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Rapporto Ambiente – SNPA Edizione 2018


















Il Rapporto Ambiente – SNPA nasce nell’ambito del SNPA per un’ampia ed efficace divulgazione dei dati e dell’informazione ambientale prodotta da ISPRA e dalle ARPA/APPA. La base dati è l’Annuario dei dati ambientali ISPRA. Il Rapporto è realizzato in un unico volume strutturato in tre parti. La prima descrive le realtà regionali attraverso l’analisi di 16 indicatori; la seconda è composta da brevi articoli che riguardano attività SNPA particolarmente rilevanti e di interesse per la collettività; la terza consiste in brevi articoli riguardanti specificità regionali.








fonte: http://www.snpambiente.it

Ispra: Rapporto Rifiuti Urbani - Edizione 2018



Il Rapporto Rifiuti Urbani 2018, giunto alla sua ventesima edizione, è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale per il Ciclo dei Rifiuti dell’ISPRA, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art. 189 del d.lgs. n. 152/2006. Fornisce i dati, aggiornati all’anno 2017, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario.
Pubblicazione disponibile solo in formato elettronico

Scarica la pubblicazione (pdf - 22 Mb)
fonte: http://www.isprambiente.gov.it

RAEE: oltre 105 mila le tonnellate gestite da Ecodom nel 2018

Gestiti da Ecodom nel 2018 RAEE, rifiuti elettronici, per oltre 105 mila tonnellate: ecco il bilancio presentato dal consorzio italiano.















Hanno superato quota 105 mila le tonnellate di RAEE gestite nel 2018 da Ecodom. Il principale consorzio italiano impegnato nella gestione dei rifiuti elettronici ha presentato il suo resoconto per l’anno appena concluso, il cui bilancio corrisponde al peso di 232 treni FrecciaRossa 1000 da 8 carrozze o in alternativa a quello di 292 Airbus A380.

I RAEE domestici gestiti da Ecodom sono per la maggior parte (62%) di categoria R2 (lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie, ma anche forni, cappe, stufe elettriche, boiler e forni a microonde). A seguire (35%) gli R1 (frigoriferi, congelatori, grandi elettrodomestici per la refrigerazione, la conservazione e il deposito di alimenti), mentre il restante 3% è riferito a monitor, tv e apparecchiature illuminanti.
Dai RAEE gestiti Ecodom ha ricavato 62.758 tonnellate di ferro (8 volte il peso della Torre Eiffel), 1.951 tonnellate di alluminio (equivalenti a 2,3 milioni di caffettiere), 2.098 tonnellate di rame (23 volte il peso del rivestimento della Statua della Libertà) e 10.882 tonnellate di plastica (30,2 milioni di cestini da ufficio). Risparmiati grazie al recupero di questi materiali 111.441.572 kWh di energia elettrica e l’immissione in atmosfera di 785.091 tonnellate di CO2. Ha dichiarato Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom:

"I risultati 2018 di Ecodom confermano un primato che dura ormai da undici anni; ma più che dei risultati quantitativi, siamo particolarmente orgogliosi delle performances qualitative della nostra attività, sia perché il corretto trattamento dei RAEE attuato dal Consorzio ha consentito di recuperare quasi il 90 % di materie prime seconde, sia perché su un totale di circa 45.000 ritiri dai Centri di Raccolta effettuati nel 2018 nel 99,8% dei casi abbiamo rispettato i tempi concordati tra il Centro di Coordinamento RAEE e ANCI.
L’Europa però impone al nostro Paese traguardi sempre più sfidanti: nel 2019 il target di raccolta sarò pari al 65% dell’immesso sul mercato. E’ quindi indispensabile che lo Stato italiano intervenga per intercettare i flussi di RAEE gestiti al di fuori del controllo dei Sistemi Collettivi e che introduca sanzioni amministrative e penali commisurate all’entità sia dei profitti illeciti sia dei danni ambientali e sociali provocati."

fonte: https://www.greenstyle.it

Rifiuti Urbani, Ispra: “Differenziata Al 55% Ma Servono Impianti”
















