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La circolarità dell’olio e la mission di RenOils per salvaguardare l’ambiente















RenOils è un Consorzio senza scopo di lucro che si occupa della corretta gestione degli oli e grassi vegetali e animali alimentari esausti. La missione è la salvaguardia dell’ambiente e l’integrazione di un sistema circolare nel settore: uno scarto può diventare risorsa? Ne parliamo con Ennio Fano, Presidente del Consorzio.

Il vostro supporto a Circonomia come sponsor riflette la vostra sensibilità al tema della circolarità, ma come interpretate voi il concetto di “economia circolare” all’interno della vostra realtà?

Per noi l’economia circolare è un concetto essenziale alla base della nostra mission: gestire correttamente l’olio esausto da cucina è molto importante per l’ambiente in quanto l’olio e il grasso alimentare, dopo la cottura, acquisiscono composti carboniosi, antiossidanti e conservanti, divenendo nocivi. Non possono essere, dunque, riutilizzati e diventano un rifiuto altamente inquinante. Non tutti sanno che, se recuperati correttamente, possono essere riciclati nella produzione di biodiesel per autotrazione, in impianti di cogenerazione, nella produzione di bio-lubrificanti, di saponi, cere e altro. Gestire in maniera corretta il rifiuto “olio” rappresenta oltre che un’opportunità per l’ambiente anche un valore economico. Il mercato del recupero degli oli e grassi animali e vegetali esausti, in cui opera RenOils, è attualmente autosufficiente: il prezzo di vendita del materiale recuperato è superiore al costo della raccolta e del trattamento. Il valore del rifiuto lo rende economicamente valido e sostenibile.


Quanto conta la comunicazione ambientale nel vostro lavoro? Chi sono i vostri interlocutori?

La comunicazione è fondamentale, sensibilizzare è alla base della nostra attività. Alla raccolta del rifiuto finora, infatti, sono sempre stati affiancati eventi per istituzioni e cittadini utili a far conoscere RenOils, i risultati più importanti ottenuti nell’interesse dell’ambiente, della salute dei cittadini ma anche dello sviluppo economico e di lavoro. Il Consorzio sta lavorando con successo sul territorio, in particolare in collaborazione con le Amministrazioni Comunali, per mettere in campo un dialogo chiaro e costruttivo soprattutto con le famiglie: l’obiettivo è evitare la dispersione dell’olio esausto e potenziare, quindi, la raccolta differenziata aumentando il recupero del rifiuto.

fonte: www.envi.info



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Conou: dopo il Covid cambiano le previsioni e aumenta il contributo

Il Consorzio nazionale per la raccolta, e riciclo degli oli minerali usati ha avviato una significativa revisione bilancio di previsione 2020, per tenere conto del crollo dei consumi legato alla pandemia





Primo Consiglio di Amministrazione del Conou dopo la fine dell’emergenza Covid per fare il punto della situazione e rivedere le previsioni di chiusura dell’anno. Dopo l’ampia relazione del Presidente Paolo Tomasi, il cda ha approvato all’unanimità la revisione del bilancio di previsione 2020.

Nel suo intervento Paolo Tomasi, Presidente del Conou, ha sottolineato che le aziende concessionarie, autorizzate ad operare durante la difficile fase del lockdown, “hanno svolto la loro attività con ancora maggiore impegno e senso civico, garantendo la continuità di un servizio essenziale per la tutela dell’ambiente”.

“Ci aspettavamo – ha detto Tomasi – una contrazione maggiore nella raccolta dell’olio usato, che invece è stata solo del 25% a marzo, del 35% ad aprile e del 32% a maggio (31% totale) rispetto agli stessi mesi del 2019. Tenendo conto che il settore auto è stato fortemente rallentato, i numeri ci dicono che il settore industriale ha tenuto, in questi tre mesi, producendo o manutenendo gli impianti per essere pronto alla ripartenza”.

Tomasi ha anche sottolineato come la frenata della domanda abbia fatto crollare il mercato italiano dei lubrificanti, che si è contratto nei tre mesi del 41%.

