Sistemi di deposito o drs: opportunità e sfide per l’introduzione in italia (1ª parte)

 

Entro il 3 luglio 2021 l’Italia dovrà trasporre in legge nazionale la direttiva UE 2019/904 sulla riduzione dei rifiuti di plastica sull’ambiente, conosciuta anche come direttiva SUP. La direttiva “promuove approcci circolari che privilegiano prodotti e sistemi riutilizzabili sostenibili e non tossici, piuttosto che prodotti monouso, con l’obiettivo primario di ridurre la quantità di rifiuti prodotti”. Basata sul principio “chi inquina paga”, la direttiva rafforza la responsabilità estesa del produttore, già presente nella direttiva 2018/851 sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, per tutti i prodotti di plastica monouso, prevedendo l’obbligo per i produttori di coprire al 100% i costi di raccolta e gestione dei rifiuti derivanti dai loro prodotti.

Per i contenitori per bevande, la direttiva SUP suggerisce inoltre esplicitamente agli Stati Membri “l’introduzione di sistemi di cauzione-rimborso” o sistemi di deposito (Deposit Return System o DRS), considerati da molti esperti, tra cui la Corte dei Conti Europea, come l’unico strumento legislativo capace di raggiungere gli obiettivi di raccolta del 77% entro il 2025 e 90% entro il 2029 previsti dalla direttiva stessa.
In Italia però il dibattito a livello politico sui sistemi di deposito non è ancora iniziato. E anche nella "Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 " approvata dal Senato nel novembre 2020 e recante i principi e criteri direttivi per l’attuazione della direttiva SUP non c’è menzione dei sistemi di deposito.
Per capire quali sono le opportunità dell’introduzione dei DRS per il riuso / riciclo in Italia e promuovere un dibattito sulla piena applicazione del principio di responsabilità estesa del produttore, Materia Rinnovabile ha intervistato per telefono e per email alcuni esperti provenienti da vari ambiti (ricerca e consulenza sulla gestione dei rifiuti; promozione di politiche ambientali sostenibili; mondo dell’impresa; produzione di macchinari per la raccolta d’imballaggi) e chiesto loro di indicare quali sono alcune delle caratteristiche necessarie di un buon sistema di deposito. Dopo aver raccolto i contributi degli esperti, abbiamo avuto accesso alla visione di una proposta di legge sull’introduzione di un sistema di deposito per bevande in Italia e ne abbiamo intervistato il promotore.
Il risultato è un’inchiesta che pubblichiamo in tre parti; questa la prima.
I sistemi di deposito si basano su un modello economico diverso dai sistemi incentivanti

I sistemi di deposito (DRS) per il riuso/ riciclo sono presenti in 46 paesi da oltre 50 anni. La maggior parte riguardano contenitori per bevande, per i quali il consumatore paga un deposito cauzionale al momento dell’acquisto di un prodotto e la cauzione gli viene resa integralmente al momento in cui l’imballaggio viene restituito. In Europa ci sono diversi paesi che applicano la cauzione sia su imballaggi monouso che su imballaggi riutilizzabili (ad esempio Germania, Estonia, Lituania, etc.). In questi paesi i produttori sono liberi di scegliere quale imballaggio utilizzare e a seconda del tipo di imballaggio dovranno partecipare a uno dei due sistemi. I sistemi di deposito obbligatori per legge sono uno strumento nettamente distinto dai sistemi incentivanti su base volontaria, recentemente usati in Spagna e Gran Bretagna dai produttori di imballaggi per ritardare l’introduzione dei sistemi di deposito (DRS).

