Foto di Germans Aļeņins tratta da Pixabay
Qualche anno fa, mi misi a riflettere sull’orrore di consumare e buttare spazzolini da denti fatti di plastica non riciclabile. Ed è davvero un orrore, basta moltiplicare per quanti siamo e pensarci un attimo. Così, ordinai un ecospazzolino, legno e bambù. Costava giustamente il doppio degli spazzolini in plastica, ma costava sempre poco. Lo spazzolino mi arrivò il giorno dopo. Un po’ meno funzionale dello spazzolino di plastica, e anche questo va bene. Quasi per caso, guardai la busta. C’erano segnate tutte le tappe che aveva fatto: tipo (non ho conservato la busta) aeroporto di Shenzen ore 3:32, Berlino Tempelhof ore 14:17, aeroporto di Parigi ore 17:21, Milano ore 21:12, deposito Piacenza ore 0.24, Sesto San Giovanni ore 4:22… Da allora, la cosa che chiamano ecologia la vedo sotto tutta un’altra prospettiva.
Uno studio uscito da poco ci informa che “l’insieme della massa creata dall’uomo eccede tutta la biomassa vivente”, Global human-made mass exceeds all living biomass.
Gli autori hanno fatto un confronto storico tra la “massa antropogenica” e la biomassa del pianeta. La massa antropogenica consiste nella “massa incorporata in oggetti solidi inanimati fatti dall’uomo (che non sono ancora stati demoliti o messi fuori servizio)”, quindi non comprende ciò che chiamiamo rifiuti. Nel 1900, la massa antropogenica era pari a circa il 3% della biomassa a secco. A partire dalla Seconda guerra mondiale, la massa antropogenica cresce di circa il 5% l’anno. Poi ha cominciato a raddoppiare ogni vent’anni. Il sorpasso avviene nell’anno 2020 (± 6), cioè più o meno adesso. Se però includiamo i rifiuti, il sorpasso è già avvenuto nel 2013 ± 5.
Attualmente, ogni settimana, ogni essere umano produce una massa antropogenica pari al proprio peso; ma, come potete vedere, sta aumentando… Abbiamo detto, biomassa a secco, comunque anche a umido, ai tassi attuali, il sorpasso arriverà nel 2037 ± 10.
Alcune riflessioni al volo. Stiamo parlando soprattutto di cemento, inerti, mattoni, cose in genere trascurate quando si parla di ambiente. Non stiamo parlando di CO2, né di particelle sottili nell’aria, né di pesci che scompaiono dai mari, né di scioglimento dei ghiacciai, né di deforestazione dell’Amazzonia. Eppure, sono tutte cose che vanno insieme. Insieme, costituiscono la tecnosfera. Dove, un amico mi ricorda, per ogni singolo essere umano, esiste una massa di circa 4.000 tonnellate tra vacche, mais, grattacieli, chiavette Usb e sacchetti di popcorn abbandonati.
La cosa fondamentale è la velocità dell’aumento: a guardare lo schema, vediamo che l’ultimo raddoppio risale a meno di vent’anni fa. Diciamo diciassette anni fa. Eravamo abituati ai vecchi che avevano visto il mondo cambiare. Ma immaginatevi per un momento di avere una figlia diciassettenne. Bene, è nata in un mondo antropizzato la metà di quello attuale.
Ora, cos’è che aumenta? Aumenta la trasformazione dell’ambiente (vivente o no) in oggetti creati dall’uomo: sabbia che diventa cemento, pesce vivente che diventa bastoncino Findus, suolo vivente che diventa parcheggio. Probabilmente, qualunque trasformazioni volessimo seguire, vedremmo un andamento simile a quello che si vede nel diagramma.
Questa trasformazione richiede energia. Tutte queste trasformazioni a lungo termine diventano rifiuti. Questo processo segue un ritmo in accelerazione che rispecchia il diagramma che vi abbiamo presentato sopra. E tutto questo è possibile solo grazie a un continuo e strutturatissimo coordinamento tra imprenditori, finanza e poteri statali.
A questo punto spero che riusciamo a guardare la questione ambientale con occhio diverso. Esiste un processo: la trasformazione dell’ambiente tramite l’energia, a velocità sempre crescente, prima in prodotto morto e poi in rifiuto.
Poi possiamo analizzare i singoli “rifiuti”, in senso lato: le api morte, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione dei mari, l’estinzione dei pesci, la siccità non solo nel Sahel, ma anche in Toscana…
Prendiamo la questione dei combustibili fossili cui oggi va di moda contrapporre le cosiddette “energie alternative” – eolico, solare, idroelettrico. Ci dicono che le energie “alternative” sarebbero meno dannose del carbone o del petrolio, anche se meno efficienti, e immagino che entrambe le affermazioni siano vere. Ma questo sarebbe vero solo a parità di consumo. Però il consumo dipende dalla velocità a cui si usa l’energia per trasformare le risorse in prodotti e poi in rifiuti. Guardate di nuovo la curva dell’accelerazione che si vede nel diagramma sopra. Che si distrugga il Canada per estrarne petrolio con il fracking o si riempiano gli Appennini di pale eoliche, lo scopo è solo di accelerare quel processo.
