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"Non esiste plastica irrecuperabile", Miranda sa come riciclarla all'infinito

Premiata con il Rolex Awards, la 25enne canadese Wang ha ideato un sistema per riciclare la plastica più difficile senza inquinare. Una sfida nata al liceo












Per risolvere una selva di problemi Miranda Wang come machete usa l'ostinazione. Questa giovane chimica molecolare nella sua vita non ha mai abbandonato un'idea: da quando aveva 16 anni sognava di risolvere l'irrisolvibile, trovare un modo per recuperare l'irrecuperabile. Trasformare cioè la plastica che non si può riciclare in nuovi oggetti, e per farlo ha immaginato fin da allora di usare un metodo non inquinate, lontano dai combustibili fossili. Oggi, a 25 anni, la giovane canadese alla guida di una startup innovativa premiata con il Rolex Awards for Enterprise 2019, è riuscita a realizzare quel sogno, che tenta di perfezionare giorno dopo giorno.



Per comprendere meglio l'ostinazione e le idee di Miranda bisogna fare un salto indietro, a quando frequentava il liceo. Lei stessa ha raccontato che allora, già appassionata di chimica, tra gite a centri di recupero rifiuti e l'assistere a scene quotidiane di spreco o di mala gestione della plastica, aveva cominciato a interrogarsi sul futuro della Terra e sull'inquinamento legato a questo materiale.





Oltre 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno finiscono in mare, creando enormi danni agli ecosistemi. Accade perché la plastica che soffoca gli oceani ha fra la sue caratteristiche peculiari quella di essere iperdurevole e difficile da riciclare. Una bottiglietta abbandonata in natura può durare anche 400 anni. In generale, nel mondo, la percentuale di plastica riciclata e avviata a nuova vita è soltanto del 9%. Una quantità bassissima dovuta a un insieme di problemi, tra cui la difficoltà nel "pulire" la plastica per poterla recuperare, i diversi polimeri in gioco, il problema di riuscire a "scomporre" la plastica in maniera economica e con un basso dispendio energetico, e infine la mala gestione del prodotto.

Wang, che insieme all'amica e collega Jennifer Yao guida ora la startup BioCellection, negli ultimi anni si è concentrata nel trovare un'unica soluzione a queste problematiche, prendendo ispirazione dai batteri. La missione di BioCellection, ha spiegato la vincitrice dei Rolex Awards, è quella di "rendere i rifiuti di plastica riciclabili all'infinito",  ha spiegato la vincitrice dei Rolex Awards. "Viviamo nell'era della plastica e non possiamo evitare di usarla, ma negli ultimi decenni non sono stati fatti grandi progressi nell'innovazione del riciclo di questo materiale".



Così la giovane chimica molecolare è tornata con la mente ai tempi della scuola, quando insieme all'amica Yao aveva analizzato per la prima volta quel batterio in grado di mangiare la plastica: una caratteristica che ha ispirato il catalizzatore che permetterà di recuperare migliaia di tonnellate di plastica "non riciclabile" trasformandola in qualcosa di riutilizzabile in vari tipi di industria, dai tessuti ai componenti elettronici. Il catalizzatore in questione riesce a operare a 120°C e trasforma i polimeri plastici in una sorta di liquido chimico ottenuto senza passare per il petrolio.

In sostanza i rifiuti plastici, grazie al catalizzatore, vengono suddivisi e sminuzzati fino a una degradazione dei legami atomici della plastica. La grande differenza è che mentre questo processo, applicato ai rifiuti con sistemi di pirolisi o altri necessita di elevatissime temperature, tempo ed energie, il catalizzatore di BioCellection converte quasi il 90% della plastica entro tre ore senza una particolare dispersione. In poco tempo, dalla plastica di pellicole industriali o vecchie borse della spesa si ottengono così sostanze chimiche da riutilizzare per produrre suole per le scarpe, componenti per le auto e varie parti tecnologiche.

Nell'ultimo anno il progetto è cresciuto a dismisura e c'è un enorme interesse nei confronti del sistema ideato da Wang, tanto che oltre al premio Rolex la giovanissima canadese ha vinto anche il premio Young Champions of the Earth del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep).

Così nel cuore della Silicon Valley sono arrivati investimenti e altre competenze per espandere il metodo del catalizzatore e applicarlo al riciclo di migliaia di tonnellate di plastica recuperata. Ma Miranda Wang guarda persino oltre, puntando a riciclare con il suo impianto di trasformazione oltre 45 mila tonnellate di rifiuti di plastica tagliando 320 mila tonnellate di CO2.


fonte: www.repubblica.it

Pellicole in plastica, si riciclano anche sporche grazie a un nuovo processo

BioCellection, una startup americana, ha sviluppato un processo chimico per riciclare film e pellicole in plastica sporchi o contaminati.





BioCellection, una startup americana, ha sviluppato un processo chimico per riciclare film e pellicole in plastica sporchi o contaminati. Con il nuovo sistema ideato dagli statunitensi, il materiale viene triturato senza la necessità di essere lavato, grazie a un catalizzatore liquido che non richiede che la plastica sia pulita.

Nel suo impianto in California, BioCellection gestisce un processo chimico per rompere i legami polimerici delle pellicole post-consumo e produrre una sostanza chimica che by-passa l’uso del petrolio. Miranda Wang, che ha fondato l’azienda con Jeanny Yao, fa sapere che nei test iniziali è stata raggiunta una conversione dei rifiuti plastici in prodotto fino al 70 per cento nel giro di 3 ore.

Il processo è semplice. Prima la plastica viene triturata e inserita in un contenitore di vetro, contenente un catalizzatore liquido trasparente a 120 gradi. In sostanza, quella di BioCellection è una tecnica di reflusso chimico per fornire energia alla reazione nel tempo. In primo luogo, la plastica viene triturata, dopo di che viene caricata in un contenitore di vetro, imbevuto di un catalizzatore liquido trasparente a 248 ° F. Essenzialmente, BioCellection impiega ciò che descrive come una tecnica di reflusso chimico per fornire energia alla reazione nel tempo.

Sono stati necessari centinaia di esperimenti prima di identificare il catalizzatore in grado di tagliare le catene polimeriche aperte per innescare una reazione a catena intelligente, a pressione atmosferica e a una temperatura che un bollitore d’acqua può gestire.

Una volta che il polimero si rompe in pezzi con meno di 10 atomi di carbonio, l’ossigeno dell’aria si aggiunge alla catena e forma acidi organici che possono essere raccolti, purificati e utilizzati per creare nuovi prodotti. I ricercatori americano ora stanno cercando di applicare il metodo anche ad altri tipi di plastica. E i risultati sulle plastiche rigide come il polipropilene e il polietilene tereftalato (il PET delle bottiglie per bevande) sono promettenti.

I californiani vanno anche oltre la ricerca pura. Nello stabilimento di BioCellection già a partire dall’anno prossimo entrerà in funzione una macchina in grado di triturare 5 tonnellate di plastica al giorno.


fonte: www.rinnovabili.it

La ragazza di 23 anni che ha scoperto il segreto per decomporre la plastica (e trasformarla in molecole organiche)



















Eterna plastica? Una ragazza di appena 23 anni, Miranda Wang, ha trovato il modo per degradarla ottenendo dei prodotti utilizzabili per molte applicazioni (senza usare il petrolio). Una tecnologia (da cui è stata fondata la compagnia specializzata BioCellection) che su larga scala potrebbe ridurre significativamente la plastica indistruttibile che affligge i nostri mari (e non solo).
Le materie plastiche sono fatte di lunghissimi polimeri, ovvero catene di composti chimici tutti uguali, quasi mai biodegradabili e quindi quasi permanenti nell’ambiente. Ma la chiave per la loro “distruzione” sembra essere l’utilizzo di un catalizzatore, ovvero di una molecola che rende la reazione di “taglio” molto più rapida ed economica.
I batteri presenti naturalmente non ce la fanno e anche per la chimica ci sono diversi problemi, salvo qualche caso in fase di studio che coinvolge l’utilizzo di enzimi. Il problema nasce dalla difficoltà di spezzare le catene fatte da legami tra atomi di carbonio molto stabili. Per riuscirci sono necessarie alte temperature, ma queste implicano costi elevati ed emissioni in atmosfera non molto amiche dell’ambiente.
La soluzione (forse)? “Abbiamo identificato un catalizzatore che taglia le catene polimeriche per innescare una reazione a catena intelligente, a pressione atmosferica e ad una temperatura che può essere gestita da un bollitore – si legge sul sito della società - Una volta che il polimero si rompe in pezzi con meno di 10 atomi di carbonio, l’ossigeno dell’aria si aggiunge alla catena e forma preziose specie di acidi organici che possono essere raccolte, purificate e utilizzate per realizzare i prodotti che amiamo”.
I catalizzatori sono molecole che facilitano reazioni molto complesse, agendo in diversi modi ma con un medesimo principio di base, ovvero modificandone il meccanismo. Procedendo in maniera diversa tutto cambia e, se il catalizzatore è veramente efficace, si registra una velocità maggiore, magari con temperature e pressioni più basse, quindi con costi inferiori. Ulteriore vantaggio: il catalizzatore può essere recuperato a fine reazione per molti cicli consecutivi.
plastica catalizzatore
La tecnologia proposta da Miranda Wang promette inoltre apparati semplici e quindi potenzialmente industrializzabili, nonché il recupero di prodotti utili per altre applicazioni e soprattutto non derivati dal petrolio, aggiungendo un altro vantaggio per l’ambiente.
“Il nostro prodotto è una miscela di esteri dibasici contenenti da 4 a 9 atomi di carbonio – si legge ancora sul sito - Nessun altro team ha creato tali prodotti dai rifiuti di plastica post-consumo! Gli eteri sono prodotti oggi utilizzando petrolio e sono essenziali per ottenere svariati tessuti e materiali. La nostra innovazione utilizza i rifiuti di plastica sostituendo il petrolio come risorsa per filiere sostenibili.





La società condurrà una dimostrazione pilota del proprio processo il prossimo ottobre convertendo 17 tonnellate di rifiuti di plastica in 6 tonnellate di sostanze chimiche di valore in 3 mesi. Successivamente il team ha in programma di costruire un apparato più grande per continuare a riciclare i materiali ed espandere la propria ricerca includendo il riciclo anche di altri materiali plastici.

fonte: https://www.greenme.it