CITTÀ CIRCOLARI: LA STRATEGIA DI ROTTERDAM





I Paesi Bassi si sono dati obiettivi di circolarità decisamente sfidanti, e le città hanno un ruolo di protagoniste in questa transizione. Rotterdam, con il suo porto e le sue industrie, ha delineato un percorso al 2030 che le consentirà di ridurre emissioni e consumi di materiali, generando nel contempo nuova occupazione e migliorando la qualità della vita dei cittadini.

Creare città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili rappresenta l’undicesimo Obiettivo di sviluppo sostenibile individuato dall’Agenda 2030 dell’Onu. Per raggiungerlo e, al tempo stesso, creare un’economia circolare e rigenerativa, i Paesi Bassi hanno definito la tabella di marcia da qui al 2050. Il programma del governo olandese, “Nederland circulair in 2050” ha tra i principali obiettivi la riduzione del 50% nell’uso delle materie prime entro il 2030, puntando sul riuso efficiente e sulla riprogettazione di prodotti e materiali. Per l’implementazione pratica del programma il governo ha individuato quali attori cardine un gruppo di città pioniere, in collaborazione tra di esse. Tra queste città faro per la creazione di strategie circolari e di adattamento locale emerge Rotterdam. Grazie a una serie di programmi e investimenti, la città olandese punta sul suo porto, e non solo, per essere modello di circolarità a livello mondiale.
Impegnata a diventare una città sostenibile e resiliente, ma ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, Rotterdam ha un piano di transizione energetica molto ambizioso. Per saperne di più Materia Rinnovabile ha intervistato Arno Bonte, vicesindaco di Rotterdam per la sostenibilità, l’aria pulita e la transizione energetica.



Nel 2017, con il report Rotterdam Circulair, Gemeente Rotterdam, la municipalità, ha fissato degli obiettivi molto ambiziosi da raggiungere entro il 2030 per quanto riguarda le materie prime e i flussi di rifiuti. Quattro anni dopo, a che punto del percorso siete?
Nel 2017 ci siamo dati tre obiettivi principali: quello di dimezzare le emissioni di anidride carbonica, quello di ridurre l’uso delle materie prime del 50% e quello di ottenere una migliore qualità dell’aria. Tenendo sempre ben in mente questi obiettivi, stiamo cercando di cambiare la nostra economia e anche il modo in cui organizziamo la città, la mobilità, la costruzione degli edifici. Dopo quattro anni, se si guarda alla riduzione della CO2 abbiamo fatto grandi progressi. Il trend di crescita dell’anidride carbonica è stato invertito, e le emissioni di CO2 sono in diminuzione. Ma la strada è ancora lunga, e lo stesso vale per la riduzione dell’uso di materie prime. Sostenendo progetti locali e motivando i cittadini a separare i rifiuti, siamo riusciti a ridurre effettivamente la quantità di rifiuti prodotta e ad aumentare la quantità di plastica da riciclare. Siamo però ancora in una fase iniziale. La fase successiva verterà su un imponente ampliamento di questo progetto.

Come pensate di ampliare il progetto e accelerare la transizione circolare?
Abbiamo introdotto l’Energietransitiefonds, un fondo per la transizione energetica di 100 milioni di euro che punta a investire in start-up, scale-up e aziende sostenibili in grado di accelerare non solo la transizione energetica, ma anche quella circolare. Con questi fondi, se da un lato siamo in grado di aiutare le aziende a portare avanti i loro progetti, dall’altro come municipalità diventiamo investitori in prima persona. Non è l’obiettivo principale del fondo, ma se negli anni da questi investimenti dovessimo ottenere delle entrate, potremmo anche utilizzarle per nuovi investimenti.

Come municipalità state effettuando un percorso: le aziende le condividono?
Sì, negli scorsi anni, mostrando chiaramente i nostri obiettivi, siamo venuti in contatto con oltre 100 tra aziende e organizzazioni. Nel novembre 2019 con loro abbiamo firmato il Rotterdam Climate Agreement, un accordo che vede impegnati il comune di Rotterdam, le aziende e le organizzazioni a far diventare la transizione una realtà. Grazie a questo accordo abbiamo delineato insieme il percorso verso il futuro circolare di Rotterdam su cinque temi principali: porto e industria, ambiente, mobilità, energia pulita e consumi.

Anche il porto di Rotterdam, quindi, fa parte di questo accordo?
Certamente. Insieme all’Haven van Rotterdam abbiamo fatto piani per creare nel porto un hub circolare per il riciclo di tessuti e plastiche. E abbiamo mosso i primi passi per diventare leader nella bioeconomia. Siamo ancora estremamente dipendenti dai combustili fossili, ma la nostra ambizione è di diventare leader nella sostenibilità entro 10 anni. Crediamo che non sia solo necessario per il futuro del pianeta, ma anche per il futuro della nostra economia locale. Dobbiamo cambiare ora per essere competitivi in futuro.

