Dopo i lockdown e la riduzione dell’inquinamento in molti Paesi dove sono state in vigore le misure di contenimento, la Wmo, l’Organizzazione mondiale della meteorologia, ha però messo in guardia: la concentrazione di gas serra e il riscaldamento globale si stanno intensificando, anche a causa delle riaperture delle aziende dopo il blocco forzato, che avrebbe portato a un incremento dell’inquinamento dato dal maggior lavorio delle stesse per recuperare quanto perduto.
Un dato che denota quanto l’attività economico-produttiva umana possa incidere sull’ambiente e conseguentemente sulla salute nostra e del pianeta. Abbiamo però l’opportunità di invertire questo trend, abbracciando la circolarità. Un’opportunità che molti imprenditori hanno iniziato a cogliere in tutta Europa e su scala globale.
Da questo punto di vista, le startup hanno un vantaggio competitivo innegabile rispetto alle grandi aziende già consolidate, che per decenni hanno basato il loro business sui modelli tradizionali. Le startup dell’economia circolare nascono già con innovativi business model improntati alla circolarità mentre, sempre più spesso, le aziende tradizionali collaborano con startup in percorsi di open innovation per creare valore e poter essere più competitive. Oppure scelgono di investire su ricerca e sviluppo, per puntare sull’innovazione creando nuove realtà imprenditoriali, dette anche spin-off.
Con un occhio all’attualità, ricordiamo che queste e le altre startup innovative, a partire dal 24 giugno, potranno richiedere l’incentivo Smart Money del Mise: un contributo a fondo perduto (9,5 milioni di euro totali) per l’acquisto di servizi prestati da parte di incubatori, acceleratori, innovation hub, business angels e altri soggetti pubblici o privati operanti per lo sviluppo di imprese innovative
L’inarrestabile crescita delle startup dell’economia circolare
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla forte crescita di alcune startup dell’economia circolare che sono diventati nomi familiari come Too Good to Go, che combatte gli sprechi alimentari. La startup danese – che ha raccolto quasi 40 milioni di euro – consente alle persone di acquistare cibo in eccedenza e invenduto da ristoranti, caffè, supermercati e panetterie, che altrimenti dovrebbe essere buttato.
O anche Grover (oltre 340 milioni di euro di finanziamenti raccolti), la piattaforma che ti consente di noleggiare dispositivi tecnologici per tutto il tempo che desideri invece di acquistarne uno nuovo, per ridurre la quantità di rifiuti elettronici.
Sul mercato sono sempre più le startup che si occupano di circolarità. Anche nel nostro Paese. Tuttavia, non tutte possono godere delle disponibilità economiche di giganti come Grover. Ecco perché, come ricorda Raffaella Cagliano, direttore scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability “per poter moltiplicare l’impatto positivo che queste nuove imprese sanno creare, è fondamentale che siano inserite in ecosistemi e filiere che ne valorizzino la capacità innovativa”.
Sono gli incubatori e acceleratori i luoghi dove le startup possono trovare un ecosistema ad hoc per lo sviluppo della propria idea imprenditoriale innovativa. Oltre a una rete di imprese ed enti con i quali interfacciarsi, in un’ottica di collaborazione continua. Aumentano poi i bandi (o call in gergo startup) che hanno come mission principale proprio quella di supportare queste idee imprenditoriali.
Un esempio concreto è Orange Lab, ultimo nato in Italia tra gli hub di accelerazione dedicati a startup e PMI che si occupano di economia circolare. Inaugurato in piena pandemia, racchiude un network di professionisti altamente qualificati che lavorano per aiutare gli imprenditori a cogliere tutte le opportunità messe a disposizione dalle istituzioni nazionali ed europee.
Per selezionare le aziende, OrangeLab ha indetto una call che scadrà il 31 maggio: saranno tre le realtà che verranno selezionate per partecipare a partire dalla metà di giugno ai percorsi di accelerazione e godere di finanziamenti per la propria idea d’impresa.
Italiani popolo di “riciclatori”
Anche durante l’emergenza sanitaria e nonostante la crisi economica, il numero delle startup presenti sul mercato italiano è continuato a crescere. Nel 2019 erano 10.630, oggi sono 12.068 (+1438), ovvero il 3.3% di tutte le società di capitali di recente costituzione (dati del Ministero dello Sviluppo Economico).
Nel nostro Paese sono già numerose le startup dell’economia circolare che si sono distinte per innovazione, tecnologia e sostenibilità. Tra le più note c’è Circularity, l’azienda milanese che ha realizzato una piattaforma per lo scambio dei rifiuti. Circularity, infatti, è il punto di incontro delle aziende che vogliono inserire i propri scarti e rifiuti di produzione in un circolo virtuoso, diventando così risorsa per altre aziende.