La caduta verticale dei consumi di lubrificanti ha comportato anche una forte flessione del prezzo dell’olio base, con l’apertura della forbice tra il mercato NWE e quello spot.

“La flessione contestuale del greggio – ha proseguito Tomasi – ha avuto come conseguenza di rendere più competitivo il prezzo degli oli base da raffinazione del petrolio, rispetto a quelli da rigenerazione dell’olio usato. In queste condizioni eccezionali, il Consorzio è intervenuto prontamente, sia aumentando gli stoccaggi disponibili per contenere l’olio usato raccolto che sostenendo contestualmente la rigenerazione, ‘strada privilegiata per lo smaltimento dell’olio usato’ come dice la legge”.

Per mantenere in equilibrio economico-finanziario la Filiera Olio Usato, il Conou ha anche avviato una significativa revisione delle previsioni sviluppate nel Bilancio 2020, che tiene necessariamente conto del crollo dei consumi verificatosi con la pandemia.

Gli elementi cardine dell’operazione sono stati: i dati di consuntivo a maggio sia del consumo di lubrificanti che di raccolta dell’olio usato e le previsioni per la restante parte dell’anno, alla luce degli andamenti tendenziali, dell’emergenza sanitaria e delle anticipazioni dell’Unione Petrolifera sul dato aggregato delle immissioni al consumo.

Per la copertura del disavanzo finanziario, e in considerazione della sostanziale impossibilità di reperire nuove risorse sul mercato del credito, si è reso necessario un temporaneo aumento del contributo unitario, che da settembre 2020 passerà da 120 a 150 €/ton.

fonte: www.rinnovabili.it


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Olio esausto, anche in quarantena ricicliamo correttamente l’olio del tonno e della frittura


















Siamo tutti più o meno reclusi in casa a causa della pandemia in corso e in questo momento più che mai, noi italiani ci stiamo dedicando alla cucina. Niente di sbagliato, anzi, se non fosse che cucinare di più implica anche un maggior consumo di olio. Olio che se non smaltito correttamente inquina e non poco, visto che non è biodegradabile.

Ecco perché è importante sapere come smaltirlo nel modo corretto. La risposta non è versarlo nel lavandino e nemmeno nello scarico del bagno e tantomeno nell’umido. L’olio che finisce nel sistema fognario è infatti altamente inquinante e altera la depurazione delle acque e l’efficienza dei depuratori, con conseguente aumento dei costi di gestione e manutenzione degli impianti. Non solo, se viene versato a terra, rende quest’ultima impermeabile e sterile perché impedisce l’assunzione delle sostanza nutritive da parte della flora.

Anche in acqua causa problemi perché impedisce a flora e fauna acquatica lo scambio di ossigeno acqua-aria. Basti pensare che un solo litro di olio esausto versato in acqua forma una pellicola inquinante grande quanto un campo da calcio, riducendone l’ossigenazione e rendendo non potabile un milione di litri d’acqua.

A tal proposito si è espresso anche il Presidente, Ennio Fano, di RenOils, Consorzio che si occupa di migliorare il sistema del riciclo degli oli e grassi alimentari esausti:


“In questo difficile momento storico molti italiani riscoprono l’arte della buona cucina, quella tradizionale, una passione che ci ha contraddistinto da sempre. Questa è una risposta meravigliosa ai tempi bui che stiamo attraversando ma facciamolo con un occhio attento alla natura e all’ambiente. Abbiamo tutti una bella responsabilità, considerando che il 56% dell’olio esausto è imputabile al consumo domestico. L’apporto di oli e grassi nelle acque reflue urbane sarebbe, secondo uno studio condotto con CNR e IRSA, pari a circa 20 grammi per abitante al giorno. Su scala nazionale si potrebbe perciò stimare un apporto complessivo di oli e grassi presenti nei reflui urbani pari a circa 1.200 tonnellate al giorno, cioè 438.000 tonnellate/anno. Alla luce di questi numeri, spero ancor di più che il nostro vademecum sia utile affinché l’olio esausto venga smaltito in modo corretto e che diventi un’abitudine di tutti”.

