percorrendo distanze minori di 300 km: viaggi che potrebbero essere coperti da autocarri elettrici, grazie a nuovi modelli disponibili sul mercato dotati di un’autonomia di circa 300 km (abbastanza per fare nove viaggi su dieci). “Ma le forniture limitate e la mancanza di una strategia per le infrastrutture di ricarica ostacola la diffusione di questi mezzi”, si legge nel report, che ricorda come “l’autonomia dei camion elettrici aumenterà rapidamente a 500 km, coprendo così circa due terzi dei chilometri e 19 viaggi su 20”. Un esempio, in questo senso, è l’annuncio di Nikola Motor che comincerà a produrre il primo truck con batteria elettrica a lungo raggio in Europa a partire dal 2021 in joint venture con Iveco (con un’autonomia fino a 400 km).



Numero di viaggi e attività in tonnellate per km di camion e veicoli commerciali – Transport & Environment


Più nel dettaglio, quasi la metà di questi viaggi in Europa avvengono nella stessa regione (la maggior parte con meno di 50 km percorsi) e sono responsabili del 16% delle attività in tonnellate per km. Sono proprio questi che potrebbero essere più velocemente effettuati da veicoli elettrici. Poi ci sono i tragitti che collegano due centri di diverse regioni (spostamenti solo andata fino a 400km), che costituiscono un’altra metà dei viaggi dei camion di trasporto merci sul continente, la cui attività nel complesso raggiunge la quota del 59%. Infine, le distanze più lunghe che superano i 400 km rappresentano circa il 4% per cento dei viaggi e il 26% delle attività. Questo vuol dire, quindi, che le consegne intra ed inter regionali insieme valgono il 96% dei viaggi e i tre quarti delle attività di trasporto.

Viaggi dei camion distinti per tipologia (urbano, regionale e lunga distanza) – Transport & Environment

Ovviamente, questi mezzi necessitano di essere alimentati per potere effettuare il loro lavoro. Così i ricercatori hanno individuato 173 aree urbane medie e grandi in Europa dove lo sviluppo di infrastrutture di ricarica consentirebbe questa transizione energetica nel settore del trasporto merci su gomma. Sono chiamati “nodi urbani” e si caratterizzano per tre elementi importanti:
sono degli hotspot per l’attività di trasporto merci: la metà delle attività totali in Ue (misurata in tonnelate di merci spostate per km) sono attribuiti ai viaggi che partono o arrivano da questi punti;
il 15 per cento dell’attività totale di trasporto merci si verifica all’interno di questi nodi urbani;
sono le aree che registrano i livelli più alti di inquinamento prodotto da veicoli su strada.

I punti di ricarica sono di tre diversi tipi: la stazione di partenza, quella di destinazione (l’infrastruttura condivisa nell’hub logistico dove avviene lo scarico merci) e la colonnina pubblica. Per valutare quante ne serviranno entro il 2030, i ricercatori distinguono tre scenari. Il primo è quello previsto dall’industria automotive: la quota di vendite di camion elettrici è pari al 15%, con 191 mila veicoli di questo tipo in circolazione nel 2030; il secondo si basa sulle stime dei leader del settore elettrico: in questo caso, la quota è pari al 20% e il numero di mezzi in circolazione sarà di 316 mila; infine, l’ultimo scenario, elaborato da Transport & Environment considerando gli obiettivi climatici europei: la quota è del 30% e il totale degli e-truck sarà di 526 mila.


Transport & Environment

A seconda dello scenario, sarà necessaria una diversa dotazione delle infrastruttura di ricarica, che comporterà un costo economico (e un risparmio di CO2) significativamente differente. Come mostra il grafico sotto, nel primo caso serviranno 15.200 punti di ricarica: l’investimento richiesto sarà di 9 miliardi di euro, con una riduzione delle emissioni di anidride carbonica dell’8% rispetto a quelle del 2017 relative ai veicoli commerciali.

Transport & Environment

Nel secondo scenario, invece, le stazioni di ricarica necessarie saranno 25.200, con una spesa stimata di 17 miliardi e un taglio della CO2 del 13%. Infine, nell’ultimo caso, i punti di ricarica da costruire sono 41.900, con un costo di 28 miliardi di euro ma un taglio di CO2 del 22 per cento.


fonte: https://it.businessinsider.com


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