E’ giunta alla sua ventesima edizione la presentazione del Rapporto Rifiuti Urbani redatto dall’Ispra, cioè il centro di ricerca del ministero dell’Ambiente. Il rapporto è stato presentato al Senato, alla presenza del sottosegretario del ministero dell’Ambiente Salvatore Micillo e del presidente della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Stefano Vignaroli. I numeri, aggiornati al 2017, riguardano produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, import ed export e tariffazione.
PRODUZIONE - Dalle pagine del Rapporto emerge che nei 28 Paesi europei, nel 2016, sono stati prodotti circa 346,6 milioni di tonnellate, in aumento dello 0,7% rispetto al 2015. L’Italia produce 30,1 milioni di tonnellate, il 2% in più rispetto all’anno precedente, corrispondente a un pro capite di 497 kg/abitante per annodi poco superiore alla media degli altri Paesi europei. Per quanto riguarda la gestione di questi rifiuti, dal rapporto emerge che il 30% dei rifiuti urbani gestiti nei 28 Stati membri è stato avviato a riciclaggio, il 16,6% a compostaggio e digestione anaerobica, mentre il 28,5% e il 25% sono, rispettivamente, inceneriti e smaltiti in discarica. Per quanto riguarda l’Italia, invece, il 29% dei rifiuti urbani è avviato a riciclaggio, il 21% a compostaggio e digestione anaerobica, il 22% a incenerimento e il 28% a discarica. Ma la novità è che nel 2017 la produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta 29,6 milioni di tonnellate, facendo rilevare una riduzione dell’1,7% rispetto al 2016. Il calo della produzione dei rifiuti urbani si riscontra in tutte le macroaree geografiche, risultando pari al -2,2% nel Sud, al -2% nel Centro e al -1,4% nel Nord. In valore assoluto, il nord Italia produce quasi 14 milioni di tonnellate, il Centro 6,5 milioni di tonnellate e il Sud 9,1 milioni di tonnellate. I maggiori valori di produzione pro capite, con 642 chilogrammi per abitante per anno, si rilevano per l’Emilia Romagna, il cui dato risulta comunque in calo dell’1,7% rispetto al 2016. Il più alto valore di produzione pro capite si riscontra per la provincia di Rimini, con 727 chilogrammi per abitante per anno, dato comunque in calo (-1,7%) rispetto ai 740 del 2016.
RACCOLTA DIFFERENZIATA - Cresce, anche se di poco, la percentuale di raccolta differenziata pari al 55,5%. In valore assoluto, la raccolta differenziata si attesta a circa 16,4 milioni di tonnellate, aumentando di poco più di 600 mila tonnellate rispetto al 2016. Nel Nord, la raccolta complessiva si colloca a circa 9,2 milioni di tonnellate, nel Sud a 3,8 milioni di tonnellate e nel Centro a 3,4 milioni di tonnellate. Tali valori si traducono in percentuali, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea, pari al 66,2% per le regioni settentrionali, al 51,8% per quelle del Centro e al 41,9% per le regioni del Mezzogiorno. La regione più virtuosa è il Veneto con il 73,6% di raccolta differenziata, seguita dal Trentino Alto Adige con il 72%, Lombardia con il 69,9% e Friuli Venezia Giulia con il 65,5%. Tutte queste regioni superano, pertanto, l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. Si collocano al di sopra del 60% di raccolta differenziata l’Emilia Romagna (63,8%), le Marche (63,2%), la Sardegna (63,1%), l’Umbria (61,7%) e la Valle d’Aosta (61,1%), e al di sopra del 55% (valore medio nazionale) il Piemonte (59,3%) e l’Abruzzo (56%). Toscana e Campania fanno rilevare percentuali di raccolta rispettivamente pari al 53,9% e 52,8%.  