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Rinnovabili, Kyoto Club: Dl Semplificazioni frena lo sviluppo

Dl Semplificazioni e fonti rinnovabili, critiche dal fronte ambientalista dopo l'approvazione al Senato del provvedimento




Diverse le novità introdotte dal Dl Semplificazioni, anche sul fronte delle energie rinnovabili. Dopo il passaggio al Senato molti emendamenti hanno arricchito il disegno di legge, che già poteva contare su misure come l’articolo 56 (relativo alla VIA). Un provvedimento che trova però l’opposizione di vari esponenti dell’ambientalismo italiano.

L’articolo 56 del Dl Semplificazioni modifica le procedure per il rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale. Nello specifico per quei casi riguardanti l’ammodernamento di impianti esistenti. Dopo l’approvazione definitiva oggetto della VIA sarà soltanto la variazione generata col nuovo progetto (rispetto alla situazione precedente l’intervento).

Introdotta anche la “dichiarazione di inizio lavori asseverata”, in analogia con la CILA. I lavori non saranno sottoposti a valutazioni ambientali e paesaggistiche, purché risultino con impatto quasi nullo e privi di effetti urbanistici. Il senatore pentastellato Gianni Girotto ha sottolineato l’introduzione, durante il passaggio al Senato, di misure specifiche per il fotovoltaico. Inserito:

Il riconoscimento dell’incentivo per gli impianti fotovoltaici che saranno realizzati sulle cave e le discariche.

Tutt’altro che positivo è stato il commento del mondo ambientalista italiano. A cominciare da Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club e nel direttivo di Legambiente. Nessuna proposta delle associazioni è stata accolta, sottolinea Ferrante, mentre sarebbero state introdotte misure a favore del comparto petrolifero.

Ferrante rimprovera al Governo l’aver ignorato alcune proposte come la semplificazione per il rinnovo dei parchi eolici esistenti. Inascoltati anche i suggerimenti in materiali di piccoli impianti geotermici o idroelettrici. Il tutto mentre le rinnovabili risultano ancora appesantite, prosegue il vicepresidente del Kyoto Club, da procedure autorizzative macchinose. Al contrario, ha concluso Ferrante, il Dl Semplificazioni introdurrebbe:

Ulteriori facilitazioni a favore del comparto petrolifero: royalties più basse sulle trivellazioni a terra e in mare, meno vincoli autorizzativi per la costruzione di nuovi oleodotti.

fonte: www.greenstyle.it


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Senza bonifiche Il decreto Semplificazioni si è dimenticato dell’ambiente e della partecipazione pubblica

Un dossier redatto da 160 associazioni e comitati di livello nazionale e interregionale denuncia le storture del testo approdato in Senato in materia di risanamento dei territori, impatto ambientale e coinvolgimento dei cittadini

















«Il decreto-legge Semplificazioni contiene norme che ritardano o addirittura annullano le bonifiche dei siti inquinati e dimezzano i tempi già oggi molto risicati per la partecipazione dei cittadini nelle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale». Sono questi i due punti più criticati dal dossier “Decreto Semplificazioni, così sono devastazioni” redatto da 160 associazioni e comitati di livello nazionale e interregionale (tra cui Isde-Associazione Medici per l’Ambiente e Medicina democratica Onlus) e inviato a tutti i parlamentari italiani.

L’analisi comprende anche 34 proposte di modifica delle criticità riscontrate nel testo. Criticità che in primis, secondo quanto sottolineato dalle associazioni ambientaliste, indeboliscono la legislazione specifica per le bonifiche dei siti gravemente inquinati in Italia (41 di competenza del Ministero dell’Ambiente e 17 di competenza regionale).
«Con l’articolo 53 comma 4-quater la bonifica delle acque sotterranee può sostanzialmente venire addirittura bypassata con la previsione di poter ottenere il certificato di avvenuta bonifica anche per il solo suolo» spiega a Linkiesta Augusto De Sanctis, del Forum H20. «Questo significa che un azienda o un privato che inquina un‘area può bonificare soltanto il terreno in superficie, procedimento meno costoso di quello per le falde sotterranee, con contestuale svincolo delle garanzie finanziarie. Ovvero in caso di fallimento degli inquinatori si rischia che sia lo Stato a doversi accollare i costi della bonifica totale» continua De Sanctis.
Al principio “chi inquina paga” con il decreto-legge Semplificazioni si preferisce dunque una bonifica parziale e certamente meno costosa. Vengono infatti annullate anche le procedure di semplificazione già approvate nel 2014: «Non importa quindi se stiamo parlando dei Siti di interesse nazionale (Sin), dei luoghi riconosciuti come i più inquinati d’Italia – dice De Sanctis -, il decreto prevede che si agisca come se si trattasse di un sospetto di inquinamento in qualsiasi altra area del paese.

