Intervista a Matteo Guidi - Amministratore Delegato Last Minute Market
Quanto vale lo spreco alimentare in
euro ogni anno?
«In Italia lo spreco è quantificato in circa 16
miliardi di euro. Last Minute Market ha partecipato a un progetto europeo per
quantificare lo spreco lungo la filiera alimentare: il dato si aggira intorno
ai 90 milioni di tonnellate, di cui oltre il 50% prodotto a livello domestico.
Questa caratteristica è tipica in tutti i paesi industrializzati come Europa -
Italia compresa - Nord America, Sud Est Asiatico e Oceania, dove lo spreco
s'intensifica nella parte finale della filiera, a casa. Nei paesi in via di
sviluppo, invece, la maggior parte dello spreco è concentrata a livello di
produzione e nel post raccolto».
Quindi il problema è nelle nostre
case? Eppure si sente spesso dare la colpa alla distribuzione, alla
ristorazione o alla filiera...
«Sì, la metà dello spreco prodotto è domestico, ma
è piuttosto comune non accorgersene. Nella misurazione dello spreco la
percezione della persona ha un certo valore: si crede sempre di sprecare meno
cibo di quanto in realtà si faccia. Se chiediamo a una famiglia di annotare
quanto butta su un diario, lo spreco prodotto può aumentare del 30-40% rispetto
all'idea che si aveva; se poi effettivamente lo si misura, lo si pesa, il
quantitativo può crescere ancora di un altro 30 -40%».
Che cosa fa Last Minute Market per
combattere lo spreco?
«Last Minute Market è nata come società di
consulenza per affiancare le aziende nel recupero delle eccedenze: noi non
gestiamo il prodotto, ma nel momento in cui un'azienda ha delle eccedenze la
mettiamo in contatto con organizzazioni senza scopo di lucro sul territorio che
possono recuperarle. Siamo una sorta di mercato virtuale. Tuttavia l'obiettivo
principale che abbiamo è quello della prevenzione, la riduzione dello spreco all'origine.
Nel sistema aziendale e industriale le percentuali di perdita - così viene
tecnicamente chiamato lo spreco - sono relativamente basse: nella Gdo si può
recuperare lo 0,2% del fatturato. Lo stesso discorso si può fare per la
ristorazione collettiva: quindi il nostro obiettivo è incidere sull'ultimo
anello della filiera, quello del consumo, dove si spreca di più. Ecco perché da
qualche tempo facciamo molta attività di formazione, con campagne di educazione
per sensibilizzare sulla produzione dello spreco domestico».
Quali sono i vantaggi per le aziende
che aderiscono al vostro sistema antispreco?
«Le aziende riescono a ridurre al minimo le
perdite, rendendo più efficiente il sistema produttivo. Noi sviluppiamo per
loro delle ricerche per migliorare i processi produttivi e distributivi:
analizziamo nei vari passaggi di gestione del prodotto e individuiamo dove si
originano le perdite».
Ci fa qualche esempio?
Anni fa abbiamo lavorato con una mensa di
un'importante azienda a Modena, la CNH Italia, dove si recuperavano 40-50 pasti
al giorno su una produzione di circa due mila pasti: dopo tre anni le eccedenze
si sono sostanzialmente azzerate. Anche la Gdo rispetto a dieci anni fa ha
ridotto molto le eccedenze. Un grosso ipermercato, l'IperConad di Bologna, che
abbiamo seguito poteva recuperare oltre 100 - 150 tonnellate all'inizio del
2000, oggi siamo intorno ad alcune decine di tonnellate. Non solo grazie ai
nostri servizi: in generale il sistema produttivo aziendale è stato
ottimizzato, perché la perdita è un costo. Ora bisogna lavorare sul terzo
settore, perché le aziende riescano a recuperare i prodotti in sicurezza. E poi
a livello dei cittadini: abbiamo fatto molta educazione alimentare legata alla
prevenzione dello spreco in diversi comuni d'Italia e facendo lavorare i
ragazzi nelle scuole sul monitoraggio e sulla quantificazione degli avanzi».
Come selezionate le società senza fini
di lucro cui viene consegnato quanto si recupera?
Abbiamo delle procedure che tengono conto di molti
fattori, legati per esempio al contesto territoriale, al prodotto, alla sua
qualità oltre agli aspetti normativi. E poi facciamo molti controlli: la nostra
attività principale è proprio il monitoraggio e la valutazione dei risultati.
In questo processo tra azienda e onlus ci poniamo come garanti: potremmo
risalire a ogni singolo kg di prodotto recuperato, dove è stato portato e da
chi è stato consumato. Abbiamo una tracciabilità molto precisa, anche legata ai
benefici: registriamo quanti prodotti sono stati consumati, per esempio se c'è
stato un risparmio economico reinvestito in altri servizi oppure se si creano
posti di lavoro o si riduce l'impatto ambientale o si crea una migliore
relazione sul territorio».
È vero che recuperate le eccedenze
alimentari anche da MasterChef?
Sì, è vero. Da diversi anni lo facciamo in
collaborazione con un'importante mensa di Milano. Recuperiamo anche tutto
quello che arriva da MasterChef Junior che ha a che fare con il cibo. Possiamo
confermare che lo spreco è a zero: tutto quello che si vede nella registrazione
dei programmi viene riutilizzato da una mensa dell'Opera Cardinal Ferrari di
Milano». (M.C.)
fonte: www.altroconsumo.it