La Commissione europea sarà chiamata a rispondere e a tenere in considerazione le richieste dei cittadini europei quando ragionerà sulla nuova approvazione del glifosato. Ieri infatti il contatore dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) #StopGlifosato ha raggiunto il suo obiettivo legale: un milione di firme almeno 7 paesi membri. Questo strumento consente alle persone di proporre un indirizzo all’esecutivo comunitario, ed è l’unico strumento di democrazia diretta dell’Unione Europea. Da quando è stata introdotta – era il 2012 – nessuna ICE ha raggiunto il suo target così rapidamente. Sono bastati appena 5 mesi, con il coordinamento di 100 ONG di tutta europa e molte altre a livello locale, per sfondare il quorum in 11 paesi e raggiungere il milione di adesioni. La richiesta era semplice e largamente condivisa nel continente: vietare il glifosato, riformare il processo di approvazione dei pesticidi in UE e fissare obiettivi obbligatori per ridurne l’uso.
L’ICE proseguirà fino al 30 giugno,
poi all’inizio di luglio le firme verranno consegnate a Bruxelles con
la richiesta di rispondere prima di concludere il processo di rinnovo
della autorizzazione per il glifosato. Qualunque sarà la replica, il
percorso è pieno di insidie: la Commissione ha recentemente annunciato
la sua intenzione di dare il via libera al diserbante più odiato del mondo per altri dieci anni.
Una proposta formale verrà presentata ai rappresentanti dei governi
europei, riuniti nell’opaco Comitato fitosanitario permanente, il 19-20
luglio. Il voto arriverà dopo l’estate e, a seconda
dell’esito, l’esecutivo UE prenderà una decisione definitiva entro la
fine dell’anno.
Dopo che nel 2015 l’Agenzia
internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha dichiarato il
glifosato “probabilmente cancerogeno”, l’opinione pubblica si è
progressivamente sollevata contro l’uso di questo diserbante ideato da Monsanto
e oggi largamente utilizzato non solo in agricoltura. Nonostante
l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea (EFSA) abbia valutato in
modo opposto la sostanza, resta grande preoccupazione in tutto il
continente. Sotto accusa è la stessa credibilità del processo di autorizzazione europeo
che, contrariamente a quello della IARC, utilizza anche studi condotti
dall’industria e mai resi pubblici. Inoltre, l’ombra del conflitto di
interessi si staglia su molti esperti e centri di ricerca in Europa che
partecipano alla valutazione di pesticidi come il glifosato.
fonte: www.rinnovabili.it