Economia circolare: da Amadori a Mutti, così rivivono gli scarti alimentari
Scalite, la pietra ottenuta da squame di pesce
Mentre era tutto intento a conseguire il suo bel Master in Product Design presso la RCA, Erik de Laurens stava cercando di creare un nuovo materiale sostenibile.
Un nobile intento, non c’è dubbio alcuno, che lo ha portato (come la sua collega designer industriale francese Violaine Buet) verso l’oceano. Laurens “ha identificato le squame di pesce come una materia prima promettente”, si legge in una pagina sul sito web della sua azienda.
Le squame di pesce, uno scarto alimentare piuttosto sottovalutato
Le squame di pesce sono un prodotto di scarto. Riformulo: uno SPRECO dell’industria della pesca, disponibili in grandi quantità e assolutamente poco valorizzate.
Quando Laurens ha appreso che le squame di pesce contengono un polimero naturale, gli si è accesa una lampadina.
Anzitutto ha cercato e ha scoperto un processo per estrarre questo polimero, poi ha trovato il modo di mescolarlo con gli elementi minerali presenti nelle stesse squame.
Scalite, nasce la pietra “ittica”
La polvere risultante dalla mistura di squame e minerali è stata compressa in fogli o piastrelle, che hanno delle qualità molto simili a quelle della pietra.
Laurens ha chiamato il materiale Scalite, in riferimento alla bachelite e ad altre prime plastiche. Nel frattempo si è laureato, ed oggi gestisce un’azienda con lo stesso nome, vendendo il materiale alle squame in forma di piastrelle per arredo.

La Scalite è al 100% a base biologica, e non ci sono sostanze chimiche necessarie alla sua produzione.
Nasce da un prodotto di scarto, le squame di pesce, che nessuno vuole. Ha ottime credenziali ambientali ed è anche abbastanza bella per gli occhi.
A quando i primi rivestimenti in Scalite per l’arredamento di massa?
Con tutte queste squame sarà un piacere dire che ho la cucina in stile marinaro.
fonte: www.futuroprossimo.it
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Le Iene: Le app che ci aiutano a evitare lo spreco alimentare (e risparmiare)
fonte: www.iene.mediaset.it
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MDC Perugia: “Il cibo è salute – “Scarti alimentari, come ridurli e come gestirli” Il Webinar integrale
Movimento difesa del cittadino - Umbria
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MdcPerugia: scarti alimentari, come ridurli e come gestirli - Webinar - 6 marzo 2021, ore 9:30
“SCARTI ALIMENTARI, COME RIDURLI E COME GESTIRLI”
PROGRAMMA
PACKAGING
• MOCA: IMBALLAGGI E SICUREZZA ALIMENTARE
Relatore: Rocco Cristaudo - biologo nutrizionista
• RIDURRE GLI IMABLLAGGI E' POSSIBILE ?
L’esperienza di Vivogreen Terni
Relatore: Serenella Bartolomei – Ecologicpoint
Progetto Spesa Sballata
Relatore: Silvia Colombo
ALTERNATIVE AGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA ESISTONO?
Il vetro liquido e le sue applicazioni
Relatore: Luca Panzeri – società QWARZO
COME RIDURRE LO SPRECO ALIMENTARE
• A QUANTO AMMONTA LO SCARTO ALIMENTARE? DATI
Relatore: Luca Falasconi - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
• RIDUZIONE DELLO SPRECO
Start up Too Good To Go
Relatore: Valeria Cravero - Too Good To Go
Start up Regusto
Relatore: Paolo Rellini - Regusto
DA RIFIUTO A COMPOST
• La valorizzazione degli scarti organici: il compostaggio domestico - Relatore: Antonio di Giovanni - esperto in gestione scarti organici
Modera: Valentina Bonaca - Movimento Difesa del Cittadino Perugia
Non mancate!
https://attendee.gotowebinar.com/regi.../8216864113006290444
ID Webinar: 255-363-803
fonte: Movimento Difesa Cittadino Perugia
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Microglass, gli scarti alimentari si recuperano al microonde
L’azienda, fondata da Alessandro Sonego con sede a San Quirino in provincia di Pordenone, ha già ricevuto numerosi premi per l’innovazione a livello nazionale e internazionale, come il Challengers’ Distinguished Achievement Award all’IWF di Atlanta.
