Il riciclo
potrebbe creare oltre 90.000 posti di lavoro, entro il 2020. Tutti gli
oggetti che gettiamo possono tornare a nuova vita: la carta straccia
diventa libri e quaderni, il
vetro diventa una nuova bottiglia, la plastica un nuovo giocattolo. La
filiera della differenziata e del riciclo fanno decisamente bene
all’ambiente, ma anche all’economia. Lo
scenario è tracciato da ‘Ricadute occupazionali ed economiche nello
sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani’, lo studio
realizzato da Conai-Consorzio Nazionale Imballaggi, in collaborazione
con Althesys.
Secondo lo studio, la situazione italiana nella gestione dei rifiuti
urbani si presenta eterogenea: in Italia circa un terzo dei rifiuti
urbani è avviato a riciclo e il ricorso alla discarica supera di poco il
40%; al Nord, essendo molto sviluppate le attività della filiera di
recupero, il ricorso alla discarica è limitato al 22% mentre al Centro e
al Sud raggiunge e supera il 60%.
Non solo. Lo studio simula anche due possibili scenari: uno teorico, poco realistico, che prevede il raggiungimento del 50% del riciclo
dei rifiuti urbani nelle tre macro aree Nord, Centro e Sud, e il
conseguente sostanziale superamento del ricorso alla discarica; l’altro
prudente, che tiene conto delle differenti situazioni di partenza delle
tre aree e valuta in modo più realistico le possibili evoluzioni; in
tale quadro, è possibile ipotizzare un tasso medio nazionale di riciclo
dei rifiuti urbani del 50%, con punte minime al 40% e punte massime al
61%. In questo scenario, la discarica si ridurrebbe di 4 milioni di
tonnellate al 2020, ovvero del 20% rispetto al 2013 al Centro Sud e del 10% al Nord.
fonte: www.ecoseven.net