Quindi, anche ora che siamo tutti reclusi in casa, dobbiamo prestare attenzione al suo corretto smaltimento. Come riuscirci?
Consigli per smaltire correttamente l’olio esausto

Innanzitutto è consigliabile inserire l’olio esausto, sia quello usato per friggere che l’olio delle scatolette di tonno, in un contenitore da riempire man mano, che nel frattempo si può tenere in casa o in terrazzo.

Può trattarsi di un contenitore di plastica qualunque, purché il collo sia abbastanza largo da permettere il travaso senza rischio di dispersioni. I contenitori così riempiti vanno poi portati alle isole ecologiche o buttati nei raccoglitori appositi dei vari Comuni. L’olio viene poi recuperato da numerose aziende per creare, per esempio, lubrificanti vegetali per i macchinari agricoli, biodiesel, o per ottenere glicerina utile nella produzione di saponi.

Ma esiste anche l’arma del riciclo domestico, l’olio esausto in alcuni casi può infatti essere utilizzato come combustibile per le lanterne o per realizzare saponi fai da te. E nel caso dell’olio delle scatolette di tonno, c’è anche chi lo riutilizza per condire l’insalata.

L’importante è, non smetteremo mai di ricordarlo, di non gettarlo nel lavandino o nello scarico del bagno!

fonte: www.greenme.it


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Il sistema CONOE

La raccolta ed il trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti ne permette il riuso ed il riutilizzo concedendo nuove opportunità e ricostruendo un valore economico che altrimenti sarebbe perduto


















