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Tesla, i Supercharger alimentati solo con fonti rinnovabili

Tesla, Supercharger alimentati solo con fonti rinnovabili: è questa la promessa di Elon Musk, per rendere le auto elettriche più verdi.



Tesla vuole alimentare i suoi Supercharger unicamente con fonti rinnovabili, affinché la ricarica delle auto elettriche sia il più verde possibile. È questo l’annuncio fatto dall’azienda di Elon Musk in occasione dell’ultimo Earth Day, una dichiarazione in realtà passata un po’ in sordina e ripresa poi dalla redazione di ElecTrek.

Non è la prima volta che la società californiana annuncia di voler rendere completamente rinnovabile tutta la sua catena di approvvigionamento energetico, anche se il proposito non è al momento stato raggiunto. Se tutto dovesse procedere secondo i piani, Tesla potrebbe raggiungere il traguardo entro la fine del 2021.

Le auto elettriche rappresentano la soluzione oggi più immediata per ridurre le emissioni dovute ai trasporti. Durante il loro utilizzo, queste vetture non emettono infatti gas di scarico né anidride carbonica, non contribuendo così allo smog. Un certo quantitativo di CO2 è però rilasciato in fase di produzione delle vetture, mentre la ricarica potrebbe non sempre rappresentare una misura amica dell’ambiente. Se il veicolo viene infatti collegato a colonnine alimentate con energia derivata da fonti fossili, i vantaggi ambientali dovuti alla guida vengono annullati. Pertanto, anche la rete di ricarica deve risultare il più possibilmente rinnovabile.

Nel corso dell’ultimo Earth Day, Tesla ha confermato la volontà di rendere la sua rete Supercharger completamente alimentata da fonti rinnovabili. Lo ha affermato Justin Lange, a capo proprio della divisione Supercharger del gruppo, in un breve aggiornamento sui social network: 
"Tutta l’energia dei Supercharger sarà rinnovabile entro il 2021".

Per alimentare la propria rete di colonnine, Tesla solitamente si avvale della partnership con i produttori locali. A seconda delle tecnologie disponibili sul luogo di implementazione di ricarica, il gruppo di Elon Musk cerca di scegliere la fonte più sostenibile dal punto di vista ambientale. Ad esempio, in Canada ha avviato una collaborazione con Hydro Quebec per collegare tutti i Supercharger alla rete idroelettrica dell’operatore. In altri luoghi del mondo, però, questo non è sempre possibile.

Una delle soluzione che Tesla potrebbe adottare è l’implementazione di impianti fotovoltaici nei pressi delle stazioni di ricarica. Questa soluzione è in via di sperimentazione in California, dove alcuni centri Supercharger sono stati dotati di pannelli solari e grandi batterie per l’accumulo di energia, affinché la ricarica delle auto elettriche non pesi troppo sul network locale.

Fonte: ElecTrek



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Tesla: Elon Musk presenta i dettagli della nuova Gigafactory