Nel complesso, pertanto, sono 13 le regioni che raccolgono in maniera differenziata oltre la metà dei rifiuti urbani annualmente prodotti. La Liguria fa registrare una percentuale del 48,8%, il Lazio del 45,5% e la Basilicata, con una crescita di oltre 6 punti rispetto al 2016, del  45,3%. Superiore al 40% è la percentuale della Puglia (40,4%, +6 punti rispetto al precedente anno) e prossima a tale valore quella della Calabria (39,7%, +6,4 punti). Il Molise supera per la prima volta la soglia del 30%, attestandosi al 30,7%. La Sicilia, con il suo 21,7%, è la regione meno virtuosa e per quest’ultima regione, le cui percentuali sono ancora lontane dagli obiettivi della normativa, si rileva una crescita di 6,3 punti rispetto alla percentuale del 2016 (15,4%).
Per quanto riguarda le singole frazioni merceologiche, si registra una raccolta della frazione organica pari a 6,6 milioni di tonnellate, con un aumento dell’1,6% rispetto al 2016. Si tratta dell’incremento più contenuto dal 2010: fino al 2016 si era, infatti, rilevata una crescita media annua del 7,7%, con un valore massimo del 9,6% tra il 2013 e il 2014. La seconda tipologia più raccolta in modo differenziato è la carta e il cartone, con 3,3 milioni di tonnellate e una crescita dell’1,8% rispetto al 2016, segue il vetro,  con oltre 2 milioni di tonnellate e una crescita dell’8,2% rispetto al 2016. Per la plastica si osserva, tra il 2016 e il 2017, un aumento del 3,2%, con un quantitativo complessivamente intercettato pari a 1,3 milioni di tonnellate, mentre per i rifiuti in legno, il cui ammontare raccolto è di 800 mila tonnellate, la crescita è pari all’8,2%.
GLI IMPIANTI – Gli impianti che nel 2017 hanno gestito i rifiuti prodotti sono 644. Diminuisce il conferimento in discarica (-6,8%). I rifiuti smaltiti in discarica sono 6,9 milioni di tonnellate e fanno registrare una riduzione del 6,8% rispetto al 2016 (circa 500 mila tonnellate).   Analizzando il dato per macroarea geografica, si osserva una sostanziale stabilità al Nord (+2%), mentre al Centro (-14%) ed al Sud (-7%) si registrano riduzioni sostenute. Sono 123 discariche che hanno ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano; 11 in meno rispetto al 2016Il 93% dei rifiuti urbani smaltiti in discarica sono preliminarmente sottoposti ad operazioni di trattamento sia di tipo meccanico che meccanico biologico, rispetto all’89% dello scorso anno si nota, dunque, un aumento di quattro punti percentuali.  L’analisi dei dati evidenzia che lo smaltimento in discarica interessa il 23% dei rifiuti urbani prodotti. 
Oltre 5,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sono recuperate in impianti di trattamento biologico (+3,2% rispetto al 2016); di questi circa 3,3 milioni di tonnellate sono avviati ad impianti di compostaggio, circa 2,4 milioni di tonnellate ad impianti di trattamento integrato aerobico/ anaerobico, mentre circa 288 mila tonnellate sono trattate in impianti di digestione anaerobica. In lieve diminuzione è il trattamento meccanico biologico dei rifiuti (-1%) utilizzato come forma di pretrattamento dei rifiuti da allocare in discarica.  Sul territorio nazionale sono stati censiti 130 impianti di trattamento meccanico biologico operativi: 40 al Nord, 37 al Centro e 53 al Sud.
L’incenerimento interessa circa 5,3 milioni di tonnellate con una flessione del 2,5% rispetto al 2016. Nel 2017 sono operativi 39 impianti dislocati soprattutto al Nord (85%) in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna. Dei quasi 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti avviati ad incenerimento oltre la metà è costituita da rifiuti urbani tal quali, la restante parte è rappresentata da rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani (frazione secca, CSS e, in minor misura, bioessiccato). Complessivamente vengono recuperati quasi 4,5 milioni di MWh di energia elettrica e 2 milioni di MWh di energia termica.
IMPORT/EXPORT DEI RIFIUTI - L’export dei rifiuti è superiore all’import. I rifiuti del circuito urbano esportati, sono circa  355 mila tonnellate. L’Austria e l’Ungheria sono i Paesi verso i quali esportiamo le maggiori quantità di rifiuti urbani, rispettivamente il 27,8% e il 13,1% del totale esportato. L’Italia esporta soprattutto Combustibile Solido Secondario (CSS) derivante dal trattamento di rifiuti urbani (37,1% dei rifiuti esportati, prodotti soprattutto da impianti situati in Friuli Venezia Giulia), frazioni merceologiche di rifiuti urbani da raccolta differenziata (18,8,% del totale, rappresentate prevalentemente da rifiuti di abbigliamento, carta e cartone), rifiuti urbani indifferenziati (14,3% del totale, prodotti nel Lazio ed esportati in Austria) e rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani (12,1% del totale esportato, prodotti principalmente in Campania). Sono circa 213 mila tonnellate i rifiuti del circuito urbano importati nel 2017. Il maggior quantitativo proviene dalla Svizzera, con circa 72 mila tonnellate, corrispondente al 33,6% del totale importato; seguono la Francia con il 19,7% e la Germania con il 15,2%. Circa la metà dei rifiuti provenienti dalla Svizzera, costituiti prevalentemente da rifiuti di imballaggio in vetro,  sono destinati ad impianti di recupero e lavorazione del vetro situati perlopiù in Lombardia. L’analisi dei dati evidenzia, inoltre, che la Lombardia è la regione che importa la maggiore quantità di rifiuti (oltre 88 mila tonnellate) il 41,4% del totale importato, seguita dalla Campania (39 mila tonnellate) con il 18,4% del totale e dal Veneto (28 mila tonnellate) con il 12,9% del totale.
RECUPERO DI RIFIUTI DA IMBALLAGGI - Il “pacchetto economia circolare” ha definito per gli imballaggi obiettivi di riciclaggio più ambizioni al 2025 e al 2030, rispetto a quelli ad oggi vigenti. Nel 2017, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio si attesta al 78% dell’immesso al consumo, stabile rispetto al 2016. In termini quantitativi, la carta è il materiale che mostra l’aumento più elevato seguita dal vetro, dal legno e dalla plastica. La percentuale di riciclaggio sull’immesso al consumo passa dal 66,9% del 2016 al 67,5% del 2017, quella del recupero energetico si mantiene stabile (circa 11%).
COSTI DI GESTIONE – Nel 2017,  il costo medio nazionale annuo pro capite è pari a 171,19 euro/anno, mentre i costi di gestione dei rifiuti indifferenziati e delle raccolte differenziate ammontano rispettivamente a 56,62 ed a 50,89 euro/anno, lo spazzamento e lavaggio delle strade a 21,25 euro/anno, i costi comuni a 34,38 euro/anno e, infine, i costi di remunerazione del capitale a 8,05 euro/anno. A livello territoriale il costo totale annuo pro capite, del servizio, risulta pari a 153,57 euro/abitante per anno al Norda 228,87 euro/abitante per anno al Centro ed a 181,01 euro/abitante per anno al Sud. Ispra ha anche condotto uno studio sui comuni che applicano il regime di Tariffazione puntuale dal quale è emerso che  i comuni che applicano il regime della tariffazione puntuale presentano un costo totale medio pro-capite a carico del cittadino inferiore rispetto ai comuni a Tari normalizzata. La città Trento, ad esempio, unica città capoluogo di regione ad adottare il sistema di tariffazione puntuale fa registrare, per l’anno 2017, uno dei costi pro capite più bassi, attestandosi a 152,11 €/abitante per anno, con un livello di raccolta differenziata pari al 79,3%.
fonte: http://www.riciclanews.it