Il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti (CONOE) è formato dai principali soggetti coinvolti nella filiera di produzione e raccolta degli oli stessi presidiando le fasi delle attività di rendicontazione, raccolta e trattamento degli oli vegetali esausti.
Questo mirato ed articolato piano di azione persegue la difesa dell’ecosistema oltre che la tutela della salute dei cittadini nell’ambito di un quadro legislativo definito. Occorre tuttavia sottolineare che il rispetto e la tutela dell’ambiente non possono scaturire solo da obblighi e norme, anche se possono aiutare a dare indicazioni ed indirizzi, ma derivare, principalmente, dalla presa di coscienza che solo i nostri comportamenti determinano le sorti ambientali del nostro territorio.
È in questo scenario che il CONOE intende esortare sempre un maggior numero di soggetti della comunità civile ai vantaggi che una corretta opera di smaltimento è un grado di generare, sotto l’aspetto ambientale ed economico, anche mediante il presidio e la verifica che ogni attore della filiera può attivamente esercitare nelle fasi di raccolta e riciclo per la quota parte e secondo le prerogative che ne caratterizzano il profilo e l’attività.
Obiettivo del CONOE è infatti quello di assicurare su tutto il territorio nazionale il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento ed il recupero della filiera di oli e grassi alimentari esausti, riducendone progressivamente la dispersione e l’inquinamento da essi derivanti ed evitarne ogni utilizzo illegale.
Il rapporto CONOE 2018 registra che ogni anno nel nostro paese sono generati 260 mila tonnellate di oli vegetali esausti così ripartiti, industria ristorazione ed artigianato 94 mila tonnellate pari 36% del totale, mentre la parte rimanente, 64% del totale pari a 166 mila tonnellate, deriva da attività domestiche. Il 90% degli oli raccolti nel 2017 è stato avviato al recupero nella filiera della produzione di bio-Diesel. Si stima che per ogni tonnellata di bio-Diesel prodotto da oli vegetali esausti, raccolti dal Consorzio, ed utilizzato come combustibile per autotrazione in sostituzione del gasolio fossile, venga evitata la produzione di 3,13 tonnellate di anidride carbonica facendo registrare una consistente diminuzione di emissioni di gas serra correlati, oltre ad ottenere un risparmio di 1,29 mila m3 di acqua. Questo ha comportato una diminuzione delle importazioni di nuovi prodotti petroliferi consentendo un risparmio sulla bolletta energetica nazionale pari a circa 21 milioni di euro.
Gli oli vegetali esausti rappresentano un agente inquinante il cui controllo e riciclo risulta fondamentale per la salvaguardia dell’ecosistema naturale. Anche se non viene considerato uno scarto pericoloso, a meno che non sia stato contaminato, il rifiuto di olio e grasso commestibile, indicato col codice CER 200125, è frutto di un processo di ossidazione degli oli vegetali, che modificano la propria struttura polimerica originaria a seguito dell’assorbimento delle sostanze inquinanti della carbonizzazione dei residui dei cibi in esso cotti o fritti; da qui il termine “esausto”, ovvero non più utilizzabile a causa della perdita delle sue principali caratteristiche organolettiche.
L’olio vegetale esausto, se viene impropriamente disperso nel terreno, deposita un film sottile attorno alle particelle di terra ed alle radici delle piante rendendole di fatto impermeabili all’acqua e, di conseguenza, impedendo alle stesse l’assunzione delle necessarie sostanze nutritive dal terreno. Inoltre se penetrando nel terreno raggiunge la falda freatica, l’olio esausto forma sopra di essa uno strato lentiforme che, spostandosi con la falda, può raggiungere pozzi di acqua potabile rendendoli inutilizzabili. Se invece l’olio esausto viene sversato in specchi d’acqua superficiali, questo può formare una pellicola impermeabile compromettendo l’esistenza della flora e della fauna sottostanti.
Il sistema “conoe”La capillarità del sistema di raccolta della filiera CONOE e l’incrocio con la banca dati interna consentono una valutazione piuttosto precisa delle quantità prodotte di oli usati ogni anno dal settore professionale. La cessione degli oli usati dalle imprese di raccolta alle imprese di recupero e riciclo viene comunicata al CONOE per mezzo di un formulario compilato dalle aziende.
Il Consorzio si occupa anche della raccolta residuale laddove per piccole quantità o per altri motivi i raccoglitori non eseguono il ritiro.
Il riciclo degli oli e dei grassi vegetali usati raccolti nella filiera del Consorzio riguarda principalmente la produzione di bio-Diesel ed è fino ad oggi dal Consorzio valutato come il più efficace e remunerativo in termini ambientali e sociali. Previa decantazione dei residui alimentari eventualmente contenuti, gli oli ed i grassi vegetali esausti possono essere recuperati in molteplici processi ed applicazioni, quali sorgente di energia rinnovabile in impianti di co-gerazione, oppure sottoposti a processi chimico-fisici oppure possono essere trasformati in biolubrificanti da utilizzare in macchine agricole o nautiche, nonché in prodotti della cosmesi, saponi industriali, inchiostri, grassi per la concia e cere per auto.
Ad oggi il principale mercato di sbocco per il recupero di questo rifiuto riguarda la produzione di bio-Diesel, si tratta di un combustibile vegetale non tossico che può essere utilizzato come carburante per autotrazione in sostituzione o miscelato con carburanti di origine fossile, riducendo il contributo di emissioni di anidride carbonica nel settore dei trasporti. Il Consorzio infatti invia il 90% degli oli vegetali esausti alla produzione di bio-Diesel, la Direttiva Europea 2009/28/CE nota anche come RED (Renewable Energy Directive) sulle fonti rinnovabili, prevede infatti l‘obbligo, entro il 2020, di impiegare biocarburanti sostenibili nella misura del 10% del fabbisogno energetico del settore trasporti attraverso fonti rinnovabili.
Nel 2017 Eni e Conoe hanno firmato un accordo per favorire ed incrementare la raccolta degli oli vegetali che alimentano la bioraffineria Eni di Venezia e quella di Gela. Il protocollo sottoscritto tra il Consorzio ed Eni ha reso possibile, primo esempio al mondo, la conversione di una raffineria convenzionale in bioraffineria cioè in grado di trasformare materie prime di origine biologica in biocarburanti di alta qualità. L’accordo consente di mettere in atto buone pratiche di economia circolare realizzando la trasformazione, in impianti industriali nazionali degli oli e dei grassi vegetali esausti.
fonte: http://www.arpat.toscana.it

Bari, l'olio esausto alimenterà i mezzi pubblici: "Così un panzerotto aiuta l'ambiente"