Qualche anno fa, mi misi a riflettere sull’orrore di consumare e buttare spazzolini da denti fatti di plastica non riciclabile. Ed è davvero un orrore, basta moltiplicare per quanti siamo e pensarci un attimo. Così, ordinai un ecospazzolino, legno e bambù. Costava giustamente il doppio degli spazzolini in plastica, ma costava sempre poco. Lo spazzolino mi arrivò il giorno dopo. Un po’ meno funzionale dello spazzolino di plastica, e anche questo va bene. Quasi per caso, guardai la busta. C’erano segnate tutte le tappe che aveva fatto: tipo (non ho conservato la busta) aeroporto di Shenzen ore 3:32, Berlino Tempelhof ore 14:17, aeroporto di Parigi ore 17:21, Milano ore 21:12, deposito Piacenza ore 0.24, Sesto San Giovanni ore 4:22… Da allora, la cosa che chiamano ecologia la vedo sotto tutta un’altra prospettiva.
Uno studio uscito da poco ci informa che “l’insieme della massa creata dall’uomo eccede tutta la biomassa vivente”, Global human-made mass exceeds all living biomass.
Gli autori hanno fatto un confronto storico tra la “massa antropogenica” e la biomassa del pianeta. La massa antropogenica consiste nella “massa incorporata in oggetti solidi inanimati fatti dall’uomo (che non sono ancora stati demoliti o messi fuori servizio)”, quindi non comprende ciò che chiamiamo rifiuti. Nel 1900, la massa antropogenica era pari a circa il 3% della biomassa a secco. A partire dalla Seconda guerra mondiale, la massa antropogenica cresce di circa il 5% l’anno. Poi ha cominciato a raddoppiare ogni vent’anni. Il sorpasso avviene nell’anno 2020 (± 6), cioè più o meno adesso. Se però includiamo i rifiuti, il sorpasso è già avvenuto nel 2013 ± 5.
Attualmente, ogni settimana, ogni essere umano produce una massa antropogenica pari al proprio peso; ma, come potete vedere, sta aumentando… Abbiamo detto, biomassa a secco, comunque anche a umido, ai tassi attuali, il sorpasso arriverà nel 2037 ± 10.
Alcune riflessioni al volo. Stiamo parlando soprattutto di cemento, inerti, mattoni, cose in genere trascurate quando si parla di ambiente. Non stiamo parlando di CO2, né di particelle sottili nell’aria, né di pesci che scompaiono dai mari, né di scioglimento dei ghiacciai, né di deforestazione dell’Amazzonia. Eppure, sono tutte cose che vanno insieme. Insieme, costituiscono la tecnosfera. Dove, un amico mi ricorda, per ogni singolo essere umano, esiste una massa di circa 4.000 tonnellate tra vacche, mais, grattacieli, chiavette Usb e sacchetti di popcorn abbandonati.
La cosa fondamentale è la velocità dell’aumento: a guardare lo schema, vediamo che l’ultimo raddoppio risale a meno di vent’anni fa. Diciamo diciassette anni fa. Eravamo abituati ai vecchi che avevano visto il mondo cambiare. Ma immaginatevi per un momento di avere una figlia diciassettenne. Bene, è nata in un mondo antropizzato la metà di quello attuale.
Ora, cos’è che aumenta? Aumenta la trasformazione dell’ambiente (vivente o no) in oggetti creati dall’uomo: sabbia che diventa cemento, pesce vivente che diventa bastoncino Findus, suolo vivente che diventa parcheggio. Probabilmente, qualunque trasformazioni volessimo seguire, vedremmo un andamento simile a quello che si vede nel diagramma.
Questa trasformazione richiede energia. Tutte queste trasformazioni a lungo termine diventano rifiuti. Questo processo segue un ritmo in accelerazione che rispecchia il diagramma che vi abbiamo presentato sopra. E tutto questo è possibile solo grazie a un continuo e strutturatissimo coordinamento tra imprenditori, finanza e poteri statali.
A questo punto spero che riusciamo a guardare la questione ambientale con occhio diverso. Esiste un processo: la trasformazione dell’ambiente tramite l’energia, a velocità sempre crescente, prima in prodotto morto e poi in rifiuto.
