Abbiamo incontrato a Milano l'onorevole Maria Chiara Gadda, relatrice
della legge in vigore dallo scorso settembre: "La norma si collega alla
parola povertà presente e visibile nelle nostre città. È un percorso che
inizia da lontano e fa parte della nostra cultura nell’essere solidali e
che ci porta a donare"
Presentato a
Milano il volume “Packaging
naturalmente tecnologico. Innovazioni sostenibili per il food
packaging a base di carta e cartone”, curato
dal Politecnico di Milano e dal Consorzio Comieco con l’obiettivo
di raccogliere le innovazioni sul packaging, dall’uso dei nuovi
materiali ai trattamenti delle superficie. Come
ad esempio la nanocellulosa, che senza
l’uso dei polimeri resiste all’acqua e al grasso, ma anche la
polpa di cellulosa usata in contesti inusuali come l’isolamento
termico in edilizia.
Tra i relatori del
seminario di presentazione anche
l’Onorevole Maria Chiara Gadda, prima
firmataria della proposta di legge contro lo spreco di cibo in
vigore dallo scorso settembre. Gadda ci tiene
a precisare che non si tratta solo di una
legge ambientale: “Il
cuore della norma
è un altro – dice - e
si collega alla
parola ‘povertà’ presente e visibile nelle nostre città, sui
marciapiedi affollati di gente che chiede cibo. La legge non può
essere considerata un punto di partenza ma
neanche un punto di arrivo. È un
percorso che inizia da lontano e fa parte della nostra cultura
nell’essere solidali e che ci porta a donare”.
E a tal proposito cita alcuni dati. “Prima ancora che fosse emanata
la legge in Italia si riuscivano a recuperare 500 mila tonnellate
di cibo. Grazie alla Legge n.
155/2003, nota come la legge del Buon Samaritano,
le donazioni sono aumentate perché donando alle Onlus finisce la
responsabilità del donatore (sia esso un esercente commerciale,
piccola o grande distribuzione, sia un ristoratore, ndr)”.
Perché quindi c’era
bisogno della legge 166?
La legge che non ha un taglio sanzionatorio,
affronta la complessità degli ostacoli e della burocrazia legate al
recupero di cibo e farmaci da donare. Si rivolge a tutti i donatori,
sia grandi che piccoli. L’eccedenza infatti diventa spreco non solo
nella grande distribuzione ma anche tra i piccoli distributori, nella
ristorazione e nei mercati. Da non sottovalutare anche lo spreco che
avviene tra le mura domestiche. “L’eccedenza
è quel di più che si genera nella filiera alimentare ed è
importante recuperare quel di più.
Eppure nessuno ha voglia di sprecare. Ma
allora perché succede? Questo significa che c’è bisogno di
informare, formare ed educare sulla conservazione dei prodotti e su
come interpretare le scadenze
sulle etichette.”
La legge contribuisce ad allungare il ciclo di
vita dei prodotti con effetti sulla riduzione dei rifiuti.
Un altro punto della legge di cui si è parlato
riguarda la parola ‘rifiuto’. “Chi riceve l’eccedenza donata
non riceve uno scarto e neanche un rifiuto”, precisa Gadda. La
parola è stata inserita nell’elenco delle finalità della legge,
articolo 1, come
contributo per limitare gli impatti negativi sull’ambiente e
per raggiungere gli obiettivi generali del
programma nazionale di prevenzione dei rifiuti. Oppure all’articolo
8, a proposito dei componenti del tavolo di coordinamento per
l’implementazione e lo sviluppo del Programma nazionale di
prevenzione dei rifiuti, e all’articolo
17 sulla riduzione della tariffa
relativa alla tassa sui rifiuti
che il comune può applicare
per le utenze non domestiche che a titolo gratuito cedono beni
alimentari.
Altro punto fondamentale è l’importanza della family bag nella riduzione
degli sprechi alimentari. Prevista
dalla legge come buona pratica da diffondere, secondo Gadda “funziona nel momento in cui non dobbiamo più
usarla perché significa che avremo imparato a consumare il giusto”.
Infine l’onorevole riconosce l’utilità
dell’imballaggio primario che serva al prodotto a durare di più e
il ruolo della ricerca. Ma in questo contesto - dice - “siamo
tutti responsabili, abbiamo tutti una responsabilità sociale, dal
cittadino alle associazioni, ai distributori. Il nostro
obiettivo è essere buoni antenati per le generazioni che verranno.”
E quando le chiediamo un messaggio che arrivi diretto a chi ha ancora
dei dubbi sulle donazioni e teme eventuali sanzioni suggerisce di
"leggere bene il
testo della legge ed eventualmente rivolgersi alle associazioni
di categoria che sono state coinvolte nei lavoratori preparatori alla
norma". Ma non solo "anche le istituzioni locali devono fare la
loro parte e mettere i donatori nelle condizioni di poter donare".
fonte: www.ecodallecitta.it