Spesso siamo abituati a gettare nello scarico del lavandino l’olio esausto
usato per cucinare. Un errore che non dobbiamo più fare: vi spieghiamo
il perchè grazie ad un progetto davvero utile ed interessante.
RECOIL è un progetto realizzato in con il contributo dello strumento finanziario LIFE+ della commissione europea.
Ma cos’è il progetto RECOIL?
Come tutti sanno l’olio minerale delle
auto deve essere smaltito secondo rigide normative, questo perché è un
potente inquinante. Ma se ci fermiamo a pensare un attimo possiamo
capire che anche l’olio vegetale esausto, cioè usato, cotto e a volte
bruciato, è anch’esso un rischio per l’ambiente, soprattutto perché
viene considerato come un normale rifiuto e la maggior parte delle
persone lo getta nel lavandino dopo l’uso.
L’olio vegetale da cucina è considerato
un rifiuto non pericoloso, ma se finisce nelle fogne rende difficile, se
non impossibile, il processo di depurazione dell’acqua, mentre se
finisce in fiumi e laghi crea un velo che impedisce lo scambio di
ossigeno, per non parlare di uno smaltimento in terreni, dai quali può
inquinare le acque raggiungendo le falde acquifere.
Il progetto quindi vuole creare un
sistema di raccolta porta a porta di WCO (Waste Cooking Oil – olio
vegetale esausto), cominciando da due comuni pilota (Castell’Azzara in
provincia di Grosseto e Ariano Irpino in provincia di Avellino), oltre a
sensibilizzare i cittadini sui rischi ambientali e sulle opportunità di
produzione energetica ricavata dall’olio esausto.
Per tracciare tutta la filiera dell’olio
esausto si intende utilizzare un software di monitoraggio
basato sull’uso di tecnologie satellitari GPS e GPRS che traccia i
movimenti dei camion di raccolta, pianifica il tragitto più idoneo e
visualizza l’intero processo su mappe cartografiche.
Dopo la raccolta e lo stoccaggio, il
ciclo termina con un trattamento meccanico dell’olio per rimuovere le
impurità (rifiuti alimentari, acqua, ecc ..) e con l’uso come carburante
per un motore a combustione interna per cogenerazione.
Sono già molti i comuni che raccolgono gli oli vegetali esausti per poi trasformarli in qualcosa di utile.
Pensate che un litro di olio rende non
potabile circa un milione di litri d’acqua, una quantità sufficiente per
il consumo di acqua di una persona per 14 anni e che invece da un chilo
di olio vegetale usato si ricavano 0,8 chili di base lubrificante
rigenerata: un risparmio energetico non trascurabile se si pensa che
l’alternativa al prodotto rigenerato sarebbe costituita da olio minerale
sintetico derivante da prodotti petrolifici.
Il 20% di residuo che
deriva dalla rigenerazione viene utilizzato in impianti adatti (in
genere cementifici).
fonte: http://www.eticamente.net