Poi possiamo analizzare i singoli “rifiuti”, in senso lato: le api morte, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione dei mari, l’estinzione dei pesci, la siccità non solo nel Sahel, ma anche in Toscana…
Prendiamo la questione dei combustibili fossili cui oggi va di moda contrapporre le cosiddette “energie alternative” – eolico, solare, idroelettrico. Ci dicono che le energie “alternative” sarebbero meno dannose del carbone o del petrolio, anche se meno efficienti, e immagino che entrambe le affermazioni siano vere. Ma questo sarebbe vero solo a parità di consumo. Però il consumo dipende dalla velocità a cui si usa l’energia per trasformare le risorse in prodotti e poi in rifiuti. Guardate di nuovo la curva dell’accelerazione che si vede nel diagramma sopra. Che si distrugga il Canada per estrarne petrolio con il fracking o si riempiano gli Appennini di pale eoliche, lo scopo è solo di accelerare quel processo.
L’energia eolica serve alla distruzione esattamente come quella fossile.
Se i sauditi continueranno a venderci petrolio, l’eolico sarà un’utile aggiunta per accelerare ancora il processo; e se invece siamo davvero al picco del petrolio, aiuterà a non rallentare nemmeno per un attimo. A questo punto, credo che capirete perché è una menzogna associare le rispettabili forme di energia non fossili al “verde”, all’”ambiente” o cose simili.
Secondo. Se il vero problema è l’accelerazione del processo che trasforma l’ambiente, con l’uso dell’energia, in rifiuti, l’unica cosa sensata sarebbe la decelerazione, o meglio ancora, l’inversione di tendenza: la de-crescita. E su questo possiamo essere molto pratici e contenti di piccolissime cose, tipo quando si chiude per qualche giorno il Canale di Suez per merito di una nave di proprietà giapponese, ma che batte bandiera panamense, o il Comune concede una piazza per fare il mercato ai contadini del circondario anziché ai bancarellisti che si riforniscono ai mercati generali, o un magistrato nega il permesso a un nuovo complesso sciistico, o una persona anonima butta giù un’antenna 5G, o un proprietario non ha i soldi per tappare i buchi in cui i rondoni fanno i nidi. Ecco, queste sono reali vittorie ambientaliste. Sembrano molto piccole, ma è nella piccolezza tutta la loro forza.
Prendiamo invece la questione della popolazione. Nel 1900, c’erano circa 1,5 miliardi di esseri umani, oggi ce ne sono quasi 8 miliardi. È un aumento di oltre cinque volte. Ma se l’impatto antropico è cresciuto dal 3% al 100% (in confronto alle biomasse), abbiamo un aumento di trentatré volte. Da cui si capisce che la crescita economica è circa sette volte più un problema della crescita della popolazione. Insomma, ha ragione chi dice che l’aumento della popolazione è parte del problema. Ha torto chi dice che è il problema.
Oppure prendiamo i rifiuti. Tutto ciò che è stato prodotto, prima o poi diventa rifiuto. Settant’anni fa, mi raccontano, c’era il calzolaio di nome Indaco (siamo in Toscana!), che arrivava nel paesino degli Appennini, e veniva ospitato nelle case per diversi giorni, per fare le scarpe per alcuni, e per aggiustare quelle degli altri. Indaco poteva guadagnare anche quando aggiustava, e quindi non aveva interesse a trasformare tutto in rifiuto. Conoscete un produttore capitalista di scarpe che abbia lo stesso atteggiamento? Tutti siamo impazziti sui rifiuti, perché i produttori fanno ciò che vogliono, poi ci vuole una laurea triennale in scienze ambientali per capire dove buttare la roba. E ci vuole un dottorato di ricerca, per capire cosa succede effettivamente dopo. Ad esempio, io ho capito che le fatture vanno nella “carta”, mentre gli scontrini (che lo stato italiano obbliga ogni commerciante a emettere) che invece sono stampati su carta chimica, vanno nel “misto”. Io ci sto attentissimo, e questo mi permette qualche effimero senso di superiorità verso chi non lo sa, ma risolve il problema dei rifiuti? No. Il problema dei rifiuti si affronta con le tre RI… RIdurre, RIutilizzare, RIciclare.
Ridurre va al primo posto. Ridurre la produzione, ridurre i consumi, ridurre la cementificazione, ridurre i trasporti, ridurre l’impatto antropico, ridurre il numero di contenitori prodotti, ridurre l’asfalto, ridurre l’uso dell’energia qualunque sia, ridurre la pesca, ridurre la temperatura in casa d’inverno, ridurre le distanze tra chi produce e chi consuma. Tutte cose a pensarci gratuite, non ci vogliono mica i miliardi per fare una transizione ecologica seria. Scoraggiare la gente dall’utilizzare l’auto è ecologico, ed è anche gratis. Sovvenzionare la produzione di nuove auto che emettono il 5% di inquinanti in meno, è antiecologico perché la produzione inquina più dell’utilizzo. E costa pure. Ma proprio perché non ci vogliono i miliardi, lo sappiamo tutti che non si farà.
fonte: comune-info.net
=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria