Quorum raggiunto in Val d'Aosta per il referendum sull'inceneritore

Superata la soglia del 45 per cento fissato nella regione autonoma per rendere valida la consultazione: raggiunto il 48,92. Alle urne oltre 50 mila valdostani per decidere la costruzione di un termovalorizzatore.

Ha votato oltre il 48 per cento dei valdostani:  è stato superato il limite qui fissato nel 45 per cento dei cotanti ed è quindi valido il referendum per decidere se la Val d'Aosta deve costruire il suo inceneritore oppure no. Un referendum, voluto ormai quasi due anni fa dagli ambientalisti, per abrogare un provvedimento che la giunta di centro destra, guidata dall'Union Valdotaine, ha adottato nel 2010 e che prevede la chiusura della discarica di Brissogne, a due passi da Aosta e dall'autostrada, e la realizzazione di un pirogassificatore, "piro" per gli amici. E soprattutto per i nemici. Nei giorni scorsi è arrivato anche Beppe Grillo per mettere il sigillo del Movimento 5 stelle alla campagna referendaria e dar il volano all'obiettivo quorum . Il referendum è contro Piro, un incenitore in formato ridotto che dovrà bruciare tutte le 65 mila tonnellate di rifiuti della regione, oltre ai fanghi di depurazione, rifiuti speciali e carcasse animali. Dvrebbe essere pronto nel 2015 e funzionerà come una sorta di pentolone dove l'immondizia brucerà a mille e duecento gradi. Un investimento da 220 milioni in project financing con una concessione ai privati che lo gestiranno per vent'anni. Il primo progetto è del 2005, poi rivisto, corretto, contestato con decine di raccolte firme.

Due anni fa il voto in Consiglio regionale, con l'ok della maggioranza di centrodestra e dell'opposizione, guidata dal Partito democratico. Che però ora ha cambiato idea e ha aiutato il comitato referendario
a raccogliere le firme e adesso si oppone alla realizzazione di una struttura, analoga, anche se molto più piccola, a quella quasi terminata al Gerbido di Torino, che invece appoggia e sostiene. Con loro gli ambientalisti di Alpe (i soli a suo tempo a votare contro in Consiglio), i Grillini e varie associazioni come l'Arci e Slow food. Tutti insieme sostengono il comitato, Valle virtuosa, che in questi mesi ha utilizzato tutte le parole d'ordine dell'ambientalismo e lanciato l'allarme per un aumento, vertigionoso, in caso di realizzazione dell'inceneritore, di malati di cancro.

A guidare il fronte dell'astensione e del si al pirogassificatore  ci sono invece l'Union valdotaine, il Pdl, Stella alpina e Federation autonomiste, che hanno invitano i 100 mila valdostani aventi diritto a restar a casa. E hanno tappezzato la città di manifesti con un campo da calcio che diventa discarica. Lo spauracchio qui è Napoli: se non si farà Piro, la Val d'Aosta si riempirà di rifiuti come la città partenopea, sostengono gli attivisti di Valle responsabile, il comitato nato per il no al referendum.  Da entrambe le parti si sono schierati medici, professionisti, scienziati e commerciati. L'ultima in ordine di tempo è la Confesercenti, secondo la quale il pirogassificatore porterà danni al turismo. "Una discarica immensa invece no?" ribatte l'assessore all'ambiente Manuela Zublena. Al di là della battaglia sulla gestione dei rifiuti domani c'è in gioco un'epocale svolta politica. Il pirogassificatore è diventato, infatti, una battaglia culturale e sociale a tutto campo. Una sconfitta politica per  l'Union Valdotaine che da quasi quarant'anni riesce, con diverse maggioranze, a riciclarsi e governare incontrastata questo piccolo angolo d'Italia.

fonte: http://torino.repubblica.it