Il Ministero dell'Ambiente ha recentemente pubblicato e trasmesso al Parlamento la Relazione sullo Stato dell’Ambiente (RSA), ad otto anni dall'analogo precedente documento.
La principale fonte di informazione della RSA è rappresentata
dall’ISPRA, che ha costituito gruppi di lavoro interni per ciascun
tematismo ambientale, sotto il coordinamento del Servizio per
l’informazione, le statistiche ed il reporting sullo stato
dell’ambiente. Nell’ambito dei propri compiti istituzionali e in
sinergia con le Direzioni Generali del Ministero, l’ISPRA ha operato la
verifica, la certificazione e l’elaborazione dei dati, rendendo
disponibili specifici contributi tecnico-scientifici anche tramite
l’utilizzo delle proprie basi informative.
La Relazione costituisce uno strumento, il più ampio e completo, per chi
desidera approfondire sotto il profilo scientifico la situazione
dell’ambiente italiano. Un lavoro che consente di avere piena conoscenza
del nostro territorio, dei suoi ecosistemi, della sua biodiversità, dei punti di forza e insieme delle sue criticità.
La Relazione sullo Stato dell’Ambiente utilizza come riferimento il modello concettuale del DPSIR(Driving
forces, Pressures, State, Impacts, Responses), che favorisce una ampia
modalità di analisi e lettura delle problematiche ambientali.
Il modello delineato, infatti, mira ad individuare le relazioni di
causa-effetto e le interazioni tra i moduli che lo costituiscono, con
l’intento di costruire gli scenari possibili, adottare e valorizzare le
politiche di tutela, fissando precise nomenclature e ponendosi in
definitiva quale vero e proprio sistema di supporto alle decisioni.
Esso fissa la nomenclatura per la descrizione delle relazioni funzionali
e delle continue e reciproche interazioni degli esseri viventi con
l’ambiente.
È organizzato in livelli gerarchici: i determinanti che rappresentano i
generatori delle pressioni, che a loro volta determinano le deviazioni
delle caratteristiche dell’ambiente naturale dalle condizioni di
equilibrio, gli stati che rappresentano le condizioni tempo-dipendenti
dei parametri caratteristici di natura fisica, chimica, biologica delle
matrici aria, acqua, suolo ed infine gli impatti relativamente alle
persone, alla biodiversità ed agli effetti sull’ambiente stesso e le azioni messe in atto per contrastarli.
L’Italia che emerge è un Paese saldamente incardinato nel sistema di
tutele ambientali definito dall’Unione europea, che è probabilmente il
più attento e completo del mondo.
Siamo fra i sistemi-paese con la più alta efficienza energetica, abbiamo
performance nelle rinnovabili che non solo ci pongono ai vertici del
continente, ma ci collocano all’avanguardia a scala mondiale.
In alcuni settori scontiamo ritardi antichi, ad esempio quello dei
rifiuti, dove ancora siamo al di sotto degli standard europei per la
raccolta differenziata che è in crescita e si attesta al 47,5% (i target
UE sono del 65%), e abbiamo la criticità costituita dalle discariche
dove finisce ancora il 40 % dei rifiuti, con aree del Paese in cui tale
percentuale è più che doppia.
Altro elemento di problematicità che emerge è la qualità dell’aria delle
nostre città, che in massima parte è condizionata negativamente dalle emissioni (in
diminuzione) dei consumi civili e dei trasporti. A incidere sui
superamenti dei limiti sono anche le condizioni climatiche peggiorate
negli ultimi anni: i periodi di siccità più lunghi e l’assenza di vento
determinano l’accumulo di sostanze inquinanti specie in aree “chiuse” a
ridotto ricambio d’aria come la Pianura Padana. Sono situazioni
complesse che richiedono interventi coordinati e di sistema, saldamente
inquadrati nelle politiche di de-carbonizzazione del Paese e mirati in
particolare al comparto della mobilità e degli usi civili.
Gli ambiti urbani e para urbani sono anche quelli su cui si misura la
propensione del nostro Paese al consumo del suolo, che rappresenta un
altro dei “motori” di spreco di risorse naturali. Siamo ancora fra i
paesi europei che cementificano più ettari ogni anno e ciò è tanto più
grave perché il nostro territorio è fragile, basti pensare che oltre il
60% delle frane che si registrano nel nostro continente avvengono in
Italia.
Nel complesso un documento di quasi mille pagine con i dati relativi a
tutti gli aspetti ambientali, uno strumento di lavoro da consultare per
avere un quadro di riferimento utile nel quale operare quotidianamente.
File PDF http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2017/127-17/la-relazione-sullo-stato-dellambiente-dellitalia
fonte: www.arpat.toscana.it