Greenpeace: in Europa 58 miliardi di finanziamenti a carbone, gas e nucleare “spenti”

Con il “capacity payment” vengono sovvenzionate vecchie centrali tenute in stand-by in caso di necessità, nonostante la capacità elettrica installata nell’Ue sia ben superiore alla domanda. Alle rinnovabili rimangono le briciole e i prezzi dei combustibili fossili rimangono bassi
















Una bolletta da 58 miliardi euro per i cittadini europei. Ecco a quanto ammonterebbe la quota di sussidi governativi elargiti alle aziende energetiche per mantenere in vita centrali a carbone, gas e nucleare. È quanto fa sapere Greenpeace, dopo aver analizzato i dati pubblici forniti dai vari operatori nazionali relativi ai meccanismi di capacità, un tipo di finanziamento adottato in Europa per garantire la fornitura di elettricità ed evitare eventuali black-out. Il 98 per cento dei sussidi sarebbe destinato a carbone, gas e nucleare, mentre alle rinnovabili resterebbe solo lo 0,5 per cento. 

CAPACITY PAYMENT? NO, SUSSIDI 
I meccanismi di capacità sono stati adottati per mantenere in attività alcune centrali a carbone, a gas o elettriche che dovrebbero produrre energia elettrica in caso di necessità o di estremo aumento della domanda. Ma, secondo l’associazione ambientalista, si tratterebbe di vecchie centrali inquinanti e spesso incapaci di sopperire alla domanda energetica in caso di eventi estremi, come ondate di caldo o di freddo eccezionali. “Si tratta di soldi pubblici che per la maggior parte vengono dati a centrali che paghiamo per rimanere spente o comunque a minor regime e chiamarle in causa in caso di picchi di domanda o problemi di offerta”, spiega Luca Iacoboni, responsabile energia di Greenpeace Italia. “Di tutti i dati analizzati, in solo la metà dei casi siamo riusciti a sapere a quali fonti energetiche fossero indirizzati i sussidi. Per gli altri invece abbiamo trovato che il 66 per cento va la carbone, il 25 per cento al gas e il 4 per cento al nucleare”. 

PAGHIAMO LE CENTRALI A CARBONE PER RIMANERE SPENTE 
Ma, nella maggior parte dei casi, accade che le centrali non entrino mai in funzione, come nel Regno Unito dove sono stati spesi 200 milioni di euro in tre anni per non attivarle mai. “O come è accaduto in Bulgaria nel 2017 quando si chiese un surplus di produzione alle centrali elettriche a carbone per fornire elettricità, ma queste non poterono andare a regime a causa del congelamento dell’acqua necessaria a raffreddare le centrali”, continua Iacoboni. Non solo, anche la recente ondata di caldo estivo ha portato l’utility francese Edf a spegnere quattro reattori in tre centrali elettriche, l’azienda svedese Vattenfall a chiudere un reattore e le centrali nucleari in Finlandia, Germania e Svizzera a ridurre la quantità di energia prodotta.  

INCENTIVI NASCOSTI CHE PESANO SULLO SVILUPPO DELLE RINNOVABILI 
Secondo i dati raccolti, in vent’anni questo tipo di sussidi alle fossili sarebbero costati ai cittadini 32,2 miliardi di euro, mentre sarebbero 25,7 i miliardi già impegnati da qui fino al 2040. Ad oggi a godere della maggior parte dei finanziamenti è la Spagna, con 17,9 miliardi di euro in meccanismi di capacità, nonostante la nazione abbia una sovracapacità del 30 per cento. Seguono la Polonia, con 14,4 miliardi e il Belgio, con 6,5 miliardi. L’associazione sottolinea come nella maggior parte dei Paesi che utilizzano i meccanismi di capacità, i fondi vengano raccolti tramite una tassa “coperta” sulla bolletta dell’elettricità, distorcendo in maniera artificiale il mercato a favore delle fonti fossili, che altrimenti non potrebbero competere con le rinnovabili. “In Europa – conclude Iacoboni - si sta finalizzando una discussione intorno a questo tema. Parlamento e Commissione vogliono delle restrizioni e delle regole al sistema, limitandolo nel tempo e fornendo i sussidi solo a chi è in grado di emettere al di sotto dei 550g CO2/kWh, escludendo di fatto il carbone”. Un meccanismo questo che dimostra come alcune fonti fossili come il carbone siano in grado di sopravvivere solo se sovvenzionate tramite sussidi, che finiscono poi per gravare sulle nostre bollette. 

fonte: www.lastampa.it