Come si collega la strategia locale di Rotterdam a quella per il clima del governo nazionale?
Le ambizioni nazionali e locali sono strettamente collegate. Entrambi prendiamo molto sul serio gli accordi di Parigi. L’area metropolitana di Rotterdam è responsabile del 20% delle emissioni di anidride carbonica dei Paesi Bassi. Ciò è dovuto all’enorme area industriale di cui disponiamo. Ci sentiamo, quindi, moralmente responsabili e sentiamo la necessità di agire contro il cambiamento climatico.
Essendo la città nel mezzo del delta del fiume Maas, siamo anche molto vulnerabili. È nel nostro interesse agire e, contemporaneamente, le nostre ambizioni locali possono aiutare i Paesi Bassi a raggiungere i propri obiettivi climatici. Come città possiamo fare molto in tale direzione, come appunto la creazione dell’Energietransitiefonds, e lavorare con aziende che si attivano in maniera indipendente. Tuttavia, abbiamo anche bisogno dell’aiuto finanziario del governo nazionale e dell’Unione europea per fare un passo ancora più lungo. Al momento disponiamo, per esempio, di un’infrastruttura relativamente piccola basata sull’idrogeno, abbiamo bisogno di maggiori fondi per espandere questa infrastruttura e creare un’industria più sostenibile.

Il supporto del governo nazionale nelle politiche di Rotterdam è quindi cruciale?
Siamo leader in Europa sulla transizione circolare, ma, a volte, quando si è all’avanguardia, entrano in campo anche il rischio di fallire e il bisogno di sperimentare nuove attività. Non è sempre facile. Perciò, come città abbiamo anche bisogno del sostegno del governo nazionale sia a livello finanziario, sia con delle modifiche a livello legislativo. Ma ci vuole tempo. Siamo sempre più ambiziosi, a volte vogliamo andare più veloci di quanto il governo nazionale voglia fare. Possiamo contare sul supporto del governo nazionale se continuiamo a dimostrare che gli investimenti che servono a rendere la città e il porto di Rotterdam più sostenibili hanno successo e possono contribuire anche a realizzare gli obiettivi nazionali.

Considerando il piano legislativo, quale sarebbe la prima cosa che vorrebbe chiedere di cambiare al nuovo governo olandese?
Quello che aiuterebbe molto – e penso che valga per i Paesi Bassi come per molti altri paesi – sarebbe una modifica alla tassa sul lavoro, che è molto più alta rispetto alla tassa sull’uso dei materiali. Intervenire su queste tasse sarebbe più conveniente anche dal punto di vista economico e aiuterebbe a riutilizzare e riciclare i prodotti e i materiali esistenti e già in circolo. Si tratta di un cambiamento che non possiamo apportare a livello locale, abbiamo bisogno del governo nazionale o anche di quello europeo.

Oltre al livello legislativo, quali altre sfide saranno cruciali per Rotterdam, e per i Paesi Bassi in generale, nella transizione circolare ed energetica?
I finanziamenti, a livello locale, nazionale ed europeo, sono fondamentali per la riuscita della transizione. Con i nostri fondi locali per la transizione energetica, possiamo sostenere le start-up e la diffusione delle competenze, ma per i grandi investimenti nelle infrastrutture, come nel caso dell’idrogeno, abbiamo bisogno di finanziamenti nazionali e, in parte, anche di quelli europei. Queste sono le richieste che abbiamo fatto sia al nuovo governo olandese sia all’Unione europea. Pensiamo che le proposte in tale direzione possano anche aiutare il Green Deal europeo. Dopo che avremo dimostrato con i fatti che la transizione può essere compiuta, potremo anche condividere le nostre conoscenze ed esperienze con le altre città europee.

Pensa che il modello di Rotterdam sia replicabile altrove, anche considerando i fondi stanziati dall’Unione europea per supportare la transizione circolare?
Sì e no. Se penso al Porto di Rotterdam e ai passi che stiamo compiendo verso un’economia dell’idrogeno, credo che tutti gli aspetti tecnici possano essere copiati da altre città industriali. Parzialmente può essere replicato anche il modo in cui lavoriamo per ottenere il sostegno delle imprese, degli imprenditori e dei nostri cittadini. Siamo abituati a cooperare e a discutere: è uno dei fattori cruciali del nostro approccio, ma questo è anche un elemento culturale olandese. Per cui in altre realtà approcci diversi, più calati a livello locale, sarebbero probabilmente più produttivi.

Come vede Rotterdam tra 10 anni?
La Rotterdam che sogno tra 10 anni è una città che non solo ha realizzato la transizione verso un’economia sostenibile, ma ha anche creato nuovi posti di lavoro. In primo luogo, penso ai nuovi posti di lavoro che possono essere creati nell’industria eolica off-shore. Si tratta di un settore al momento emergente, ma che in futuro sarà una delle principali industrie anche nel porto di Rotterdam.

Quando parla di posti di lavoro c’è un numero concreto che ha in mente?
È molto difficile prevedere un numero preciso. Entrano in campo fenomeni come la digitalizzazione e la robotizzazione che, a oggi, sono difficili di quantificare. Però posso dire che, al momento, circa l’80% dei posti di lavoro esistenti nel settore industriale e nel Porto di Rotterdam è legato all’industria fossile. Spero che nel giro di 10 anni avremo capovolto questa tendenza, vale a dire che l’80% dei posti di lavoro sarà legato all’industria sostenibile. Ed è a questa nuova industria e nuova economia che stiamo lavorando. Sogno un’economia che faccia uso di fonti di energia sostenibile, che sia circolare, ma che, prima di ogni cosa, crei una città più verde e sana. Cerchiamo sempre di collegare anche l’elemento sociale. Economia sostenibile e competitiva, nuovi posti di lavoro, città verde e sana devono andare di pari passo con persone che respirano aria pulita e sono felici di vivere a Rotterdam.

fonte: www.renewablematter.eu
 


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