La Cina inizia a riciclare le batterie al litio

Pechino approva lo schema con cui saranno istituiti i primi centri di riciclo dedicati alle batterie dei veicoli elettrici. La guerra delle materie prime passa anche per l’economia circolare




Dopo lo stop ai rifiuti esteri, la Cina alza la guardia su quelli prodotti internamente. In uno sforzo unico a livello mondiale, Pechino si appresta a inaugurare un nuovo programma pilota per riciclare le batterie al litio dei veicoli elettrici. Indiscrezioni sul progetto erano già trapelate nelle scorse settimane, ora arriva la conferma del Ministero dell’Industria e dell’IT: 17 enti locali fra città e regioni cinesi incoraggeranno le case automobilistiche a istituire centri di riciclaggio, in cooperazione con i produttori di batterie, rivenditori di auto usate e commercianti di rottami.

L’obiettivo è mobilitare l’intera filiera industriale per garantire efficienti reti regionali di recupero e trattamento. Per supportare il programma, il Ministero ha promesso nuove norme che sostengano il riciclo delle batterie al litio, incentivi fiscali e innovativi sistemi di finanziamento. Il primo documento a essere redatto, spiega la Reuters, sono le linee guida per creare una “piattaforma di gestione della tracciabilità” volta a tracciare l’intero ciclo di vita dei sistemi di accumulo auto, dalla produzione allo smaltimento.

Il progetto ha due finalità. Da un lato la Cina punta a portare la produzione annuale di veicoli elettrici fino a circa 2 milioni entro il 2020. Questo significherà dover fare i conti in un futuro non troppo lontano con un numero di batterie impressionante, le cui tecnologie di riciclo sono attualmente ancora al palo. Realizzare oggi un efficiente sistema di recupero dei materiali permetterà di non essere impreparati agli alti volumi di rifiuti.

Dall’altro permetterebbe al gigante asiatico di consolidare ancora di più la sua posizione nel mercato dello storage e dei materiali impiegati. L’agenzia di stampa statale Xinhua ha rivelato in un recente rapporto che il Paese ha fabbricato 37,35 milioni di chilowattora di batterie per auto elettriche l’anno scorso. Una produzione importante, sostenuta da politiche aggressive. Pechino, infatti, non sta lasciando nulla di intentato nel tentativo di ottenere il controllo della catena d’approvvigionamento dei dispositivi a ioni di litio. Le aziende cinesi controllano già il 60% della capacità produttiva mondiale in questo settore e l’obiettivo e breve termine è espandere ancora di più il proprio potere.

Recentemenet, la Tianqi Lithium Corp. ha acquistato un’importante quota di SQM, il gigante cileno del litio, e 35 società attive nella Repubblica Democratica del Congo (che possiede la più grande riserva di cobalto al mondo) hanno fondato l’Unione delle società minerarie con capitale cinese lo scorso 18 giugno. Il raggruppamento comprende la China Molybdenum Co. ed è stata costituita facilitare i rapporti tra Pechino e Kinshasa in un momento in cui i nuovi codici minerari di quest’ultima e l’incertezza politica stanno preoccupando i produttori occidentali.


fonte: www.rinnovabili.it