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Coldiretti pubblica la blacklist dei cibi più contaminati da residui chimici


Sulla base delle analisi dell’Efsa, Coldiretti ha presentato la blacklist dei cibi più contaminati da residui chimici, micotossine, additivi e coloranti. Si va dai broccoli cinesi al basilico indiano fino alle fragole e alle arance dell’Egitto.
Sul gradino più alto del podio svettano i broccoli della Cina, considerati il prodotto meno sicuro tra quelli esaminati, con il 92 per cento dei campioni risultati irregolari. Al secondo e terzo posto, il prezzemolo del Vietnam e il basilico dell’India, rispettivamente con il 70 e il 68 per cento delle analisi risultate positive alla presenza di residui chimici in quantità sopra i limiti di legge. A ruota, le melagrane dell’Egitto, il peperoncino della Thailandia, la menta del Marocco, i meloni della Repubblica Domenicana, le fragole dell’Egitto, i piselli del Kenya e, al decimo posto, le arance egiziane.

blacklist cibi più contaminati
Coldiretti ha elaborato la lista dei cibi stranieri più contaminati sulla base delle analisi dell’Efsa, 
Autorità europea per la sicurezza alimentare © Getty Images

Nella maggioranza dei broccoli cinesi è stata trovata una concentrazione superiore alla norma di Acetamiprid (insetticida neonicotinoide che può avere effetti sul sistema nervoso umano nella fase di sviluppo), Chlorfenapyr (pesticida), Carbendazim (fungicida sistemico vietato in Italia perché considerato cancerogeno) Flusilazole (pesticida) e Pyridaben (acaricida).

Nel prezzemolo vietnamita i residui segnalati appartengono a Chlorpyrifos (pesticida accusato di interferire con lo sviluppo cognitivo dei bambini, soprattutto maschi), Profenofos (insetticida), Hexaconazole (fungicida), Phentoate e Flubendiamide (insetticidi), mentre il basilico indiano contiene Carbendazim, sostanza vietata in Italia perché considerata cancerogena.

Non stupisce, secondo Coldiretti, che sia stata proprio la Cina a piazzarsi in vetta alla classifica, poiché il gigante asiatico anche nel 2015 ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari proprio per la contaminazione da sostanze chimiche di sintesi. Su 2.967 allarmi totali per irregolarità segnalati in Europa, 386 hanno riguardato prodotti cinesi. Nello stesso anno, Pechino ha quintuplicato (+379 per cento) le esportazioni verso l’Italia di concentrato di pomodoro, arrivando a coprire il 10 per cento della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente.

pomodori cinesi
Nel 2015 la Cina ha quintuplicato (+379 per cento) le esportazioni di concentrato di pomodoro verso l’Italia © Getty Images

Spiega Coldiretti che nella blacklist dei cibi più contaminati “è risultato irregolare il 15 per cento della menta del Marocco, un altro Paese a cui sono state concesse agevolazioni dall’Unione europea per l’esportazione di arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva e pomodori da mensa che hanno messo in ginocchio le produzioni nazionali. L’accordo con il Marocco è fortemente contestato dai produttori agricoli proprio perché nel Paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa”.

“Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri”, ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo precisando che “bisogna liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale, ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini”.

fonte: www.lifegate.it

Terni, terre contaminate, sindaco: “Non risultano coltivazioni”, ma le foto lo smentiscono


terreni contaminati vocabolo Fiori (11)
Terreni ad alta presunzione di contaminazione, dove sono stati sotterrati rifiuti di ogni tipo e poi, in diversi casi, vi si è cominciato a coltivare sopra. Il Comune di Terni era intervenuto solo dopo diversi mesi dallo scoppio del caso annunciando un’ordinanza per vietare le coltivazioni in alcune delle zone. Nessun provvedimento era però stato annunciato per due zone di vocabolo Fiori dove, per un secolo, sono stati sotterrati rifiuti industriali e speciali e dove da diversi anni sono presenti degli orti. Oggi è stata pubblicata l’ordinanza del sindaco Leopoldo Di Girolamo nella quale, oltre a ciò che ci si attendeva, è sorprendente leggere che nell’area Fiori “non risultano presenti attività agricole”.
Una frase stupefacente poiché già in un articolo dello scorso settembre, Terni Oggi aveva pubblicato una foto che mostrava elementi di un’attività agricola in essere. Nello stesso articolo, ed in altri pubblicati nelle settimane seguenti, c’erano inoltre le foto satellitari che mostravano i gradoni realizzati dagli agricoltori e la terra lavorata.
Le foto già pubblicate mesi fa:
Soprattutto, è sufficiente dare un’occhiata anche in pieno inverno per rendersi conto che quei terreni sono coltivati. In un contesto di generale degrado, si intravedono infatti delle piantine di almeno due diversi tipi di ortaggi. Ci sono poi una serie di recinzioni e strutture messe in piedi con materiali di scarto. Ecco le foto scattate ad inizio febbraio:
ORDINANZA Nell’ordinanza il sindaco ordina “ai proprietari dei terreni ricadenti, anche in parte, all’interno dei siti Ex discarica di Maratta 1 e 2 e del sito ex cava Sabbione:
1) di non procedere alla coltivazione di prodotti destinati all’alimentazione umana o animale;
2) di non emungere acqua dal sottosuolo né ai fini idropotabili né per l’irrigazione di colture destinate all’alimentazione umana o animale.
I suddetti divieti avranno vigenza fino alla conclusione delle operazioni prescritte dal piano sopra indicato”.
Nessun divieto quindi per vocabolo Fiori: gli agricoltori potranno continuare a coltivare sopra a secolari discariche. E gli “ortaggi fantasma”, quelli che si vedono nelle foto ma che non esistono nelle carte del Comune, potranno anche finire sulle tavole dei ternani, nel caso gli agricoltori decidano di metterli in vendita.

fonte: http://www.ternioggi.it