È quanto afferma un nuovo studio pubblicato da Plastics Recyclers Europe, associazione dei riciclatori europei di materie plastiche. Al target UE del 55% è aggiunto l’export extra-UE.
L’associazione dei riciclatori europei di materie plastiche PRE (Plastics Recyclers Europe) ha diffuso i risultati di uno studio commissionato a Deloitte per valutare i benefici ambientali, economici e sociali del raggiungimento della soglia del 55% di riciclo di imballaggi in plastica, che arriverebbe al 65% considerando nel computo anche il materiale esportato fuori dalla UE.
Secondo i ricercatori, l’obiettivo del 55% è raggiungibile a livello comunitario entro il 2025, a condizione che vengano messe in atto misure di sostegno al fine di aumentare le capacità di selezione dei rifiuti - anche attraverso l’ampliamento della raccolta differenziata -, migliorare la qualità del materiale riciclato e l’accettazione da parte dei consumatori, attraverso la creazione di standard armonizzati, certificazioni, marchi ed etichette.

Guardando all’ambiente, notano i ricercatori, la sostituzione di materie prime vergine con quelle rigenerate consentirebbe di ridurre fino all’80% le emissioni di CO2, mentre sotto il profilo economico e sociale si stimano 115mila nuovi posti di lavoroe un miliardo di euro di benefici economici. Benefici che dipenderanno anche dal prezzo che i materiali rigenerati riusciranno a spuntare sul mercato.
Resta l’incognita della Cina. Lo studio stima infatti che circa 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti plastici raccolti siano destinati a riciclo fuori dall’Europa, soprattutto in Asia, costituendo una opportunità persa per i riciclatori europei. Le recenti restrizioni annunciate dal governo cinese sulle importazioni di rifiuti potrebbero però riportare parte dei flussi alle aziende europee del settore.
In allegato lo Studio completo “Blueprint for plastics packaging waste: Quality sorting and recycling” (PDF).
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fonte: www.polimerica.it