Ispra presenta il Rapporto rifiuti urbani 2018





















Tutti i dati 2017 su produzione, raccolta differenziata, gestione, import/export dei rifiuti prodotti nelle città italiane. Sul portale “Catasto rifiuti” saranno disponibili gli aggiornamenti per regione, provincia e comune.
Nel 2018 giunge alla sua ventesima edizione il tradizionale report dell’Ispra che fornisce fino al dettaglio comunale la situazione dei rifiuti in Italia. Il Rapporto sarà presentato a Roma lunedì 10 dicembre presso l’Auletta dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio, 78. Il Convegno sarà introdotto dal Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente Salvatore Micillo, dal Presidente della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Stefano Vignaroli e dal Presidente dell’ISPRA e SNPA Stefano Laporta.
Saranno presentati i risultati del Rapporto sui rifiuti urbani dal Direttore del Centro Nazionale per il Ciclo dei Rifiuti dell’ISPRA, dr.ssa Rosanna Laraia. Le Conclusioni del Convegno saranno affidate al dr. Alessandro Bratti, Direttore Generale dell’ISPRA.
fonte: http://www.snpambiente.it

Spreco alimentare, italiani pentiti?

Solo il 7%, meno di un italiano su 10, si dichiara indifferente davanti allo spreco alimentare che ha procurato. E complessivamente 4 italiani su 10 (il 39%) dichiarano di sprecare meno di due anni fa. Sono alcune anticipazioni dai dati del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg













Spreco alimentare, l’inversione di tendenza sembra confermatasei italiani su 10 dichiarano di gettare il cibo ancora commestibile solo una volta al mese(17%), o addirittura più raramente (43%). Il 16% butta alimenti buoni una volta alla settimana e il 15% ogni due settimane. Ma quasi tutti - il 92% - si sentono tristi e in colpa quando si ritrovano a gettare il cibo. Solo il 7%, meno di un italiano su 10, si dichiara indifferente davanti allo spreco alimentare che ha procurato. E complessivamente 4 italiani su 10 (il 39%) dichiarano di sprecare meno di due anni fa. Sono alcune anticipazioni dai dati del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg, monitorati per la 9^ edizione della campagna Spreco Zero presentata stamane a Roma all’Anci dall’ideatore Andrea Segrè, con il presidente Anci Antonio Decaro e con Luca Falasconi, coordinatore del progetto 60 Sei Zero che affiancherà fino al 2019 la campagna, con la partecipazione speciale di Giobbe Covatta, vincitore del Premio Vivere a Spreco Zero 2018 nella categoria Testimonial. «Ma i dati reali sullo spreco, misurati attraverso il progetto Reduce e I Diari delle famiglie italiane, parlano ancora di 3 kg di cibo pro capite ogni mese gettato nella spazzatura – spiega il docente e agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna - In termini di costi, rapportato alle famiglie italiane questo si traduce in 8,5 miliardi € gettati ogni anno, lo 0,6% del Pil. Lo spreco si batte prevenendolo, e solo una capillare campagna di educazione alimentare puo’ favorire la svolta culturale».  

Con la campagna Spreco Zero 2018/2019, che si concluderà il 5 febbraio 2019 a Roma in occasione della 6^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco alimentare, riparte anche il Premio Vivere a Spreco Zero, promosso insieme al Ministero dell’Ambiente attraverso il progetto 60 Sei Zero, e in collaborazione con Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, e il network di buone pratiche Sprecozero.net. Un circuito di sensibilizzazione rivolto a enti pubblici, aziende, scuole e cittadini, sostenuto da Conad, Comieco, Camst, Conapi Mielizia, Alce Nero, Istituto Italiano Imballaggio Giò Style, e dalla media partnership di Radio2 Rai.  

«Spreco Zero 2018/2019 riparte dal Premio Vivere a Spreco Zero – spiega il docente e ricercatore Luca Falasconi, coordinatore del progetto 60 Sei Zero – Anche quest’anno nostri interlocutori di riferimento saranno i 7982 Comuni e le 20 regioni italiane, che invitiamo a volersi candidare segnalando le buone pratiche promosse nell’area amministrativa di riferimento per la prevenzione e il recupero degli sprechi alimentari. Ma come sempre ci rivolgiamo anche alle aziende, alle scuole, ai cittadini per sensibilizzare a 360 gradi intorno a un tema centrale per il futuro del pianeta». 

Promuovere e condividere le buone pratiche di prevenzione degli sprechi alimentari adottate sul territorio nazionale da soggetti pubblici e privati, valorizzando le esperienze più rilevanti e favorendone la diffusione e la replicazione sul territorio: questo l’obiettivo del Premio Vivere a Spreco Zero2018 che conferma dunque le categorie Imprese, Amministrazioni Pubbliche e Scuole. La candidatura alla 6^ edizione del Premio per la categoria imprese è aperta a tutte le aziende che negli ultimi 3 anni hanno promosso o sostenuto, all’interno della propria struttura e sul territorio in cui lavorano, misure, azioni o progetti in grado contrastare il fenomeno dello spreco alimentare. Per la categoria Amministrazioni Pubbliche la selezione prevede la possibilità di autocandidature e di segnalazioni da parte della Giuria del Premio, di cui fanno parte anche i giornalisti di cultura ambientalista Antonio Cianciullo, Massimo Cirri, Roberto Giovannini e Marco Fratoddi. Nella categoria Scuole la selezione delle iniziative sarà condotta in seno a tutti quegli istituti che vorranno autoproporsi e che negli ultimi 3 anni avranno promosso o sostenuto, all’interno della propria realtà e sul territorio in cui operano, misure, azioni o progetti in grado di sensibilizzare sul problema o di contrastare il fenomeno dello spreco alimentare. Anche i cittadini potranno partecipare al Premio Vivere a Spreco Zero, scaricando e compilando Waste Notes, il Diario settimanale ideato dalla campagna Spreco Zero con il progetto Reduce, in collegamento con i test dei “Diari di Famiglia”, scaricabile dal sito www.sprecozero.it  