L’innovazione tecnologica di Microglass si applica a diversi settori produttivi. In ambito alimentare sta sperimentando un sistema la precottura di alimenti contro lo spreco ortofrutticolo. Grazie alla cottura sottovuoto extrarapida a microonde è possibile recuperare gli scarti ortofrutticoli (ovvero ortaggi o frutta che non arrivano sugli scaffali perché esteticamente non attraenti), prolungare la loro data di scadenza, mantenere le proprietà nutritive, recuperare lo scarto. Ma soprattutto la precottura favorisce la pastorizzazione degli alimenti ed evita il rischio della contaminazione crociata, che si verifica quando un batterio o un virus viene trasferito da un prodotto alimentare a un altro, rendendo il cibo non sicuro e quindi possibile causa di malattie.
Per questo progetto Microglass ha vinto il premio Vivere a #sprecozero 2020 nella categoria InnovAction, assegnato nell’ambito della campagna Spreco Zero con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, dell’Anci e di World Food Programme Italia per la valorizzazione di buone pratiche di economia circolare e sviluppo sostenibile.
L’innovazione di Microglass si estende anche al settore ambientale. L’azienda friulana ha fornito infatti il supporto tecnologico alla realizzazione di un impianto che attraverso le microonde ottiene per pirolisi il recupero del 100% di gomme e pneumatici. Un altro interessante progetto sperimentale riguarda la prototipizzazione di un nuovo sistema di denitrificazione del liquame suino destinato agli spargimenti per evitare la dispersione nei terreni di eccessive quantità di azoto; grazie a tale sistema è possibile ottenere una maggiore salubrità dei terreni e delle falde acquifere.
L’innovazione green non finisce qui. Microglass ha brevettato nuovi dispositivi di contrasto alla diffusione della pandemia Covid-19 sia con tecnologie più tradizionali (uno sterilizzatore di mascherine chirurgiche e FFP2 per nuove linee di produzione di dispositivi di protezione individuale) sia inventando i bio inertizzatori, ovvero contenitori per immondizia in cui i rifiuti vengono sottoposti a doppio processo combinato (ozono e Uv-C) per rendere inattivi virus, batteri e muffe ed evitare la contaminazione crociata.
fonte: www.rinnovabili.it
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Riciclare bucce di mela
Una mela con la buccia vanta un contenuto nutritivo superiore rispetto alla sola polpa. La buccia, infatti, non solo è una ricca fonte di fibre alimentari che favoriscono il benessere intestinale, ma contiene anche un notevole apporto vitaminico e altre preziose sostanze che fanno bene alla salute. Fanno parte di questa categoria la quercetina, considerata un antiossidante naturale, così come i triterpenoidi, preziosi per difendere dai tumori.
Le bucce di mela sono anche un valido alleato durante la dieta volta a perdere i chili di troppo, grazie alla presenza di acido ursolico che favorisce il controllo del peso. I possibili utilizzi delle bucce sono numerosi e non riguardano solo l’ambito culinario. Ecco alcune idee per evitare sprechi e sfruttare le potenzialità di questo frutto per risolvere in modo facile e pratico alcuni dei problemi più comuni.
Per la casa
Uno degli utilizzi più apprezzati delle bucce di mela riguarda la preparazione di un potpourri per profumare gli ambienti di casa. È necessario utilizzare le bucce disidratate, accompagnate eventualmente da alcune fettine del frutto e da altri aromi (va benissimo una stecca di cannella tagliata a pezzi). Il potpourri può essere sistemato all’interno di una ciotola o di un contenitore di vetro trasparente, collocandolo in vari punti della casa.
Le bucce di mela, inoltre, sono perfette per pulire a fondo le pentole. La presenza degli acidi della frutta, infatti, permette di rimuovere eventuali incrostazioni in modo semplice e senza usare prodotti aggressivi. Per ottenere una pulizia perfetta è necessario far bollire in acqua le bucce per circa mezzora all’interno della pentola incrostata. In caso di incrostazioni particolarmente difficili da eliminare, anche strofinare la buccia di mela direttamente sulle zone più sporche può rivelarsi utile.
Per il giardino
Con le bucce di mela si può ottenere un concime naturale molto efficace per il giardino. È necessario tritare le bucce e miscelare insieme altri residui organici, ottenendo un compost fai da te 100% naturale indispensabile per nutrire e rigenerare il terreno, favorendo la crescita delle piante.