Il Comune ha già preso i contatti con l'Eni sulla scia di quanto già deciso a Taranto: lo annuncia l'assessore all'Ambiente Pietro Petruzzelli. Il biocarburante utilizzabile sui mezzi Amtab e Amiu
























Riciclare l'olio esausto per farne biocarburante per i mezzi pubblici in città. L'iniziativa green che ha visto precursore il Comune di Taranto, potrebbe presto essere estesa anche a Bari. A darne l'annuncio è l'assessore all'Ambiente del capoluogo pugliese, Pietro Petruzzelli, che nella giornata del 24 gennaio ha preso contatto con l'Eni per mettere le basi di una futura collaborazione.

E lo fa postando sui social un'immagine simbolo di ciò che i baresi realizzano con l'olio da frittura: il panzerotto. Insomma, da 'combustibile calorico' per l'uomo a benzina per i veicoli.


"Abbiamo ricevuto la disponibilità dell'Eni a collaborare con noi nel progetto, esattamente come è avvenuto con Taranto" spiega. Il modello è infatti lo stesso che sarà implementato a partire dalla primavera nella patria dell'Ilva: l'olio esausto utilizzato quotidianamente per cucinare sarà consegnato all'azienda fornitrice di energia, che lo utilizzerà per la produzione di un carburante ecologico, che aiuterà a ridurre le emissioni di una parte del del parco autobus cittadino.

"Biocarburante con cui alimenteremo non solo alcuni mezzi dell'Amtab, ma anche quelli dell'Amiu" spiega Petruzzelli. Se Taranto ha già una data di attivazione del servizio, su Bari ancora non è stata definita. "Avuto il primo ok da Eni, ora dovremo organizzare al meglio la raccolta degli oli alimentari e di frittura - spiega l'assessore - sensibilizzando innanzitutto la popolazione a conferirli negli appositi contenitori. Vorremmo però avviare questo modello perfetto di economia circolare il prima possibile". Già nel 2019, quindi, l'olio da frittura dei panzerotti potrebbe diventare parte del combustibile che farà muovere i mezzi pubblici in città.

fonte: https://bari.repubblica.it/

Oli usati: CONOU e Confindustria insieme per l’economia circolare

CONOU e Confindustria insieme per la sensibilizzazione sulla raccolta degli oli usati, al via roadshow in tutta Italia.















CircOILeconomy, si chiama così il roadshow, messo in piedi da Confidustria e CONOU (Consorzio nazionale per la gestione, la raccolta e il trattamento degli oli minerali usati), che farà tappa nelle principali città italiane per diffondere le buone pratiche legate alla raccolta degli oli usati. Sinergia d’intenti racchiusa nel protocollo siglato ieri a Roma, presso la sede di Confindustria in via dell’Astronomia, per migliorare il processo di gestione che caratterizza la raccolta degli oli esausti da parte delle imprese attive su tutto il territorio italiano. Un’opportunità da sfruttare non solo per l’ambiente ma anche dei consumatori.
“Con il nostro viaggio in giro per l’Italia cercheremo di preservare l’ambiente e la salute dei cittadini”, ha affermato Claudio Andrea Gemme, Presidente del Gruppo Tecnico Industria e Ambiente di Confindustria, “dobbiamo tutelare il nostro territorio, risorsa preziosa, con il recupero dell’olio esausto. Grazie anche all’Anas, che gestisce 31 mila chilometri di strade in Italia, forniremo alle stazioni di servizio i servizi per lo smaltimento”.

