L’azienda, fondata da Alessandro Sonego con sede a San Quirino in provincia di Pordenone, ha già ricevuto numerosi premi per l’innovazione a livello nazionale e internazionale, come il Challengers’ Distinguished Achievement Award all’IWF di Atlanta.
L’innovazione tecnologica di Microglass si applica a diversi settori produttivi. In ambito alimentare sta sperimentando un sistema la precottura di alimenti contro lo spreco ortofrutticolo. Grazie alla cottura sottovuoto extrarapida a microonde è possibile recuperare gli scarti ortofrutticoli (ovvero ortaggi o frutta che non arrivano sugli scaffali perché esteticamente non attraenti), prolungare la loro data di scadenza, mantenere le proprietà nutritive, recuperare lo scarto. Ma soprattutto la precottura favorisce la pastorizzazione degli alimenti ed evita il rischio della contaminazione crociata, che si verifica quando un batterio o un virus viene trasferito da un prodotto alimentare a un altro, rendendo il cibo non sicuro e quindi possibile causa di malattie.
Per questo progetto Microglass ha vinto il premio Vivere a #sprecozero 2020 nella categoria InnovAction, assegnato nell’ambito della campagna Spreco Zero con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, dell’Anci e di World Food Programme Italia per la valorizzazione di buone pratiche di economia circolare e sviluppo sostenibile.
L’innovazione di Microglass si estende anche al settore ambientale. L’azienda friulana ha fornito infatti il supporto tecnologico alla realizzazione di un impianto che attraverso le microonde ottiene per pirolisi il recupero del 100% di gomme e pneumatici. Un altro interessante progetto sperimentale riguarda la prototipizzazione di un nuovo sistema di denitrificazione del liquame suino destinato agli spargimenti per evitare la dispersione nei terreni di eccessive quantità di azoto; grazie a tale sistema è possibile ottenere una maggiore salubrità dei terreni e delle falde acquifere.
L’innovazione green non finisce qui. Microglass ha brevettato nuovi dispositivi di contrasto alla diffusione della pandemia Covid-19 sia con tecnologie più tradizionali (uno sterilizzatore di mascherine chirurgiche e FFP2 per nuove linee di produzione di dispositivi di protezione individuale) sia inventando i bio inertizzatori, ovvero contenitori per immondizia in cui i rifiuti vengono sottoposti a doppio processo combinato (ozono e Uv-C) per rendere inattivi virus, batteri e muffe ed evitare la contaminazione crociata.
fonte: www.rinnovabili.it
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