Nella categoria testimonial va all’attore Giobbe Covatta il Premio Vivere a Spreco Zero 2018: una scelta che premia l’attenzione, la sensibilità e l’efficacia d’impegno di un attore e autore fra i più amati dal grande pubblico. A lungo impegnato nel Comitato Tecnico Scientifico di Prevenzione dei Rifiuti e dello Spreco Alimentare varato dal Ministero dell’Ambiente, Giobbe Covatta ha condiviso il percorso che ha portato, nel 2014, a fondare la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. Insieme alla campagna Spreco Zero condividerà una riflessione ampia e coinvolgente sul vivere sostenibile e sul rapporto dell'uomo con l'ambiente. L’attività professionale di Giobbe Covatta, protagonista da tre decenni sulle scene comiche e cabarettistiche, si caratterizza per l’intenso impegno sociale e umanitario come testimonial dell'AMREF (Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca). Giobbe Covatta interverrà alla cerimonia di consegna del Premio Vivere a Spreco Zero, nel novembre 2018. Le sue parole sullo spreco del cibo sono illuminanti e in prospettiva millennials: «Tutti conoscono la “statistica del pollo”: c’è chi ne mangia due e chi non ne mangia proprio, ma la nostra media sarà di un pollo a testa. Così l’ingordo diventa odioso! Ma se l’ingordo butta pure la metà di ciò che mangia, la sua diventa cattiveria … Quindi, come diceva Gaber, non insegnate ai bambini la vostra morale: la speranza è che siano loro, I bambini, a insegnarci una nuova morale …». 

SPRECO ZERO CAMPAGNA EUROPEA DI SENSIBILIZZAZIONE  
Spreco Zero, nata nel 2010 è tuttora l’unica campagna di sensibilizzazione in Italia sul tema dello spreco alimentare. Promossa da Last Minute Market e curata dall’agroeconomista e docente universitario Andrea Segrè, realizzata in stretta partnership con il Ministero dell’Ambiente e i progetti Reduce e 60 Sei Zero, la campagna è diventata rapidamente movimento di pensiero ma anche strumento di lavoro concreto attraverso la Dichiarazione Congiunta che per prima poneva in Europa obiettivi concreti di riduzione e prevenzione dello spreco alimentare. Sottoscritta nel 2010 da uomini di scienza e di cultura, insieme a centinaia di cittadini, la Dichiarazione è stata ripresa nei suoi obiettivi e contenuti dalla Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 gennaio 2012, tuttora l'unico atto istituzionale europeo sul tema spreco. Proseguendo le sue iniziative la campagna ha generato la Carta Spreco Zero sottoscritta da oltre 800 Sindaci italiani delle metropoli (Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna) e di tante altre amministrazioni grandi e piccole, ha avviato le iniziative di “Primo non Sprecare”: pranzi e cene realizzati con cibo di recupero dagli sprechi della distribuzione, griffati da grandi chef, di volta in volta al fianco di partners come il Ministero dell'Ambiente e degli Affari Esteri, Caterpillar Radio2 Rai, Anci.  


Dal 2012 la campagna ha avviato anche il Premio Vivere a Spreco Zero per aziende, enti pubblici, scuole e grandi testimonial che hanno rappresentato l'urgenza di ridurre e prevenire lo spreco alimentare: come Susanna Tamaro, Paolo Rumiz, Moreno Cedroni, Francesco Tullio Altan e Giobbe Covatta. Nel 2014 insieme al Ministero dell'Ambiente Spreco Zero ha promosso la convocazione degli Stati Generali dello Spreco in Italia, il 5 febbraio 2014: data di proclamazione della prima Giornata Nazionale di prevenzione dello Spreco, diventata appuntamento fondamentale per ragionare di questo tema. Spreco Zero è anche dati, quindi un generatore di interesse costante da parte dei media: attraverso l'Osservatorio Waste Watcher sugli sprechi e le abitudini italiani/cibo diffonde periodicamente nuove rilevazioni in occasione delle date clou della “agenda annuale della sostenibilità” che include, fra le altre, la Giornata mondiale dell’Acqua (22 marzo), della Terra (22 aprile), dell’Ambiente (5 giugno), dell’Alimentazione (16 ottobre). 

fonte: www.lastampa.it