Gigafactory, atto primo. Entro una manciata di ore Elon Musk inaugurerà in forma ufficiale una prima porzione del megacomplesso situato nel deserto del Nevada, progettato e realizzato in partnership con Panasonic per la produzione di batterie da destinare all’alimentazione delle auto elettriche.
Un progetto ambizioso che in termini di cifre si traduce, secondo le stime del fondatore di Tesla, in una produzione a pieno regime nell’ordine di celle per 35 Gigawattora e 50 Gigawattore di accumulatori, che serviranno all’alimentazione di 500.000 autoveicoli elettrici all’anno.
La Gigafactory Tesla si trova a una ventina di miglia ad est di Sparks (Nevada), in mezzo alla terra rossa del deserto. La decisione di impiantare una propria area produttiva per gli accumulatori, ha sempre indicato Elon Musk, deriva dalla necessità di soddisfare il proprio programma di realizzazione di 500.000 autovetture all’anno.
Una volta completata la Gigafactory si estenderà su quasi 540.000 metri quadri. Dal punto di vista estetico Elon Musk, che non si è mai lasciato tentare dall’understatement, promette che il megacomplesso sarà “Bello e accattivante”. Il progetto prevede la realizzazione di un edificio a forma di gioiello, sormontato da un tetto ricoperto di pannelli solari per l’alimentazione delle attrezzature.
I lavori di realizzazione della Gigafactory hanno avuto inizio nel 2014. Il fondatore e numero uno di Tesla promette che la produzione delle batterie avrà inizio l’anno prossimo. Una dichiarazione a tutt’oggi accolta come “ottimistica” da parte della stampa d’Oltreoceano, dato che attualmente la Gigafactory del Nevada risulta completata al 14%; tuttavia occorre tener presente che un migliaio di persone vi lavorano sette giorni su sette per accelerare al massimo i tempi di edificazione.
Gran parte della produzione delle batterie avverrà attraverso un ampio ricorso all’automatizzazione. Tuttavia i robot non potranno effettuare l’intero processo di lavorazione: per questo è già stato indicato che la Gigafactory impiegherà circa 6.500 persone quando la produzione sarà a pieno regime.
Il rapido completamento della Gigafactory è essenziale nei programmi Tesla a breve termine: la factory californiana possiede sul proprio taccuino delle priorità l’avvio in produzione della attesissima Tesla Model 3, che inizierà a circolare su strada nel 2018 e per la quale si vuole arrivare a un monte produzione di 500.000 unità già nel primo anno.
In questo senso l’unico modo per agguantare l’ambizioso risultato sarà aumentare in maniera notevole la produzione delle batterie, anche per abbatterne i costi di realizzazione. È chiaro, a questo proposito, che la domanda globale di batterie agli ioni di litio – da tempo utilizzate per qualsiasi device e utensile, dagli attrezzi da lavoro ai cellulari ai veicoli – crescerà tanto più quanto le case automobilistiche produrranno auto elettriche e ibride.
La Tesla Model 3 (le linee – guida si mantengono su un prezzo di vendita da 35.000 dollari) dall’autonomia annunciata in circa 340 km porta in dote 373.000 preordinazioni. L’identità stilistica della Model 3 in chiave definitiva (vale a dire quella che andrà effettivamente in produzione) sarà delineata con precisione più avanti.
Lo stesso Elon Musk al momento del “taglio del nastro in anteprima” alla Gigafactory si è limitato ad indicarne un Cx di 0,21, e ad anticiparne una serie di modifiche di dettaglio per la parte frontale.
Già definiti, negli intenti, i traguardi monetari che la Tesla Model 3 sarebbe in grado di produrre una volta a pieno regime: si vuole (appunto, con le 500.000 unità all’anno) un fatturato pari a 20 miliardi di dollari e profitti per 5 miliardi.

fonte: http://www.greenstyle.it/

Elon Musk e il sogno degli Usa alimentati al 100% da energia solare


elonmusk
I grandi influencer del mondo, mentre era in corso la COP 21 di Parigi, hanno parlato dei cambiamenti climatici. Elon Musk l’ha fatto nella capitale francese, alla Sorbona. Ecco la sua visione di come si potrebbe traghettare il mondo verso un futuro sostenibile. Primo step: Usa al 100% alimentati a energia solare.
Elon Musk ormai non ha bisogno di presentazioni. E’ un visionario, che ha infilato una serie di successi notevoli. E’ anche stato un mediocre attore. Passa sicuramente gran parte del suo tempo a pensare a come il mondo potrebbe essere migliorato.
Recentemente ha offerto la sua soluzione per alimentare gli Usa grazie all’energia solare e tutto ciò che propone sembra per giunta sensato. Secondo Musk, un’area grande come lo Utah o il Nevada sarebbe l’unico elemento necessario, basterebbe che il governo si decidesse ad investire in infrastrutture. In 15 anni il sogno diventerebbe realtà. Ma è davvero possibile? Elon Musk si è rivolto ancora una volta a politici e business leader a Parigi, il 2 dicembre scorso. Il Ceo di Tesla e SpaceX ha suggerito proprio questa idea: una piccola porzione di territorio potrebbe essere utilizzata per catturare i raggi del sole e convertirli in energia per alimentare l’intera nazione. Alla base, ci sono teorie scientifiche, ovviamente. Negli Usa il sole batte abbastanza perché si possa trasformare in una quantità di energia capace di soddisfare la domanda degli abitanti. Ma al momento viene sprecata e l’energia solare è soltanto lo 0,39% del totale del consumo elettrico del paese.
A supporto del suo ragionamento, le mappe della Land Art Generator Initiative, che hanno mostrato come – considerando un tasso di conversione del 10% - basti un’area grande quanto circa la Spagna coperta da pannelli per rendere gli Usa dipendenti soltanto dall’energia solare.



Sembra un piano folle, ma tutto sommato nemmeno così tanto da non poter essere considerato. Qualcuno raccoglierà l’idea? D’altra parte si tratta di un interlocutore non di poco conto, che intanto punta a raddoppiare la sua mega fabbrica di batterie in Nevada, convinto che il futuro della mobilità sia soltanto uno: quello libero dalle fonti fossili. 

fonte: http://www.greenbiz.it 


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