Una delle conseguenze più temute del
riscaldamento globale è l'impatto che lo scioglimento dei ghiacci avrà
sulla circolazione oceanica: c'è la possibilità che la corrente del
Golfo (che già ora sta rallentando) e altre importanti correnti
dell'Atlantico si alterino, fino a fermarsi e questo provocherebbe gravi
cambiamenti al clima mondiale, primo fra tutti con un crollo delle temperature in Europa, dove il clima ora è relativamente mite proprio grazie alla corrente del Golfo. Due nuovi studi
portano brutte notizie in questo senso: sembra che questi effetti si
manifesteranno in maniera molto più rapida e intensa del previsto.
Entrambi i lavori cercano di stimare la velocità con la quale lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia
possa arrivare a rallentare o, addirittura, a fermare la circolazione
oceanica, con probabili effetti diretti su scala mondiale, quali siccità
lunghe secoli nel Sudest Asiatico e una quasi glaciazione sul Nord
Europa.
Uno dei due studi, pubblicato dal tedesco Alfred Wegener Institute, tramite un modello di simulazione computerizzato
indaga su come l'acqua dolce che proviene dal rapido scioglimento dei
ghiacciai groenlandesi possa influire sulla circolazione dell'Atlantico
meridionale, cioè sul quel sistema che spinge nelle profondità acqua
fredda e salata e aiuta a trasportare masse di acqua più calda verso
Nord, a beneficio del clima europeo.
Secondo la ricerca, pubblicata su Geophysical Research Letters (vedi in basso), l'influsso di questo fenomeno fino ad ora è stato sottostimato.
Grazie ad un nuovo metodo di calcolo, infatti, i tre studiosi tedeschi
hanno quantificato in maniera più precisa la quantità di ghiaccio che si
scioglie e di acqua dolce e fredda che si riversa in mare, alterando le
correnti, dato che l'acqua dolce, essendo meno densa, rimane in
superficie pur essendo più fredda.
“Gli
studi precedenti - spiegano gli autori – in genere dovevano stimare la
quantità di ghiaccio sciolta e poi inserire manualmente l'acqua di
fusione nella simulazione o escludevano completamente il feed back tra
scioglimento dei ghiacci e salinità dell'oceano”. Secondo il modello
usato nello studio in certe aree vicino ai ghiacci che si sciolgono ci
sarebbe un calo della salinità del 7%, abbastanza da
alterare la circolazione profonda dell'oceano nel tempo, diminuendo la
quantità di calore trasportato dai tropici alle alte latitudini.
Quanto
pesanti possano essere gli effetti di un'alterazione delle correnti
oceaniche lo spiega il secondo studio (link in basso), che indaga sulla fusione dei ghiacci avvenuta circa 12mila anni fa,
nello stadiale del Dryas recente. Allora, alla fine di una glaciazione,
enormi volumi di acqua dolce si riversarono negli oceani, interrompendo
la circolazione oceanica e “rimandando in congelatore” parti
dell'emisfero boreale. Gli effetti che si ebbero allora si manifestarono
sia su tempi rapidi – come il calo delle temperature di circa 10 °C in
un decennio in Groenlandia – che per secoli, come le siccità e le anomalie climatiche che si manifestarono nel Pacifico meridionale per quasi mille anni.
In
genere i tempi di risposta di questi meccanismi sono molto lunghi e gli
effetti di quanto sta accadendo ora potrebbero non sentirsi prima di
qualche decade. Per contro la circolazione oceanica, e dunque il clima,
continuerebbe a cambiare per diverso tempo anche se riuscissimo ad
azzerare le emissioni di CO2 subito. Adattarsi insomma sarà comunque un
obbligo, ma certo più taglieremo i gas serra in fretta, meno danni avremo in futuro.
Il primo studio: "Response of Atlantic overturning to future warming in a coupled atmosphere-ocean-ice sheet model"
Il secondo studio: "Gradual onset and recovery of the Younger Dryas abrupt climate event in the tropics"
fonte: www.qualenergia.it