Perché conviene il riutilizzo degli oli

Già nel 1940, e nell’immediato dopoguerra, in Italia si parlava di di raccolta di olio usati, con l’idea che si potesse fare di più, di far nascere un mercato virtuoso intorno al comparto, ma è nel 1975, con un regio decreto, che si ha la svolta. Due anni dopo nacque CONOU.
“Siamo stati tra i primi al mondo nel recupero”, ha spiegato Paolo Tomasi, Presidente CONOU, “lo scorso anno in pratica tutto il raccolto è stato recuperato, nulla sfugge all’economia circolare. Tuttavia abbiamo ancora problemi legati a una gestione non sempre accurata della raccolta lungo tutta la filiera. Ad esempio, riusciamo a rimettere a nuovo il 65% della quantità che ci arriva, percentuale che potrebbe salire al 75% se solo riducessimo la quantità di impurità, o di inquinanti, che si accumula negli oli durante la fase della catena di raccolta”.
Sono 110 mila le tonnellate di lubrificante recuperato, per un valore economico pari a circa 77 milioni di euro di prodotto reimmesso nel mercato. Importanti anche i numeri che parlano delle importazioni petrolifere evitate grazie al riuso: un risparmio pari a circa 3 miliardi di euro. Senza dimenticare l’aspetto puramente ambientale. L’attività del CONOU permette infatti un notevole risparmio di CO2immessa in atmosfera, preserva la risorsa idrica (l’olio industriale è composta dal 15% d’acqua), riduce il prelievo di materie prime dai nostri ecosistemi, e contrasta il consumo di suolo: “in 35 anni di attività abbiamo messo al sicuro 7500 ettari di terreno”, ha concluso Tomasi.
In occasione della firma dell’accordo, abbiamo intervistato Paolo Tomasi e Claudio Andrea Gemme. Di seguito, le loro dichiarazioni in merito agli obiettivi del protocollo d’intesa Confindustria-Conou:
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fonte: https://www.greenstyle.it

Al box 95 la signora del riciclo fai-da-te. "I vostri rifiuti? Li compro io"

A Roma, al mercato del rione Trionfale, tutti in fila per vendere plastica, olii esausti, cartone, alluminio. Si può incassare o scegliere di fare beneficenza











ROMA - Nella discarica a cielo aperto in cui sembra essersi trasformata la Roma dei cassonetti straboccanti e dell'immondizia abbonata per le strade, una cosa così potrebbe sembrare una goccia nell'oceano. E in qualche modo l'oceano c'entra, perché è proprio dall'amore per il mare e dalla voglia di liberarlo dalla plastica che ha inizio la storia di "Box 95": un banco del mercato rionale Trionfale che all'ombra della cupola di San Pietro, e in attesa che si realizzino i mirabolanti piani del Comune, è diventato un modello del riciclo fai-da-te.

A due passi dai banchi del pesce e in mezzo alle cassette cariche di clementine e peperoni, infatti, Silvia Cavaniglia, 46 anni, compra i rifiuti della gente. Ovvero paga i flaconi di detersivo, i giornali, le scatole di fagioli e di tonno, le pentole, le caffettiere e quant'altro di cui ci si vuole liberare, a patto che i contenitori siano puliti. Lei, che nel curriculum ha 13 anni di servizio in una cooperativa satellite dell'Ama - la municipalizzata che gestisce l'immondizia a Roma - seleziona i rifiuti, li compatta e poi li rivende alle aziende che con gli scarti producono nuova materia. Spesso preziosa. Esempio. Il filo per la stampante in 3D? È "figlia" dei tappi, quelli di bottiglia. L'olio fritto della bella padellata di olive ascolane? Progenitore del biodiesel. E così via con la second life.

"Economia circolare", la chiamano quelli che hanno studiato Keynes e Taylor. "Un modo per creare ricchezza per tutti e non inquinare", spiega più semplicemente Silvia che ha messo su questa startup tre anni fa. "Nonsonorifiuti.it" è partita in sordina e conta ormai più di 4.300 iscritti. Persone del quartiere che al mercato fanno la spesa. Arrivano col carrello pieno di bottiglie di plastica ed escono con i pomodori. Ma non solo, il passa parola ha fatto aumentare di mese in mese la clientela. "Tanti mi vengono a portare l'olio esausto che, volendo fare la differenziata, andrebbe sversato nei bidoni delle isole ecologiche, non sempre vicine a casa" continua Silvia. "Sarà anche per questo che ancora in troppi lo buttano nel lavandino o nel water. Un vero attentato: un litro d'olio fritto inquina 10.000 litri di acqua di mare".

fonte: https://www.repubblica.it