Usi in cucina
Solitamente scartate, le bucce delle mele possono essere protagoniste di una straordinaria varietà di ricette in cucina. È possibile utilizzarle per aromatizzare del semplice aceto bianco, ad esempio, oppure per preparare un infuso particolarmente profumato e intenso. Dopo aver sbucciato un paio di mele, si fanno bollire le bucce per circa 20 minuti prima di filtrare il liquido tiepido, un toccasana per favorire il sonno e la digestione.
Le bucce delle mele, inoltre, sono una risorsa per preparare una salsa di accompagnamento per le verdure grigliate o altre pietanze. Si ottiene preparando un brodo vegetale unendo le bucce delle mele e la scorza di limone, ma anche cannella e chiodi di garofano. Dopo aver fatto rapprendere il liquido, si passa al mixer insieme a un leggero soffritto di cipolla o scalogno. Facili da preparare e ottimi da gustare in qualsiasi momento della giornata, infine, anche i classici biscotti alle mele possono essere realizzati unendo all’impasto le bucce precedentemente caramellate.
fonte: www.greenstyle.it
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Come produrre idrogeno dai rifiuti alimentari in poche mosse

Gli italiani buttano in media 800 grammi di cibo a testa ogni settimana, per un valore complessivo di quasi 12 miliardi di euro persi a livelli nazionale ogni anno. Ridurre questi scarti richiede a monte una attenta gestione delle risorse. Allo stesso tempo necessita, a valle, di strumenti che possano ridurne l’impatto ambientale, trasformando eventuali sprechi in nuove opportunità. Uno di questi è al centro delle attenzioni della Purdue University, nell’Indiana, Stati Uniti. Qui, infatti, un gruppo di scienziati ha migliorato in maniera sostanziale la produzione di idrogeno dai rifiuti alimentari.
Fino a ieri questa modalità di generazione del vettore energetico impiegava la degradazione batterica, un processo lento e legato a complesse pre-elaborazioni fisiche, chimiche o biologiche della biomassa.
Per semplificare i passaggi e accelerare la generazione di idrogeno dai rifiuti alimentari, gli scienziati dell’ateneo statunitense hanno sostituito i batteri con i lieviti. Una modifica apparentemente piccola che ha permesso però al team di ridurre al minimo le fasi di pre-elaborazione del materiale di scarto.
“Volevamo creare un processo semplice per trasformare tutti gli sprechi alimentari in una fonte di energia pulita”, ha spiegato Robert Kramer, professore di energia e ambiente della NiSource Charitable Foundation e professore di fisica alla Purdue University Northwest. “Il nostro sistema in pratica consente a un utente di prelevare i rifiuti alimentari, macinarli, posizionarli in un reattore e utilizzare il nostro processo per creare idrogeno in circa 18-24 ore. È molto più veloce degli altri metodi impiegati sino a oggi”.
Kramer, che è anche direttore del Purdue Northwest Energy Efficiency and Reliability Center, ha convalidato la tecnologia utilizzando una varietà di ceppi di lievito. I primi test permettono di stimare un miglioramento dell’efficienza produttiva processo nell’ordine del 20-25 per cento rispetto al metodo che sfrutta la fermentazione batterica.
Secondo i ricercatori il nuovo procedimento potrebbe essere facilmente integrato con la tecnologia solare termica per creare una fonte di energia autonoma. Kramer ha anche sottolineato come il metodo Purdue non comporti alcun rischio di esplosione per l’idrogeno prodotto.
Napoli, il cibo non consumato in crociera arriva nelle mense dei poveri
Duecento pasti serviti agli indigenti, 50 dei quali consegnati direttamente a casa di quelle famiglie che non hanno sempre le disponibilita' economica per garantire un pranzo o una cena ai loro figli. E' questo che fanno ogni giorno i circa 60 volontari della mensa Papa Francesco di Pompei (Napoli) che stasera riceveranno in dono le eccedenze alimentari della Costa Fascinosa.
La nave di Costa Crociere, che ospita 3800 persone, da oggi fa infatti scalo ogni lunedi' nel porto di Napoli fino al 28 ottobre e porta in Campania anche il progetto di collaborazione tra la compagnia e fondazione Banco Alimentare onlus per il recupero delle eccedenze alimentari prodotte a bordo delle navi da crociera. Ogni domenica, prima dell'arrivo della nave a Napoli, al termine della cena gli chef di Costa raccolgono i piatti preparati nelle aree ristorazione che non sono stati serviti agli ospiti. Oggi il primo furgone di Banco Alimentare ha raccolto decine di pietanze, sigillate nelle vaschette salva freschezza, ed etichettate che arriveranno direttamente alla mensa di Pompei per servire agli indigenti cibi freschi, pietanze gourmet preparate dagli chef di Costa.
