Prefazione di Massimo Mercati
(Direttore generale di ABOCA spa)
“A fronte dell’esaurimento delle risorse
disponibili, emerge la consapevolezza che il CAPITALISMNO GLOBALE, che presuppone
la crescita dei consumi quale unica misura del suo benessere, condurrà
INEVITABILEMENTE AD UNA GUERRA TRA I POPOLI E ALLA DISTRUZIONE DEL NOSTRO
HABITAT”. Dall’altra parte “Che senso avrebbe investire in un’attività se
questa non avesse POSSIBILITA’ DI CRESCERE? La crescita è quindi essenziale non
solo per le imprese ma anche per i sistemi ecologici, dove essa appare come
manifestazione della stessa vita. Per cui un SISTEMA CHE NON CRESCE E’ UN
SISTEMA MORTO!”
Allora
cosa intendiamo per CRESCITA?
“CRESCITA QUALITATIVA” di F Capra e H Handerson
“Questo
sistema economico persegue implacabilmente una CRESCITA ILLIMITATA e promuovendola mediante il consumo eccessivo e l’ economia dello spreco (USA e
GETTA) con uso intensivo di ENERGIA e
RISORSE, che GENERANO RIFIUTI, INQUINAMENTO
e DISSIPANO le RISORSE NATURALI della TERRA” (quindi = SPRECO). In questo, la PUBBLICITA’, creando bisogni artificiali ne è la
COMPLICE massima.
Per la conferenza di RIO+20 del giugno 2012 i 18 premiati dal BLUE PLANET
(Nobel non ufficiale per l’ambiente) hanno scritto: “Il mito della crescita perpetua
ingenera l’idea IMPOSSIBILE che la crescita economica sia la cura per tutti i
problemi del mondo quando in realtà essa è proprio la MALATTIA ALLA RADICE DELLE
NOSTRE PRATICHE GLOBALI NON SOSTENIBILI”
Capra e Handerson affermano quindi che “è cruciale passare da un sistema economico
basato sul concetto della crescita illimitata ad un sistema che sia
ecologicamente sostenibile e socialmente equo. ‘Niente crescita’ NON è
la SOLUZIONE perché la crescita è un caratteristica della vita e
una società o un’economia che non cresce, prima o poi moriranno.
Prendiamo esempio dalla natura: “In natura la crescita NON E’ LINEARE e
ILLIMITATA. Mentre alcune parti degli organismi o degli ecosistemi crescono,
altre decadono, liberando e RICICLANDO le proprie componenti che a loro volta
DIVENTANO RISORSE PER UNA NUOVA CRESCITA”.
La prima critica alla CRESCITA QUANTITATIVA
fu a Rjo de Janeiro nel 1992 dove 170 governi si accordarono sulla necessità
di correggere la visione quantitativa della crescita sostenuta dagli economisti.
Ma per lungo tempo questo appello è stato IGNORATO dovendo, le aziende e gli
stati includere nei loro bilanci i COSTI AMBIENTALI che normalmente vengono
scaricati sui contribuenti con conseguenze successive e purtroppo ormai macroscopici
(e sanabili?) sull’ambiente e sulle generazioni future. Da ciò la necessità
di non misurare più come fanno ancora gli economisti, la ricchezza di un Paese
sul PIL (Prodotto Interno Lordo) ma
sull’ ISU (INDICE DI SVILUPPO UMANO) (pag
13 e seg) come proposto dall’ONU già da 1990 come indice complementare al PIL
(pag 23) integrandolo con misure QUALITATIVE: povertà, salute, parità fra i
sessi, ISTRUZIONE, inclusione sociale e ambiente. Nessuna di queste misure
può essere ridotta a coefficienti monetari o aggregata alle altre per formare
una semplice cifra.
L’ideatore del PIL nel 1934, SIMON
KUZNES, già allora diceva: “il PIL è un metro limitato e
mono-dimensionale che non dovrebbe essere usato come indicatore del progresso
sociale nel suo insieme”.
Gli economisti normalmente riconoscono
soltanto il denaro e i flussi di cassa, ignorando tutte le altre forme basilari
di ricchezza: il patrimonio culturale,
sociale ed ecologico. In pratica si può affermare che il concetto di CRESCITA QUANTITATIVA è
ristretto alla crescita economica, mentre quello di CRESCITA QUALITATIVA è
legato anche allo sviluppo biologico ed ecologico (pag 26). Osservando la natura si può vedere molto
chiaramente, come la crescita
quantitativa illimitata è INSOSTENIBILE. Un esempio eclatante: la crescita
infinita delle cellule cancerogene che portano alla distruzione dell’organismo
in cui stanno proliferando. Ugualmente una crescita economica solo quantitativa
e allo stesso modo illimitata MA in un pianeta circoscritto, per cui ne
determina la morte come il cancro. Invece la crescita economica QUALITATIVA
prevede un equilibrio dinamico fra
CRESCITA, DECLINO e RICICLO, includendo
nel processo: apprendimento e maturazione
(quello che avviene in natura!).
Se prendiamo la crescita basata sull’uso
dei combustibili fossili i costi sociali (sostanze tossiche prodotte) e l’esaurimento
a cui si si va inesorabilmente incontro, portano al degrado del pianeta e dei
suoi ecosistemi. Invece la crescita qualitativa è basata su produzioni più
efficienti (riduzione degli sprechi e conseguente riduzione dei costi, uso
delle energie rinnovabili e quindi EMISSIONI ZERO, RICICLO continuo delle
risorse naturali e il risanamento degli ecosistemi. Processo nel quale i
rifiuti di un’impresa diventino risorsa per un’altra: “service and flow”
ciclo continuo in cui le materie prime e i componenti entrano in un ciclo
continuo fra produttori e consumatori. Edifici che per esempio producano più
energia di quella che consumano, automobili elettriche ibride ecc… RINASCITA dell’AGRICOLTURA BIOLOGICA.
Come passare da una crescita quantitativa ad una
qualitativa
·
Adottare una
SERIE DI INDICATORI SOCIALI/AMBIENTALI i più ampi possibile (questo dipende
naturalmente dalla VOLONTÀ POLITICA ma anche dalla “pressione” dell’opinione pubblica oltre che da una migliore
preparazione dei giornalisti e dei professionisti dei media in generale.
·
RISTRUTTURARE I SISTEMI FISCALI riducendo le imposte sul lavoro e aumentando le
imposte su quelle attività che distruggono l’ambiente. “TASSE VERDI” già adottate da diversi paesi. Spostare la pressione fiscale dai redditi a
dalle buste paga agli sprechi e a tutte le forme di inquinamento e alle fonti
energetiche non rinnovabili. In questo modo si spingono gradualmente fuori dal
mercato, tecnologie e modelli di sviluppo dannosi e caratterizzati da spreco.
·
Aziende e industrie dovrebbero riesaminare i loro servizi e processi produttivi per
determinare quali siano ecologicamente distruttivi e quindi essere gradualmente
eliminati, diversificandosi al tempo stesso verso servizi e prodotti
ecologicamente compatibili.
·
ADOZIONE DI NUOVI PROTOCOLLI DI CONTABILITA’ da parte delle aziende che tengano conto di fattori
sociali, ambientali e di governance in modo che le aziende e le industrie stesse si orientino verso pratiche, servizi e
prodotti più sostenibili spinti in ciò sia dai loro stessi investitori (anche i
fondi comuni di investimento socialmente responsabili) , fondi pensionistici,
sindacati, associazioni civili e singoli azionisti (Ethical Markets: Growning the Green Economy -2006- di Hazel
Handerson)
Infine, la transizione da una crescita
economica quantitativa verso una qualitativa potrebbe determinare la creazione
di nuove industrie e ne ridimensionerebbe altre in base a CRITERI ECOLOGICI e
SOCIALI. Tutti i problemi del nostro tempo: -Energia –Ambiente –Cambiamento
climatico –Sicurezza alimentare –Sicurezza finanziaria non possono essere affrontati separatamente. SONO PROBLEMI
SISTEMICI cioè INTERCONNESSI e INTERDIPENDENTI. Insomma guardare oltre l’economia proprio per risolvere la crisi
economica globale.
Solo a mo’ di esempio: l’agricoltura
industriale a larga scala deve per forza
ricorrere all’uso di sostanze chimiche, mentre un’agricoltura biologica,
comunitaria e sostenibile contribuirebbe alla soluzioni di tre questioni
fondamentali: DIPENDENZA ENERGETICA – CAMBIAMENTO CLIMATICO – CRISI
dell’ASSITENZA SANITARIA (“Farmer in
Chief” di Michael Pollan in “Defense
of Food: An Eater’s Manifesto – The Penguin Press 2008).
Alla fine è solo un problema di volontà politica!
Fritjof
Capra (fisico cofondatore e direttore
del CENTER for ECOLITERACY a Berlkey California)
Hazel Handerson (autrice di “Ethical Markets: Growning the Green
Economy 2006)