“Può sembrare banale ma ci siamo ispirati alla natura. Infatti la buccia esiste per proteggere il suo contenuto proprio come un packaging dovrebbe fare”, ci racconta Paolo in un’intervista.
La buccia di patata è costituita da amidi e componenti di fibre che, dopo la macerazione e l’essiccazione naturale, acquisiscono la capacità di legarsi tra loro e di indurirsi, dando vita così ad un nuovo materiale sostenibile. Non solo, dopo l’utilizzo, l’imballaggio può essere tranquillamente reinserito nel ciclo biologico diventando cibo per gli animali o concime per le piante. Non è ancora stata scartata l’idea di renderlo commestibile, ma perché questo avvenga si dovrà tenere conto di alcune importanti valutazioni tra cui il sapore.

I tre designer si sono conosciuti mentre studiavano alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, ed è precisamente lì che è nato Peel Saver. Con gli anni sono riusciti a perfezionare il loro progetto e ora sono in una fase di sperimentazione per un’eventuale commercializzazione.
“Il progetto, in questi 3 anni, grazie a premi ed esposizioni ha fatto parlare di sé ponendo l’attenzione su quello che per noi è il vero problema: la plastica monouso. Siamo felici, con Peel Saver, di aver proposto un’alternativa a ciò che il mercato oggi propone”, dichiara Paolo.
Il tradizionale packaging per lo street food ha un tempo di utilizzo molto breve e, sebbene in commercio ora molti siano realizzati in carta, una volta unti di grassi non possono essere più riciclati. Con questa soluzione zero waste, le patate vengono servite all’interno dello stesso guscio che originariamente le proteggeva.

Questi giovani designer italiani hanno trovato una soluzione innovativa e sostenibile. Peel Saver è un progetto che si ispira alla natura, un ritorno alla semplicità e non vediamo l’ora di vederlo in commercio.
fonte: www.greenme.it
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