Fanno già parte del progetto oltre 20mila realtà industriali, sia produttrici che utilizzatrici dei rifiuti, impianti di recupero e trasformazione dei materiali di scarto e trasportatori, che collaborano per ridurre i costi di smaltimento e dare nuova vita ai rifiuti.
Non è un caso se il nostro Paese risulta essere il migliore in Europa nel riciclo dei rifiuti e nell’economia circolare. Tre indicatori chiave (il tasso di riciclo dei rifiuti, l’uso di materia seconda nell’economia, la produttività e il consumo procapite di risorse) descrivono l’Italia come il Paese europeo meglio posizionato e con i migliori pre-requisiti per diventare un leader dell’economia circolare.
Il Green Alley Award 2020-2021, la call internazionale dedicata all’economia circolare promossa da Landbell Group e sostenuta dal Consorzio ERP Italia ha, in un certo senso, certificato questo primato. Delle 189 startup che hanno inoltrato la candidatura, infatti, ben 49 erano italiane (rispetto alle 18 del 2019). E, stando ai dati di Green Alley Award 2020-2021, la categoria su cui si sono concentrate le startup nostrane è proprio “Prevention of waste” (39%).
A vincere quest’anno però, è stata la startup tedesca Traceless Materials, che punta a contrastare l’inquinamento grazie alla sua alternativa bioplastica, apparentemente più efficace rispetto ai materiali simili presenti attualmente sul mercato.
Innovatori per il Pianeta
Eliminare gli sprechi e utilizzare le risorse in modo davvero sostenibile è un compito da veri innovatori. Ecco perché le startup sono spesso le realtà più efficaci in tal senso, perché ribaltano i processi consolidati, offrendo alternative sostenibili, spingendo i consumatori a seguirne l’esempio.
Sono italiani anche i team di Grycle e Sfridoo, altre due startup impegnate nel ridare valore ai nostri rifiuti. La prima ha realizzato una macchina che punta a rigenerare il 100% dei rifiuti che produciamo. Trasforma infatti rifiuti indifferenziati in granuli di materia prima, separati automaticamente e pronti al riuso, riducendo il volume dei rifiuti del 90%. Grazie al suo modulo d’intelligenza artificiale, che impara progressivamente a riconoscere nuovi materiali, presto non sarà più necessario fare la raccolta differenziata manualmente.
Sfridoo invece, cerca di risolvere il problema del costo di smaltimento dei rifiuti per le aziende, aiutandole a risparmiare o guadagnare dai propri scarti. La startup offre servizi mirati alle corporate per l’ottimizzazione di residui e avanzi di produzione che, una volta raccolti, vanno ad arricchire un nuovo mercato, quello della materia seconda.
Sono tanti però i settori d’interesse delle startup italiane, molte delle quali raccolte nell’Atlante dell’economia circolare. Fili Pari, ad esempio, opera nel mondo tessile e, grazie a tecnologie innovative, ha dato vita a “Veromarmo”, un tessuto realizzato con polvere di marmo ottenuta da scarti e sottoprodotti dell’industria della pietra. Per le sue speciali caratteristiche, si presta a diversi utilizzi, non solo nel settore tessile, ma anche nell’arredamento, nella pelletteria e nell’automotive.
Probabilmente la startup italiana più nota nel campo della moda sostenibile è la siciliana Orange Fiber, diventata oggi un brand che produce un tessuto sostenibile ricavato dagli scarti degli agrumi. Insomma, sostenibilità e innovazione unite alla qualità tessile del Made in Italy. Un altro esempio di eccellenza italiana è Rifò: opera a Prato e dintorni e, attraverso la raccolta di vecchi abiti in lana, cashmere e jeans, punta alla rigenerazione dei vecchi indumenti per produrre le proprie linee di abbigliamento e di accessori di qualità.
Anche l’agroalimentare è un settore che presenta diverse idee imprenditoriale innovative. Ad esempio Connecting Food, tra le startup “accelerate” all’interno di “Le Village by Crédit Agricole Milano”, che utilizza la tecnologia blockchain per assicurare una tracciabilità continua e in tempo reale degli alimenti, dal campo alla tavola.
