Il ghiaccio artico potrebbe smettere di schermare le acque del Polo Nord dal calore contenuto in atmosfera già dalla metà di questo decennio. Perché ciò si verifichi non c’è bisogno che la coltre ghiacciata scompaia del tutto. L’effetto-tappo del ghiaccio artico perde efficacia anche quando lo strato si assottiglia eccessivamente.
I calcoli li ha fatti un gruppo di ricercatori della Texas A&M University e pubblicati in un articolo sulla rivista Climate Dynamics. Il punto di partenza è l’osservazione che il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature globali, che tocca uno dei suoi picchi massimi con lo scostamento che si registra al Polo Nord e su gran parte delle regioni artiche, causa un assottigliamento della calotta polare. In particolare, la coltre che si è accumulata di anno in anno, e che quindi resiste all’estate artica ed è di spessore maggiore, non viene ricostituita a sufficienza durante l’inverno.
Lo strato più sottile che ne risulta è meno in grado di proteggere la colonna d’acqua sottostante dal calore diffuso dall’atmosfera. Gli studiosi sono riusciti a calcolare che la soglia oltre la quale lo spessore del ghiaccio artico inizia a diventare inefficace si aggira tra i 40 e i 50 cm. Ogni porzione di Polo Nord dove la calotta è meno spessa di questi valori registrerà quindi un incremento delle temperature delle acque marine dovuto al passaggio di calore dall’aria.
Un’informazione importante perché permette di calcolare l’esatta estensione della calotta che resta in grado di fare da schermo. Secondo i ricercatori, si tratta di una superficie di circa il 4-14% più ristretta di quella totale. Che forniscono una visione prospettiva del fenomeno: tra i 360mila e i 970mila km2 di ghiaccio artico, nel corso del 20° secolo, sono diventati troppo sottili.
Il 2020 è stato il 2° anno peggiore di sempre per l’estensione della calotte artica. Le rilevazioni del Noaa americano a dicembre certificavano che le emissioni di gas serra stanno trasformando l’Artico in un clima completamente differente. Con ghiaccio in minor quantità, più giovane e più sottile. Colonnine di mercurio che raggiungono picchi inauditi e temperature medie che fanno stabilmente registrare record da 7 anni a questa parte. Effetti feedback più frequenti. E con alterazioni profonde delle caratteristiche biologiche di questo bioma, che si riscalda ad un ritmo doppio del resto del mondo.
fonte: www.rinnovabili.it
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