“A partire da oggi in Canada non si potrà più inquinare ovunque”. Così, con un tweet secco e conciso, il ministro dell’ambiente canadese, Catherine McKenna ha annunciato la nuova carbon tax governativa. La misura fa parte del Piano di Justin Trudeau per ridurre l’impronta nazionale di carbonio in linea con l’Accordo sul clima di Parigi ma non toccherà tutto il territorio in maniera uguale. A pagare la tassa, infatti, saranno solo 4 delle 10 provincie canadesi: Ontario, Manitoba, New Brunswick e Saskatchewan, vale a dire le uniche che hanno fatto resistenza alla richiesta federale di applicare un prezzo alle emissioni. Gli altri territori saranno esentati dal momento che hanno già implementato la propria strategia di riduzione della CO2. Nella Columbia Britannica, ad esempio, è in vigore fin dal 2008 una tassa sul carbonio, mentre il Quebec e la Nuova Scozia usano un sistema di cap-and-trade per le emissioni climalteranti.
Per le quattro provincie “ribelli”, a partire da ieri (1 aprile), ogni tonnellata di CO2 emessa da qualsiasi combustibile fossile sarà pagata 20 dollari; la cifra aumenterà di altri 10 dollari a tonnellata l’anno fino al 2022.
Perché questa forzatura nella politica canadese? Perché al momento il Paese è in ritardo sugli obiettivi climatici più di quanto si aspettasse. I dati ufficiali mostrano come attualmente la nazione abbia possibilità di raggiungere i target di riduzione dei gas serra del 2030, ossia meno 30% di CO2 rispetto ai livelli del 2005. Nel frattempo le 4 provincie promettono battaglia, nonostante il governo federale abbia assicurato che parte dell’1,7 miliardi di entrate che la carbon tax dovrebbe generare quest’anno saranno restituite alle famiglie come rimborso per i maggiori prezzi dell’energia. Il premier dell’Ontario, Doug Ford, ha annunciato di voler combattere in tribunale quella che ha definito “la peggiore tassa mai vista”. “Continueremo a opporci a questa tassa sul carbonio con ogni singolo strumento a nostra disposizione”, ha affermato in una dichiarazione, ricevendo nel giro di poco anche il sostegno di Scott Moe, il premier di Saskatchewan. “Ora –ha dichiarato Moe -abbiamo quattro province che rappresentano la metà della popolazione di questa nazione, che affermano che questa è una politica imperfetta”.
fonte: www.rinnovabili.it