Silvia Ricci, responsabile di Comuni Virtuosi: “In Italia si tende a confondere i sistemi di deposito per contenitori di bevande monouso con i sistemi di vuoto a rendere con refill. In realtà si tratta di due sistemi diversi che possono convivere all'interno di un sistema cauzionale. Dal lato del cittadino non cambia nulla perché prevede due percorsi diversi solamente dal momento in cui i contenitori vengono resi al rivenditore. Questa confusione credo sia stata in parte alimentata dalla presenza dei cosiddetti sistemi incentivanti, esistenti solo in Italia, finanziati ultimamente dal Governo. Trattasi di compattatori attraverso i quali si cerca di incoraggiare la raccolta della plastica tramite il compenso di alcuni centesimi di euro, con la speranza che i cittadini oltre alla plastica che metterebbero nel sacco della raccolta differenziata conferiscano in queste macchine compattatrici anche imballaggi che finirebbero abbandonati nell'ambiente. Tuttavia questi sistemi di raccolta incentivanti non possono garantire i vantaggi a livello ambientale ed economico che invece sono ormai riconosciuti da anni ai sistemi di deposito cauzionale. Il modello economico dei sistemi incentivanti è diverso dal modello economico di un vero sistema cauzionale a portata nazionale in cui sono i produttori e i distributori di bevande che organizzano e finanziano al 100% la raccolta e gestione dei rifiuti, invece dei comuni, con i cittadini che oggi pagano larga parte dei costi della raccolta differenziata con le bollette dei rifiuti.” “Venendo al sistema di deposito DRS per il riuso, conosciuto anche come vuoto a rendere con cauzione (che si applica a bottiglie di vetro o in PET che sono riempite più volte) ho notato che esiste in alcuni gruppi ambientalisti, e non solo, l'idea che ci si possa arrivare senza passare per un sistema nazionale che includa anche un sistema DRS per il monouso – continua Silvia Ricci - In alcuni casi è stato detto che un sistema DRS per contenitori per bevande monouso avrebbe addirittura determinato un'incentivazione al consumo di bevande in contenitore monouso rispetto a bevande in contenitori riutilizzabili. In realtà si è visto che la quota di riutilizzabile esistente in uno specifico mercato non è influenzata negativamente da un sistema di cauzione per il monouso, ma al contrario, ci possono essere vantaggi per entrambi i sistemi. Ad esempio, grazie a un'ottimizzazione nell'uso di trasporti e infrastrutture e considerando anche il ruolo del cittadino, che può beneficiare di un punto comune di conferimento per tutti i contenitori, la presenza di un sistema DRS per il monouso può facilitare anche lo sviluppo ed efficacia di sistema DRS per il riuso. Poi è la legislazione che ha un ruolo chiave nell'aumentare la quota d’imballaggi e bevande refillable imponendo per legge quote vincolanti di riuso ai produttori e per ogni tipologia di prodotto.”
Migliorare la logistica dei sistemi di deposito per il riuso per realizzare economie di scala

Enzo Favoino, ricercatore presso la Scuola Agraria del Parco di Monza: “Con la raccolta differenziata non siamo in grado di raggiungere l’obiettivo di recuperare il 90% dei contenitori per bevande così come chiesto dalla legislazione europea. Più vasto è il sistema di deposito, meglio è. Non vedo restrizioni all’implementazione progressiva da un sistema di deposito per il monouso a un sistema di deposito per il riuso. Per le bottiglie in PET gli imballaggi raccolti saranno probabilmente avviati al riciclo, perché grazie al sistema DRS possono essere raccolte in purezza e riciclate in purezza; per il vetro, i contenitori raccolti saranno più probabilmente avviati al riuso.”
“Per far sì che i sistemi di deposito (DRS) per il riuso funzionino bene è necessario ottimizzare e far diventare più efficiente la logistica – continua Favoino.- Fino a quando i sistemi di deposito sono limitati a situazioni locali e su base volontaria non si riesce a realizzare un’economia di scala sulla logistica inversa. Spesso il riuso è attaccato sulla base di analisi di Life Cycle Assesment (LCA) dove si dice che l’utilizzazione di risorse legate al ricondizionamento degli imballaggi riutilizzabili sarebbe maggiore dell’utilizzazione di risorse per produrre imballaggi monouso. Tuttavia, queste analisi spesso sono incomplete perché non prendono in conto i danni derivanti dalla dispersione nell’ambiente dei rifiuti e sovrastimano il contributo negativo dei trasporti. Come dimostrato dal rapporto Reusable vs Single-Use Packaging: A review of environmental impacts di Zero Waste Europe, sono molte le azioni che possono essere fatte per arrivare a una ottimizzazione sia economica che ambientale del riuso: ad esempio la standardizzazione dei formati degli imballaggi; la collassabilità per le cassette dove puoi abbassare le sponde e questo garantisce risparmi sul trasporto presso i centri ricondizionamento. Inoltre è possibile effettuare il pooling, cioè mettere in comune i centri di lavaggio, che non devono dipendere dalla ditta e dalla marca, ma dalla regione geografica. Tutte queste cose incidono positivamente sulla ottimizzazione del sistema e sulla riduzione dei carichi ambientali. Il trasporto è la cosa che incide di più sulle LCA con gli effetti negativi sulle emissioni di gas serra: ma perché dovrei portare i contenitori riutilizzabili a 700 km di distanza?”