All'inizio del progetto nel 2017, a bordo delle navi Costa c'era uno spreco di circa 216 grammi a ospite. Oggi questo valore si e' ridotto del 17% in due anni "ma il nostro obiettivo - ha sottolineato Lallai - e' arrivare a ridurre gli sprechi del 50% entro il 2020". Il programma di donazioni delle eccedenze alimentari di Costa Crociere e Banco Alimentare riprendera' ad aprile 2020 con l'arrivo della Diadema, che attracchera' alla stazione marittima di Napoli ogni lunedi' fino a settembre 2020, per un totale di 26 scali. Solo in Campania, Banco Alimentare aiuta "152mila indigenti grazie a 350 organizzazioni sul territorio e 136 amministrazioni comunali.
In un anno - ha spiegato alla Dire Roberto Tuorto, direttore del Banco Alimentare Campania onlus - recuperiamo oltre 7mila tonnellate di cibo per un valore che supera i 15 milioni di euro". Da Napoli arriva il sostegno dell'amministrazione comunale che punta a far diventare il progetto per il recupero delle eccedenze alimentari "una iniziativa della citta'. Viviamo in un momento storico - ha detto Laura Marmorale, assessore comunale alla Coesione sociale - in cui grande parte della popolazione mondiale vive con il minimo delle risorse possibili. Questo genera fame, disperazione, miseria e migrazioni. Un tentativo per provare a contenere questo fenomeno e' ridistribuire partendo dal proprio territorio e dalla propria citta'". Lucia Fortini, assessore regionale all'Istruzione, ha ricordato che un progetto contro lo spreco alimentare in Campania "e' un'attenzione alle esigenze del nostro territorio. Da due anni sosteniamo anche economicamente il banco alimentare con un investimento di 450mila euro".
fonte: https://napoli.repubblica.it
Dagli scarti di campi e stalle nasce la nuova filiera del biometano agricolo
Recuperare scarti organici derivati da coltivazioni e allevamenti per realizzare impianti per la distribuzione del biometano agricolo in Italia con lo scopo di alimentare il trasporto pubblico ma anche auto private o trattori usati per il lavoro nei campi. L’obiettivo, lanciato dal protocollo d’intesa da Coldiretti, Bonifiche Ferraresi, A2A, Snam e Gse – Gestore dei servizi energetici, è quello di immettere nella rete 8 miliardi di metri cubi di biometano da oggi al 2030. Un percorso virtuoso e un esempio concreto di economia circolare “dalla stalla alla strada”. Tra i vantaggi portati c’è sicuramente il taglio degli sprechi, la riduzione delle missioni inquinanti, lo sviluppo della ricerca in un campo come quello dei carburanti green e un passo in avanti verso una filiera che potrebbe portare nuovi posti di lavoro.
Il primo progetto verrà realizzato da Bonifiche Ferraresi, la più grande aziende agricola italiana associata a Coldiretti. Al progetto sostenibile ciascuna realtà porterà il suo contributo: la Snam promuove lo sviluppo di tecnologie per la produzione di biometano in Italia e mette a disposizione la propria rete di trasporto e di impianti di distribuzione di gas naturale compresso e liquefatto per la mobilità sostenibile. Ad oggi, ad essere interessati all’allacciamento di impianti di biometano alla propria rete di trasporto sono ben 600 realtà. IlGruppo A2A ha in progetto la realizzazione di 4 impianti di produzione di biometano da Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) e anche il Gse è pronto a condividere l’expertise sulle rinnovabili, svolgendo il ruolo di facilitatore ai fini dello sviluppo del biometano in un’ottica di promozione della sostenibilità.
Un grande contributo del biometano agricolo alla decarbonizzazione. “Il suo processo produttivo rende infatti disponibili una serie di altri prodotti, sottoprodotti come il digestato che utilizzato come materia organica ammendante, migliora la produttività del terreno agricolo e la sua capacità di trattenere gas climalteranti – scrive in una nota Coldiretti – Un volano importante di sviluppo per un paese come l’Italia che è già al terzo posto in Europa per consumi alimentati da fonti rinnovabili con una quota complessiva pari al 17,41% del totale dell’energia utilizzata a livello nazionale e ha raddoppiato in undici anni i propri consumi “green” da 10,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) nel 2005 a 21,1 milioni nel 2016.