Anche l’Associazione Comuni Virtuosi aderisce a questa campagna
chiedendo che venga rispettato il principio di precauzione e che vengano
vietati a livello europeo produzione, commercializzazione e impiego di
tutti i prodotti a base di glifosato.
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato su scala globale. È presente
in oltre 750 formulati, tra cui il Roundup®, marchio registrato dalla
multinazionale Monsanto, dedicati alle colture intensive, agli orti e al
giardinaggio. Nel 2014 la produzione mondiale di glifosato ha superato
le 800.000 tonnellate; il trend purtroppo nei prossimi anni è destinato
crescere e si stima che entro il 2020 la richiesta possa raggiungere il
milione di tonnellate. Lo sviluppo del mercato è legato al crescente
impiego delle colture geneticamente modificate (OGM) resistenti al
glifosato.
Ad accendere i riflettori sull’erbicida più venduto al mondo è stata la valutazione di cancerogenicità espressa
lo scorso anno dalla IARC (International Agency for Research on
Cancer), organo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)
ritenuto la massima autorità in campo oncologico.
Attualmente il glifosato, in varie formulazioni, rappresenta il 25%
del mercato mondiale degli erbicidi ed è il prodotto più venduto in
Italia: nel 2012 ne sono state acquistate 1795,1 tonnellate (fonte SIAN
2012), pari al 14,8 %, la percentuale più alta di tutte le sostanze chimiche per l’agricoltura vendute in Italia.
I residui vengono frequentemente ritrovati negli alimenti e nell’ambiente. Il rapporto ISPRA sui pesticidi nelle acque italiane segnala che le sostanze più ritrovate sono proprio il glifosato,
presente nel 39,7 dei punti di monitoraggio delle acque super ciali, e
il suo principale metabolita, l’acido amminometilfosfonico (AMPA),
presente nel 70,9% dei punti di campionamento e tra le sostanze che
superano più spesso i limiti, a chiara dimostrazione che l’erbicida non
“sparisce” affatto come invece ampiamente reclamizzato. In Italia il
glifosato rientra nel Piano di azione nazionale per i prodotti
tosanitari: di conseguenza, tutti i Piani regionali per lo Sviluppo
Rurale, nanziando l’agricoltura “integrata” e “conservativa”, ne
premiano l’uso. Serve un tempestivo intervento per far cessare il
paradosso che il Piano di azione nazionale che doveva promuovere l’uso
sostenibile dei tofarmaci promuove, invece, l’uso insostenibile di un
prodotto pericoloso.
GLIFOSATO E AMBIENTE
Al di là delle rassicurazioni fornite dai produttori, il glifosato è una sostanza a elevata tossicità ambientale in grado di alterare gli ecosistemi con cui entra in contatto.
Nelle aree agricole il suo impiego compromette la stabilità dei terreni,
che vengono completamente denudati e privati di interi habitat
costituiti dalla vegetazione erbacea degli ambienti marginali. Questo riduce drasticamente la biodiversità e aggrava il fenomeno del dissesto idrogeologico.
Numerosi sono poi gli studi che segnalano danni alla fauna, in
particolare su an bi, lombrichi e sulle api, necessarie per
l’impollinazione.
GLIFOSATO E SALUTE
Numerosi sono gli studi che da decenni segnalano un’importante
tossicità del glifosato non solo sulle cellule dei vegetali, ma anche
per le cellule dei mammiferi.
Una ricerca di Mesnage et al (2015) pubblicata nella rivista scienti ca Food and Chemical Toxicology ha rivelato che le formulazioni commerciali contenenti glifosato possono essere anche 1.000 volte più tossiche del solo principio attivo, evidenziando effetti sinergici tra i componenti.
Il 20 marzo 2015 la IARC (International Agency for Research on Cancer), agenzia dell’OMS e massima autorità per la ricerca sul cancro, ha reso pubblico un documento in cui dichiara il glifosato “cancerogeno per gli animali” e “potenziale cancerogeno per l’uomo”.
Il documento dà per certo che il pesticida è cancerogeno per gli
animali e quindi lo classi ca fortemente rischioso anche per l’uomo. Una
ricerca durata tre anni, coordinata da 17 esperti in 11 Paesi, le cui
conclusioni sono state pubblicate nel marzo 2015 su ‘The Lancet Oncology’ rivela una forte correlazione epidemiologica tra l’esposizione al glifosato e il linfoma non-Hodgkin.
Ciò si aggiunge ai già noti aumenti della frequenza di leucemie
infantili e malattie neurodegenerative, morbo di Parkinson in testa.
Sin dagli ‘80 il glifosato è classi cato anche come interferente
endocrino; negli ultimi anni è via via emersa una serie di gravi
pericoli, non ultima una ‘forte correlazione con l’insorgenza della
celiachia’ (studi del MIT, 2013-2014)
GLIFOSATO E OGM
Il glifosato è strategico perché è coinvolto a livello mondiale anche
nella produzione di organismi geneticamente modi cati (OGM). Fra i più
diffusi OGM oggi coltivati vi sono cotone, mais, soia e colza, il cui DNA è stato alterato per renderli resistenti all’erbicida,
che quindi può essere usato in dosi sempre più massicce,
inevitabilmente accumulandosi nel prodotto nale. Soia, mais e colza OGM
sono ampiamente utilizzati come mangimi per animali (in Italia: oltre
l’85% degli animali da carne è alimentato con prodotti OGM); è anche
così che le sostanze come il glifosato entrano nella catena alimentare e
si ritrovato in concentrazioni elevate non solo nei liquidi biologici
degli animali, ma anche in quelli delle persone che si alimentano con la
loro carne o i prodotti derivati.
LA CAMPAGNA
Le associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei
consumatori che hanno dato il via alla campagna #StopGlifosato, chiedono
innanzitutto che venga rispettato il principio di precauzione e che vengano vietati a livello europeo produzione, commercializzazione e impiego di tutti i prodotti a base di glifosato.
Chiedono alle Regioni di rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione e di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso, evitando di premiare e promuovere “l’uso sostenibile di un prodotto cancerogeno”.
PER APPROFONDIRE
fonte: http://comunivirtuosi.org/