Necessario introdurre obiettivi obbligatori per il riutilizzo

Paolo Azzurro, esperto di gestione di rifiuti: “Un sistema di deposito cauzionale dovrebbe sicuramente essere implementato per tutti i contenitori per liquidi alimentari, indipendentemente dal materiale di cui sono fatti. In questo modo si evita che le imprese che non vogliono sostenere i maggiori costi legati all’introduzione del sistema si spostino da un materiale (es. il PET) ad un altro (es. l’alluminio).
Il sistema di deposito (DRS) dovrebbe essere implementato sia per i contenitori monouso da avviare a riciclo, sia per i contenitori riutilizzabili, con target specifici di riutilizzo stabiliti a livello europeo. Al momento, la disciplina introdotta dal legislatore comunitario con le Direttive 851/2018 e 852/2018 di modifica della direttiva rifiuti (Dir. 98/2008/CE) e della direttiva imballaggi (Dir. 94/62/CE) non prevede infatti target obbligatori di riutilizzo, ma lascia agli Stati membri la facoltà di introdurli a livello nazionale nell’ambito della revisione dei regimi EPR.
Con riferimento agli imballaggi in plastica, è emblematico il caso francese, che con la legge conosciuta come “anti-gaspillage” (LOI no 2020-105 du 10 février 2020 relative à la lutte contre le gaspillage et à l’économie circulaire) ha introdotto un obiettivo nazionale di eliminazione degli imballaggi monouso al 2040 e ha disposto l’introduzione di target vincolanti di riutilizzo per gli imballaggi in plastica immessi sul mercato francese da ridefinire ogni 5 anni a partire dal 2021. Nello specifico dei contenitori per bevande in PET, alla luce dei dati relativi ai tassi di intercettazione e avvio a riciclo nei diversi paesi europei, ritengo che non ci siano alternative ai sistemi DRS per il conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva sulle plastiche monouso (la cd. Direttiva SUP – Dir. 904/2019) ovvero 77% entro il 2025 e 90 entro il 2029.”

Utilizzare lo stesso tipo di plastica per tutte i contenitori di bevande

Alberto Bertone, presidente di Acqua Sant’Anna: “Anche i paesi che spesso consideriamo più indietro di noi hanno già pianificato quando introdurranno un sistema di deposito con cauzione: in Croazia è già funzionante e altri paesi ci arriveranno presto. L’Italia è uno dei pochi stati che non ha ancora deciso dove andrà. A me interessa risolvere il problema del littering e il sistema di deposito cauzionale è la soluzione. Altrimenti lo Stato introduce la plastic tax, una tassazione che non c’entra niente e non riesce a risolvere il problema. Gli imballaggi rappresentano un costo per i produttori. Io metto l’acqua in bottiglie di plastica perché è il consumatore che vuole la plastica, che è trasparente e infrangibile. Se il consumatore volesse il vetro, metterei l’acqua nel vetro”.
Maggiore il numero degli imballaggi inclusi nel sistema di deposito, maggiore la sua efficacia

