Trash: l mondo dei rifiuti, tutto quello che dovremmo sapere



























A quanto pare Re Mida trasformava tutti gli oggetti che toccava in oro, noi li trasformiamo in rifiuti. A parte gli oggetti, che sono fabbricati programmando i loro guasti e che dobbiamo cambiare ogni tanto per dare lavoro a imprenditori e operai, tutti devono comprare e consumare cibo (e scartare gli involucri) e devono mangiarlo (e produrre escrementi).

A fare i conti, sul pianeta e non soltanto per Napoli, i numeri sono da allucinogeno puro.

A quanto pare nelle fogne svizzere vanno persi ogni anno 43 chilogrammi di oro (si sconsigliano comunque quei bagni ai cercatori d'oro). In Gran Bretagna cercano di estrarre bio-carburante dai fondi di caffè (tenetevi stretta la vostra tazzina). Nella laguna di Venezia ci sono isolette fatte di scarti (ma meritano una romantica gita in gondola, potenza delle agenzie turistiche). A Roma un'intera collina è composta di cocci (Testaccio).. L'Everest è pieno di rifiuti, come l'Artico e perfino la Luna. E ora si pensa di dare una spazzatina perfino nello spazio che navicelle e satelliti hanno riempito di frammenti.

A saperle usare. Con le "feci di usignolo" gli attori del teatro kabuki e le geishe si struccavano, pulivano la pelle, sbiancavano il volto dandogli luminosità, i monaci buddisti si lucidavano il cranio rasato, era un prodotto adatto per smacchiare le parti più delicate del kimono.

La società dei consumi produce rifiuti attraverso i suoi due meccanismi più inesorabili: la moda e l'obsolescenza programmata, inventata nel 1932 contro la crisi. A questi si aggiungano gli sprechi (anche alimentari) e, questo è l'aspetto più temibile, le inaccettabili "discariche sociali" – delle periferie, degli slums, dei ghetti, dei campi profughi, che vivono, per così dire, ai margini di questo modello di sviluppo.

Insomma, produciamo troppi rifiuti, che sono un problema e nello stesso tempo una risorsa che i diversi paesi tentano di risolvere e di sfruttare in modo diverso.

Ma ci sono soltanto tre soluzioni. O si bruciano, per produrre energia. O si riciclano, per farne altri oggetti. Oppure ce li mangiamo. E questa sembra essere la soluzione sempre più diffusa.

Il pericolo maggiore è la plastica che finisce in mare, soltanto in minima parte galleggia ma in gran parte va a fondo, viene scambiata per plancton, mangiata dai pesci e entra così, più o meno gustosamente, nella catena alimentare. Ci sono triangoli delle Bermude di plastica e non soltanto nel Pacifico. Per fortuna proprio una ricercatrice italiana ha probabilmente individuato un bruco disposto a mangiarsi la plastica. I gusti sono gusti.

La scheda:
Piero Martin Alessandra Viola
Trash. Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti (Codice Edizioni) pagine 271, euro 25 La trama - Un libro che fa il punto sulla questione rifiuti, con dati e numeri che arrivano da ricerche rigorose. La conclusione?Produciamo troppi rifiuti e prima o poi finiremo col mangiarne.


fonte: Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero