La commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti in visita in Romania e Portogallo
Poco meno di un anno fa in Campania venne annunciato in pompa magna
l’avvio della rimozione delle ecoballe, con una prima fase che avrebbe
interessato 300mila tonnellate di rifiuti. Una minima parte, in realtà,
di quelle 5,6 milioni di tonnellate circa di rifiuti trito vagliati che
si sono accumulate sul territorio campano anno dopo anno, dal 2001 al
2009. Senza un impianto dove poter essere indirizzate.
Dato l’alto potere calorifico di queste ecoballe, compreso tra 8.600 e
13.500 kJ/kg, il ministero dell’Ambiente auspicava potessero essere
indirizzate a recupero energetico «di gran lunga preferibile allo
smaltimento in discarica». Eppure è proprio in discarica che stanno
andando, ma all’estero.
La Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, spiega il suo presidente Alessandro Bratti,
ha «concluso la missione in Romania e Portogallo effettuando l’ultima
ispezione alla società Citri a Setubal, per la verifica delle modalità
utilizzate per lo smaltimento di una parte delle ecoballe provenienti
dalla Campania. Abbiamo avuto dagli organi di controllo portoghesi
importanti rassicurazioni rispetto alle procedure utilizzate a alla
qualità del materiale arrivato dalla Campania. Il materiale, suddiviso
in due lotti, raggiunge le 60 mila tonnellate e verrà depositato
direttamente in discarica. Scarsissime le possibilità di riutilizzo
dello stesso, anche a fini energetici come combustibile da rifiuto per
cementifici».
Un’operazione costosa non solo sotto il profilo ambientale – si pensi
anche all’inquinamento legato ai mezzi per il trasporto
transfrontaliero di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti –, ma
naturalmente anche economico. Come spiegato nel maggio scorso dal
presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, per iniziare la
rimozione delle ecoballe nella legge di Stabilità venne prevista una cifra pari a 450 milioni di euro.
fonte: www.greenreport.it