C’è anche S.U.P.E.R. Market, startup vincitrice del bando per Start Up “Diventerò” di Fondazione Bracco, che mira a risolvere il problema della disponibilità di terreno produttivo per l’agricoltura, sfruttando gli spazi urbani e i tetti dei luoghi adibiti alla distribuzione per produrre frutta e verdura grazie a serre idroponiche. 3Bee invece ha ideato un sistema per tutelare le api, anello fondamentale dell’intera catena alimentare, e rendere sostenibile il business del miele. Grazie a 3Bee gli apicoltori possono monitorare lo stato di salute delle api con la tecnologia ed è possibile adottare un alveare e riceverne il miele direttamente a casa.
Per chiudere questa (necessariamente non esaustiva) carrellata sulle startup “circolari” italiane, citiamo Ener2Crowd, la prima piattaforma italiana per investire nella sostenibilità. Per incentivare l’adozione di comportamenti e business sostenibili, infatti, questa piattaforma di lending crowdfunding permette a ciascuno di noi di investire e finanziare progetti di sostenibilità ambientale, efficienza energetica ed energia rinnovabile. Riuscendo – perché no – anche a guadagnarci qualcosa.
Soluzioni innovative in arrivo: le startup dell’economia circolare da tutto il mondo
In tutto il mondo si moltiplicano soluzioni innovative che sfruttano le nuove tecnologie per riuscire a cogliere le opportunità offerte dall’economia circolare. Alcune di queste sono realtà già affermate, come ad esempio Aeropowder, la premiata startup londinese che crea nuovi materiali con le piume in eccesso, scarti dell’industria avicola.
Da Groningen, in Svezia, arriva invece Biopack Packaging, che offre un’alternativa sostenibile agli imballaggi in plastica attraverso un prodotto è compostabile e riciclabile al 100%. Anche Sulapac, che ha sede a Helsinki, realizza imballaggi e lo fa grazie a un materiale ricavato dal legno, completamente biodegradabile.
Andando in Spagna incontriamo il team di Re-circula, startup con sede a Barcellona che fornisce soluzioni tecnologiche integrate per la gestione dei rifiuti e sistemi di raccolta nelle aree urbane e per i rifiuti farmaceutici. A marzo 2018, la società è stata finanziata grazie ad Horizon 2020 per sviluppare le proprie soluzioni.
Refurbed, invece, è un market online per prodotti ricondizionati. La startup vende telefoni, laptop, tablet, cuffie, smartwatch, fotocamere ed e-bike ricondizionati nei paesi di lingua tedesca. Attualmente ha raggiunto i 15,6 milioni di euro di finanziamenti e punta a lanciarsi in altri paesi dell’UE.
Accanto a queste startup che registrano già numeri importanti, sul mercato si affacciano ogni giorno giovani startup, alcune con margini di crescita e possibilità di finanziamenti notevoli. Gli esperti di EuStartups.com hanno stilato la lista delle startup dell’economia circolare da tenere d’occhio nel 2021. Vediamo le più interessanti.
Le startup dell’economia circolare da tenere d’occhio nel 2021
La prima è Young Planet. La startup britannica ha realizzato un’app che consente ai genitori di scambiare giocattoli o attrezzature per bambini non più utilizzate. Fondata nel 2019, ha appena raccolto 586 mila euro con quella che ha definito una campagna di crowdfunding “Equity for Parents”.
Grandi aspettative suscita anche la startup finlandese Betolar, che infatti ha recentemente chiuso un round di finanziamento da 2 milioni di euro, guidato da Voima Ventures, Taaleri Sijoitus Oy e Valve Ventures. I suoi materiali da costruzione con emissioni di carbonio fino all’80% inferiori rispetto al cemento tradizionale hanno il potenziale per trasformare il settore delle costruzioni, che attualmente è responsabile del 39% delle emissioni di CO2 a livello globale.
Anche Recycleye, la startup per la gestione intelligente dei rifiuti, ha ottenuto un importante finanziamento – circa 1,3 milioni di euro – dagli investitori MMC Ventures e Playfair Capital, con la partecipazione dei principali fondi Atypical Ventures, Creator Fund ed eolos GmbH. La sua intelligenza artificiale è in grado di identificare gli elementi presenti nel ciclo dei rifiuti, suddividendoli per materiale, oggetto e persino marchio. L’obiettivo è quello di creare la prima struttura di recupero dei materiali completamente automatizzata al mondo.
Tra le startup più promettenti del 2021 c’è anche un’italiana. Si chiama Relicta e ha sviluppato una bioplastica idrosolubile, biodegradabile e compostabile, ricavata dagli scarti della lavorazione del pesce. Il processo di smaltimento inizia e finisce dal consumatore, che potrà facilmente smaltire a casa i loro imballaggi solubili.
fonte: economiacircolare.com
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