Potenziale da 8,5 miliardi di metri cubi, più di tutto il gas naturale estratto oggi nel Paese
In Italia sono operativi più di 1.500 impianti di biogas, dei 
quali circa 1.200 in ambito agricolo, con una potenza elettrica 
installata di circa 1.200 MW, equivalente a una produzione di biometano 
pari a 2,4 miliardi di metri cubi l’anno: potenzialmente, il nostro 
Paese potrebbe produrre entro il 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi 
di biometano (ovvero, più di tutto il gas naturale estratto in Italia 
nel 2015, pari a 6,9 miliardi di metri cubi di gas),
 in grado di soddisfare il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas 
naturale. Con risvolti positivi anche per quanto riguarda il lavoro: la 
filiera del biogas-biometano ha un’intensità occupazionale pari a 6,7 
addetti per MW installato, e ha già favorito la creazione di oltre 12 
mila posti di lavoro stabili e specializzati.
Numeri di un successo italiano che merita di essere adeguatamente 
valorizzato quelli presentati oggi a Roma durante la terza edizione di 
Biogas Italy, l’evento annuale che si tiene sotto l’egida del Cib 
(Consorzio italiano biogas, che conta quasi 800 aziende associate e più 
di 400 MW di capacità installata), svoltosi all’insegna del motto L’alba di una rivoluzione agricola.
L’Italia è da tempo uno dei principali produttori di biogas in 
agricoltura, quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti, ma i 
risultati più interessanti arrivano oggi sotto il profilo qualitativo. 
Ecofys, società internazionale leader nella consulenza energetica e 
climatica, in collaborazione con l’Università di Wageningen (Paesi 
Bassi) e con il CRPA, Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio 
Emilia, ha analizzato il modello e disciplinare di produzione promosso 
dal Consorzio italiano biogas, denominato ‘Biogasdoneright®’ 
(Biogasfattobene). Un modello basato sull’uso prevalente di 
sottoprodotti e sui doppi raccolti, in modo da non essere in 
competizione con le produzioni alimentari e foraggere, che consente di 
produrre di più in modo sostenibile, contribuendo al contempo alla 
crescita delle energie rinnovabili.
«La produzione di biogas e biometano secondo princìpi del Biogasdoneright®
 – sono le conclusioni dello studio condotto da Ecofys – ha ricadute 
positive misurabili non solo con l’aumento delle produzioni alimentari e
 foraggere ma anche con il miglioramento di livelli di biodiversità, 
qualità e nutrienti del suolo grazie all’uso del digestato  Il modello 
italiano si basa sul criterio delle doppie colture: una coltura 
invernale denominata ‘di copertura’ viene aggiunta a quella 
convenzionale del periodo estivo, senza necessità di irrigazione o 
fertilizzazione aggiuntiva, grazie alle condizioni di umidità 
favorevoli».
Inoltre il biogas e il biometano (il risultato di un processo di upgrading del biogas) prodotti secondo i principi del Biogasdoneright®
 sono oltretutto carbon negative, come emerge da un’analisi di ciclo di 
vita (LCA) condotta dal CIB con il supporto del CRPA su un campione di 
quattro impianti di digestione anaerobica: dallo studio è emerso che 
l’elettricità prodotta da Biogasfattobene “genera” emissioni 
climalteranti prevalentemente negative (in un range da -335 a 25 g CO2eq
 per kWh), al contrario di quanto accade con il gas naturale (che in Ue 
produce 72 g CO2eq per MJ). Dati assai incoraggianti anche per quanto 
riguarda l’impiego del biogas nell’autotrasporto: in questo caso il 
biometano presenta infatti livelli di emissioni paragonabili 
all’elettrico ovvero 5 gC02eq/Km, il 97%  in meno di un analogo veicolo 
alimentato a benzina. Nei motori alimentati a metano e biometano sono 
inoltre praticamente assenti le missioni di PM10 e gli ossidi di azoto 
sono ridotti del 70%.
Anche alla luce di tali risultati, cinque docenti di fama 
internazionale, coordinati da dal professor Bruce Dale della Michigan 
University, già consulente del governo degli Stati Uniti, hanno deciso 
costituire in occasione di Biogas Italy un team internazionale per 
valutare la scalabilità del modello italiano nei vari contesti 
internazionali.
«Sin dalla nostra costituzione 10 anni fa – osserva Piero Gattoni, 
presidente del Cib – ci siamo posti l’obiettivo di promuovere un 
percorso di sviluppo della digestione anerobica in azienda agricola che 
permettesse di continuare a produrre cibo e foraggi di qualità, in modo 
ancora più sostenibile e a costi minori, utilizzando sottoprodotti e 
colture di integrazione, come quelle di secondo raccolto che altrimenti 
non avrebbero avuto mercato. L’interesse di importanti studiosi 
internazionali per approfondire scientificamente quello che noi stiamo 
sperimentando nella pratica della gestione delle nostre aziende ci 
motiva a continuare lungo una strada che può portare le nostre aziende 
ad essere più competitive e sostenibili».
fonte: www.greenreport.it 