Filippo Montalbetti, vice presidente dell’ufficio rapporti governativi di TOMRA in Europa Centrale: “Secondo l’esperienza di TOMRA, racchiusa nello White Paper Rewarding Recycling pubblicato a gennaio 2021, per avere un sistema di deposito (DRS) per il riciclo che sia efficace devono essere presi in considerazione quattro principi: performance, convenienza, responsabilità del produttore, integrità del sistema. Il concetto di deposito cauzionale è storicamente legato agli imballaggi per bevande ma in un futuro potrà essere applicato anche ad altri imballaggi. Anche se probabilmente è il primo tipo di sistema di deposito sul quale l’Italia dovrebbe iniziare una discussione perché la direttiva 2019/904 sulle plastiche monouso che deve essere recepita entro luglio va a colpire soprattutto il littering, cioè la dispersione nell’ambiente, dove è molto più facile trovare i contenitori di bevande abbandonati in giro invece che, ad esempio, contenitori per la passata di pomodoro che sono utilizzati prevalentemente per il consumo domestico. I sistemi cauzionali possono però essere applicati a diversi beni di consumo. La Corea del Sud, per esempio istituirà dei sistemi di deposito (DRS) per i bicchieri per il caffè monouso, perché in quel paese hanno un grandissimo consumo di caffee to go”.
“L’esperienza di TOMRA mostra che maggiore è il numero e il tipo di imballaggi inclusi nel sistema, meglio funzionerà il sistema. Questo perché si creano delle economie di scala e si elimina la confusione dei consumatori. Inoltre è importante dire chiaramente che il deposito si applica agli imballaggi, non al prodotto. Ad esempio, nel sistema di deposito in Germania l’acqua è soggetta a cauzione, ma i succhi di frutta no. Per eludere il sistema di deposito, alcuni imbottigliatori hanno immesso sul mercato bevande che sono al 51% succhi e al 49% acqua. Questa situazione di confusione sarà risolta nel 2022 quando anche i succhi di frutta entreranno a fare parte del sistema DRS. Nel 2024 anche il latte entrerà a far parte del sistema DRS tedesco. Il latte e derivati tendenzialmente non fanno parte dei sistemi di deposito per gli imballaggi monouso. Da un punto di vista tecnologico non vi sono problemi per quanto riguarda la raccolta degli imballaggi per il latte. La più grande sfida in questo senso è rappresentata dalla compattazione degli imballaggi (prevalentemente per quanto riguarda le bottiglie in PET). Questo processo può portare allo sversamento di resti di latte e a preoccupazioni legate all’igiene. Diversi paesi come la Norvegia, la Croazia ed alcuni stati dell’Australia e del Canada hanno deciso di includere il latte nel sistema (senza però comprimere l´imballaggio)”.

Indicazioni sull'imballaggio e ritiro automatizzato

Continua Filippo Montalbetti: “Perché un sistema di deposito sia efficace è necessario che sull’imballaggio sia chiaramente indicato il logo del sistema di deposito per permettere un riconoscimento immediato dell’imballaggio da parte dei consumatori e da parte dei rivenditori che optano per il ritiro degli imballaggi vuoti manualmente. Per il ritiro automatizzato è invece fondamentale il barcode, che permette di riconoscere se l’imballaggio è parte del sistema, e dunque autorizzato a essere recuperato nel sistema di deposito”.
“I sistemi di deposito misurano le loro prestazioni attraverso le unità di imballaggi raccolti, non con le tonnellate: questo sistema consente una rendicontazione puntuale e accurata degli imballaggi raccolti. Non tutti i rivenditori devono acquistare macchine per il recupero automatico degli imballaggi, i più piccoli possono fare la raccolta manuale. Le macchine per il recupero degli imballaggi, le cosiddette Reverse Vending Machines, possono essere utilizzate sia per il monouso che per il riuso, la tecnologia alla base è la stessa. È poi importante che il deposito sia conteggiato nella spesa in maniera separata, non solo sullo scontrino ma anche sull´etichetta apposta sullo scaffale e sul prodotto stesso ed è fondamentale che sia rimborsato al 100%. Il sistema di deposito deve inoltre essere il più conveniente possibile per i consumatori. Il modello return-to-retail è il più efficace e il più conveniente per il consumatore e in Europa tutti i sistemi di deposito cauzionale lo applicano con successo, con l’eccezione del sistema islandese, che per via della particolare distribuzione demografica ha optato per un modello return-to-depot.”


(Continua)

fonte: www.renewablematter.eu


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