Chi ha inquinato deve solo presentare, invece dell’analisi approfondita e puntuale dell’area, una più semplice e blanda “indagine preliminare”, con un campionamento a maglie larghe per valutare i livelli di contaminazione». Il che paradossalmente complica l’iter di bonifica, introducendo un nuovo passaggio (quello dell’indagine preliminare) ed escludendo le procedure semplificate introdotte nel 2014 all’art.242bis, che per definizione prevedono la velocizzazione delle bonifiche.
I rilievi, si legge nel documento, nella pratica verranno realizzati con sezioni di centinaia di metri, per cui in alcuni siti vi è pure il rischio che lotti contaminati possano sfuggire. «Basta scavare 20 metri più in là rispetto ad una fossa in cui sono stati sotterrati rifiuti per non accorgersi della loro presenza, dichiarando così non contaminata un’area che invece lo è» aggiunge l’attivista.
Questo vale anche per l’Ilva di Taranto, l’ex Sitoco di Orbetello o le ex discariche di Poggio ai venti a Piombino: tutti siti di interesse nazionale che nonostante il loro livello di inquinamento verranno trattati «come una qualsiasi pompa di benzina». Le modifiche alle normative sono però state accolte con entusiasmo dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che sui social si dice soddisfatto di questo decreto che permetterà bonifiche più veloci. «Forse sarà così, ma non saranno vere bonifiche» ritiene invece De Sanctis.
Quanto alla partecipazione pubblica,secondo le associazioni più impegnate nei territori locali come le Mamme NoPfas del Veneto il decreto legge riduce gli spazi di azione di cittadini e comitati accorciando i termini temporali per presentare le osservazioni. Tempi di fatto dimezzati da 60 a 30 giorni, ad esempio, nel caso della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nazionale tramite conferenza dei servizi simultanea. «Per analizzare e commentare documenti lunghi e complessi i cittadini devono trovare tempo, competenze e un’organizzazione per intraprendere quest’attività. Così facendo si elimina questo diritto» assicura De Sanctis.
Il decreto semplificazioni andrà convertito in legge per metà settembre, con in mezzo il “buco” della pausa estiva. Il dossier propone quindi alcune modifiche da fare in extremis, come abrogare gli articoli e i commi che lasciano agli inquinatori campo aperto e allo Stato nessuna garanzia economica, e l’introduzione di «norme operanti da anni in alcune regioni che rendano le procedure di bonifica e di valutazione ambientale realmente efficaci ed efficienti».

fonte: https://www.linkiesta.it



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End of Waste, pronto l’emendamento al Dl Semplificazioni

Terza versione per il provvedimento che dovrebbe definire i criteri “per la cessazione della qualifica di rifiuto”
















Nuova versione per il provvedimento di disciplina dell’End of Waste (EOW). Dopo i primi tentativi legislativi andati a vuoto, è stato depositato ieri in Senato un emendamento al Dl Semplificazioni finalizzato a definire i criteri “per la cessazione della qualifica di rifiuto”. La proposta di modifica, a prima firma dei senatori leghisti Arrigoni e Briziarelli, interviene su una questione aperta oramai dal 2015, ossia come gestire le autorizzazioni al riciclo di quei prodotti che non possiedono ancora una normativa ad hoc.

Il caso era scoppiato circa tre anni fa con il primo centro italiano di riciclo dei pannolini; il suo gestore, Contarina spa, si era visto negare l’autorizzazione all’operatività da parte della Regione Veneto proprio per la mancanza di un provvedimento nazionale dedicato questo rifiuto. La vicenda finì prima davanti al TAR poi al Consiglio di Stato che sentenziarono a favore della Regione. “La Direttiva UE […] non riconosce il potere di valutazione ‘caso per caso’ ad enti e/o organizzazioni interne allo Stato, ma solo allo Stato medesimo”, spiegavano a marzo 2018 i giudici di Palazzo Spada.

In altre parole, secondo il Consiglio solo il Governo può stabilire i criteri di End of Waste e dunque quali rifiuti siano destinati al recupero di materia. Il motivo? In assenza di un provvedimento di armonizzazione di livello statale, deferendo alle Regioni la potestà decisionale su tali criteri non verrebbe garantito in modo uniforme sul territorio nazionale lo stesso livello di tutela per l’ambiente e la salute umana.

Per sbloccare la situazione, il nuovo Governo ha promesso fin dalle prime battute un intervento legislativo attraverso cui istituire meccanismi per la cessazione della qualifica di rifiuto «caso per caso». Le prime due versioni (un emendamento al decreto semplificazioni e uno alla legge di Bilancio) tuttavia sono state bocciate. La nuova modifica approda oggi al Dl Semplificazioni, affermano i firmatari, “con l’obiettivo di risolvere definitivamente un problema che da mesi preoccupa il mondo produttivo, le amministrazioni e l’associazionismo ambientale”. 

Spiega il Sottosegretario Vannia Gava e i senatori della Lega che hanno lavorato al testo “L’economia circolare basata sul riciclo dei rifiuti ha subito una pesante battuta di arresto determinata dalla sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2018, che è diventata insostenibile creando una situazione in evidente contrasto con quanto previsto e richiesto dalla normativa europea. Si rischia il collasso non solo del settore del riciclo e delle raccolte differenziate, ma anche di altri settori produttivi perché gli spazi in discarica si stanno esaurendo e di conseguenza stanno aumentando i costi di gestione dei rifiuti per famiglie e imprese”.

L’emendamento introduce le condizioni per la cessazione della qualifica di rifiuto e specifici criteri per la loro attuazione uniforme da parte delle autorità competenti, ossia le Regioni, su tutto il territorio. Si va dall’individuazione dei materiali scartati ammissibili ai fini dell’operazione di recupero, ai processi e le tecniche di trattamento consentiti fino ai criteri di qualità per i materiali di cui è cessata la qualifica di rifiuto. Il testo propone anche l’istituzione presso il Ministero dell’Ambiente, del Registro Nazionale degli impianti autorizzati al fine di garantire massima trasparenza e pubblicità.

fonte: www.rinnovabili.it