RECUP: azioni efficaci e concrete contro lo spreco alimentare














Mercoledì in pausa pranzo sono andata al mercato rionale di zona. Ci sono andata con i ragazzi volontari di RECUP, ed è stata un’esperienza che ritengo necessario condividere.
Partiamo dal principio: cos’è RECUP?
E’ un progetto che nasce a Milano ed ha il duplice obbiettivo di combattere lo spreco alimentare da un lato e l’esclusione sociale dall’altro, due grandi piaghe della nostra epoca. L’attività inizia nel 2014 su iniziativa della fondatrice, Rebecca, la quale durante il suo soggiorno in Francia ha preso parte a gruppi di recupero di scarti alimentari (di fatto e in realtà ancora buoni e consumabili). Al rientro in Italia ha deciso di riproporre il modello su Milano fino ad arrivare, nel 2016, a costituire l’Associazione a Promozione Sociale (RECUP) che pian piano si sta allargando a sempre più zone della città. RECUP sostanzialmente recupera il cibo invenduto o danneggiato nei mercati rionali e messo gratuitamente a disposizione di chi lo voglia prendere.
Nel mezzo delle mie ricerche mi sono imbattuta in alcuni articoli che parlavano di questo meraviglioso progetto  e non ho potuto non contattare l’associazione per dare una mano.
Come funziona?
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RECUP ad oggi è attiva su 10 mercati rionali di Milano. Forse non tutti lo sanno, ma i mercati rionali a Milano sono circa NOVANTA, e quando ci si rende conto di quanto cibo ancora perfettamente commestibile venga sprecato in un solo mercato, e lo si moltiplica per novanta… e poi si tenta di moltiplicarlo per tutte le città del mondo, è inevitabile rendersi immediatamente conto delle tonnellate di cibo che quotidianamente vengano letteralmente sprecate sul nostro pianeta. Senza considerare, in aggiunta, la quantità di rifiuti domestici che, ad oggi, è una delle maggiori fonti di inquinamento ambientale.

Partecipare è semplice e per niente gravoso sugli impegni della vita quotidiana: ci siamo incontrati alle 13.30, ora della fine del mercato, e siamo passati da ogni bancarella domandando ai commercianti se avessero del cibo che stavano scartando o gettando 2.jpgpoiché, il giorno dopo, non sarebbe stato vendibile. Abbiamo raccolto casse intere di zucche, innumerevoli di mandarini, cachi, insalata, pere, pomodori… tutto cibo ancora buono ma, secondo i commercianti, invendibile i giorni a seguire. E il tempo che abbiamo impiegato è stato meno di un’ora.
Il cibo è stato raccolto e raggruppato su alcuni bancali e messo a disposizione di tutti coloro che volessero prenderlo: è andato a ruba in un istante tra gli abitanti del quartiere e persone (la maggior parte di questi erano anziani) che non possedendo grandi disponibilità economiche ne approfittano per mangiare risparmiando e senza sprecare.
Il valore enorme di questo progetto risiede negli innumerevoli benefici che apporta alla comunità sotto vari aspetti:
  • Primo tra tutti la lotta allo spreco alimentare: cibo che diventerebbe a breve un rifiuto viene invece utilizzato per sfamare chi ne abbia la necessità. Quindi da un lato è un aiuto a chi ne ha più bisogno, dall’altro un incentivo alla tutela dell’ambiente.
  • In secondo luogo, obbiettivo a lungo termine, dovrebbe fungere da deterrente per i commercianti al fine di evitare lo spreco: se infatti questi prendessero reale consapevolezza del fatto che esiste chi è disposto ad acquistare il cibo che loro ritengono invendibile i giorni a venire, sarebbero incentivati a venderlo a fine giornata, sottoprezzato, ma comunque traendone un profitto, per quanto piccolo, maggiore rispetto allo spreco e aiuterebbero chi ne ha più bisogno abbassando i prezzi.
  • Non da ultimo ha una importantissima funzione sociale in quanto i tra i volontari si incontrano sia studenti che disoccupati, pensionati, persone senza fissa dimora, richiedenti asilo, cittadini italiani residenti nel quartiere che hanno a cuore le politiche ambientali, extracomunitari e apolidi.
    Ciò permette a realtà di fatto lontane tra loro, di entrare in contatto e conoscersi e andare oltre le barriere sociali che, come ben sappiamo, ad oggi sono un enorme limite per lo sviluppo.
Il progetto RECUP è riuscito a creare un vero e proprio circolo virtuoso e divulgativo di buone pratiche. Il bello di questo progetto è che l’impegno richiesto è veramente irrisorio: ho impiegato circa 50 minuti della mia settimana per dare una mano. Non esistono obblighi di presenza o vincoli di nessuna sorta.
E grazie all’aiuto nel recupero di un cibo ritenuto senza valore economico, si riesce a creare un enorme valore sociale: inoltre RECUP, assumendo le vesti di un progetto associativo, previene l’umiliazione di tutte quelle persone costrette a frugare nei rifiuti per poter portarsi a casa del cibo, favorendo l’inclusione sociale.
Partecipare è semplicissimo: basta inviare una email a collabora.recup@gmail.com o tramite la pagina Facebook di RECUP, per entrare in contatto con il direttivo e partecipare alle raccolte nel mercato più comodo rispetto alle proprie esigenze.
Suggerisco inoltre, a tutti coloro che pur non risiedendo nell’area di Milano ritengano che il progetto sia degno di attenzione, di entrare comunque in contatto con l’associazione in quanto sarebbe auspicabile che pratiche simili si diffondessero anche altrove come buon esempio di rispetto dell’ambiente e di inclusione sociale.

 fonte: https://progettoimpattozero.home.blog