“Gécamines ha effettuato transazioni, talvolta per milioni
di dollari in contanti, mentre non riesce a dare un contributo
sostanziale al tesoro o a investire nelle proprie operazioni minerarie”,
denuncia “Global Witnes”s. La compagnia mineraria di stato, infatti, è
soffocata da debiti (un miliardo di dollari) e grazie alle relazioni con
compagnie internazionali riceve ogni anno oltre 100 milioni di dollari.
Solo una piccola percentuale di questa somma, però, finisce nelle casse
dello stato. Nel 2014, tanto per fare un esempio, Gécamines ha pagato
appena 15 milioni di tasse, a fronte di un guadagno dichiarato di 265
milioni.
Eppure l’azienda ha alle spalle una storia importante,
dopo la nazionalizzazione negli anni Sessanta (all’indomani
dell’indipendenza del Paese) per lungo tempo è stata uno dei principali
produttori del Congo. Negli anni Ottanta, raggiunse il picco di
produzione: 500mila tonnellate di rame estratte ogni anno e un gettito
fiscale pari al 43% del bilancio dello stato Congolese.
Gécamines –denuncia “Global Witness”- dà
la priorità a debiti da saldare con amici del presidente o erogare
prestiti piuttosto che pagare i propri dipendenti (che in alcune
occasioni hanno trascorso mesi senza stipendio) o investire
nell’attività estrattiva. Inoltre non paga i dividendi al governo (unico
azionista) e a stento versa 20 milioni di euro di tasse all’anno, molto
meno di quanto pagano alcune aziende private attive in RDC. “Per anni Global Witness
e altri hanno denunciato come le risorse economiche provenienti dal
settore minerario congolese siano state trasferite all’estero presso
compagnie offshore –aggiunge Pete Jones-. Ora possiamo vedere come
persino le tasse pagate al governo spariscano prima di raggiungere le
casse del governo”.
fonte: www.altraeconomia.it